A un anno dalla sua nascita, nel governo giallo-verde i rapporti di forza nella maggioranza si invertono: M5s manda a Strasburgo meno eurodeputati di 5 anni fa, quando ottenne il 21% dei voti. Fermi al 16,8%, i 5 Stelle dimezzano i consensi mentre Matteo Salvini vola oltre la fatidica 'quota 30' e con il 34% esce dalle urne come primo partito in Italia. E al Pd che cresce, passando dal 18,7% al 22,9%, riesce anche il sorpasso su M5s.
Letto con le lenti della politica interna, il risultato delle Europee scompagina gli equilibri. Visto nel suo campo di applicazione, salta agli occhi che per la prima volta la maggioranza degli eurodeputati italiani sarà al di fuori del perimetro Ppe-Pse-Liberali-Verdi, ma è anche vero che, complessivamente, nonostante l'ampio contributo italiano, i deputati nazionalisti e antieuropeisti saranno meno di 200 su 751.
Salvini abbandona la 'modalita' zen' delle ultime settimane e da via Bellerio - scelta significativa quant'altre mai - torna a denunciare gli "attacchi quotidiani e vergognosi" subiti negli "ultimi mesi di battaglia ad armi impari, contro tutto e contro tutti". E però il vicepresidente del Consiglio leghista garantisce di non essere minimamente intenzionato procedere a "regolamenti di conti" e di non volere usare il voto europeo "per chiedere anche solo mezza poltrona in più".
"Il mio obiettivo è di continuare a dare un buon governo agli italiani, anche perché penso e spero che la somma dei due partiti superi il 50%", assicura.
Luigi Di Maio per il momento si è limitato a far osservare che "siamo stati penalizzati dall'astensione, soprattutto al Sud" e a rivendicare che "restiamo comunque l'ago della bilancia in questo governo e da qui in avanti più attenzione ai territori". Nicola Zingaretti marca il risultato generale: "L'aggressione sovranista alle istituzioni europee è fallita", segnala il segretario Pd". "Noi ora, con coerenza, useremo la forza che ci viene da questo risultato per andare avanti sui contenuti e costruire un piano per l'italia fondato su crescita, lavoro, sviluppo e eguaglianza sociale", dice ancora il leader dem che traccia così la rotta: "Dobbiamo costruire una alternativa a Matteo Salvini".
Le Europee 2019, con un'affluenza ferma al 56,1% - cioè in calo di due punti e mezzo rispetto al 2014 - consegnano allora il 'passi' per Strasburgo anche a FI che conosce però il risultato sotto la doppia cifra, mancando un altra soglia psicologica: niente 'quota 10' e 'azzurri' fermi all'8,7%.
Balzo in avanti invece di FdI 6,4%. E da FI arriva la sottolineatura di "un dato incontrovertibile", quello di un ruolo "centrale e determinante per la costituzione di di una maggioranza di centrodestra alternativa al governo giallo-verde". In ultima analisi, a Berlusconi il suo partito riconosce "l'ennesimo miracolo".
Il 4 marzo 2018, alle Politiche, il Movimento 5 stelle ottenne il 32,7% dei voti e la Lega il 17,3%. Il raffronto tra ieri e oggi rende plastico il capovolgimento di fronte nella maggioranza. Ancora più siginificativo considerare che 5 anni fa, alle ultime Europee, la Lega si fermò al 6%.
Le prime conseguenze di questi cambiamenti si vedranno al momento degli accordi per le nomine alla Commissione Ue e alla Bce. Nella legislatura che si conclude quest'anno l'Italia ha avuto la Presidenza della Bce (Draghi), dell'Europarlamento (Tajani) e l'Alto rappresentante per la politica estera (Mogherini).
Per Conte, Salvini e Di Maio si apre ora la delicata fase delle trattative con famiglie politiche avversarie. L'Italia non avrà eurodeputati nel gruppo liberale dell'Alde né nel gruppo Verde. La lista +Europa non supera lo sbarramento del 4% e si ferma al 3,1%. La lista 'Europa verde' ottiene solo il 2,3%. Rispetto a 5 anni fa, scompaiono dall'Europarlamento La Sinistra italiana (che si ferma all'1,7%) e l'Udc. Entra, invece, proprio il partito di Giorgia Meloni, che cinque anni fa si fermò al 3,7%.
Tornando ai raffronti con le ultime Politiche, la maggioranza Lega-M5s ottiene all'incirca la stessa percentuale di voti, ma a parti invertite. FI crolla dal 14 all'8,7%. Fdi cresce dal 4,3 al 6,4%.
Calati sul territorio, i risultati vedono la Lega primo partito in tutto il Nord e Centro, compresi Emilia Romagna, Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo e Sardegna e tocca l'apice in Veneto, sfiorando il 50% dei voti. Il Pd mantiene la leadership in Toscana. Il Movimento 5 stelle prevale nelle restanti regioni meridionali, con punte superiori al 30% in Campania e Sicilia.