Riformare il sistema di voto per gli italiani all'estero e avviare in tempi brevi la sperimentazione sul voto elettronico. È uno dei prossimi obiettivi del Movimento 5 stelle, già concentrato su una serie di riforme che hanno l'obiettivo di velocizzare i meccanismi democratici e ampliare la partecipazione dei cittadini, come l'introduzione del referendum propositivo già all'esame del Parlamento e che ha compiuto il primo giro di boa.
La riforma del voto Estero, contenuta nel contratto di governo siglato tra M5s e Lega, per i pentastellati è urgente e ineludibile. Del resto, osservano i 5 stelle, queste stesse elezioni europee sono a forte rischio flop per quel che riguarda l'affluenza. È quindi non più rinviabile mettere a punto un nuovo sistema e meccanismo che invece incentivi e faciliti la partecipazione.
I 5 stelle, viene riferito da fonti autorevoli, stanno mettendo a punto una proposta di legge, assieme agli alleati di governo, il cui iter dovrebbe partire al Senato. Il testo, ancora allo studio, potrebbe contenere anche un altro tassello di una riforma più ampia del sistema di voto, anche questa molto cara ai 5 stelle: l'introduzione del voto elettronico. Una prima discussione sul tema è stata promossa dai 5 stelle lo scorso 12 marzo, con un evento ad hoc organizzato alla Camera dove sono state presentate le voting machines usate in Belgio e dove è intervenuto il responsabile del voto online estone, Tarvi Martens.
Per il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia, "è fin troppo semplice scrivere una proposta di legge sul tema - spiega all'Agi - Il lavoro più grosso è smuovere ministeri e burocrazia verso questa direzione. Per questo l'indirizzo politico del responsabile del Viminale è decisivo". In ogni caso, garantiscono i 5 stelle, qualsiasi intervento riformatore sarà fatto seguendo scrupolosamente il dettato costituzionale che, all'articolo 48 recita: "Il voto e' personale ed uguale, libero e segreto".
I precedenti in Italia
Il sottosegretario Sibilia, rispondendo a una interrogazione presentata proprio da M5s, ha ricordato che in Italia "è stata Avellino la prima città europea a 'testare' il voto elettronico a distanza in occasione del referendum costituzionale del 7 ottobre 2001, seguita da Campobasso per le elezioni provinciali del 2002. In entrambe le occasioni, comunque, il voto elettronico a distanza è stato affiancato all'elezione 'tradizionale' che ha conservato, essa sola, valore ufficiale.
Esperienze di voto in modalità esclusivamente informatica sono state realizzate, successivamente, in occasione di consultazioni referendarie locali: a Ladispoli (Roma) nel 2006, a Specchia (Lecce) nel 2015 e, infine, a Cremona nell'ottobre del 2017 per il referendum consultivo sull'autonomia in Lombardia, e a Specchia esclusivamente in modalità informatica".
Il progetto del M5s
Per i Cinque stelle la sperimentazione del voto elettronico dovrebbe partire mettendo a disposizione dei comuni fondi ad hoc per i referendum consultivi locali. In questo caso sarebbe adottato il modello dell'e-voting, con i tablet al posto delle urne all'interno del seggio. Un modello da estendere poi almeno nei capoluoghi di regione dove potranno essere istituiti seggi speciali per garantire il diritto di voto a tutti quei cittadini che vivono, studiano o lavorano fuori dalla città di residenza.
Il modello i-voting, invece, secondo i 5 stelle potrà essere adottato nella circoscrizione Estero. Alle ultime politiche, viene ricordato, l'affluenza degli italiani all'Estero ha raggiunto circa il 30% e sono "ormai note le vicende al limite della legalità che attraversano questo voto. Chi è stato a Castelnuovo di Porto sa che li' è una vera macelleria elettorale", hanno più volte denunciato i 5 stelle, "i rappresentanti di lista di tutti i partiti registrano continuamente anomalie dovute anche alla scarsa formazione di presidenti e scrutatori. Andare avanti così è una vera ipocrisia di Stato".
Per Elisa Siragusa, deputata 5 stelle eletta all'estero nella circoscrizione Europa, "la riforma del voto all'estero, prevista nel contratto di governo, è sempre piu' urgente. Lo dimostreranno anche queste elezioni europee. Se lo Stato vuole davvero garantire il diritto di voto ai milioni di cittadini italiani all'estero, deve riflettere sul potenziale della tecnologia. Il voto elettronico, già sperimentato in altri Paesi, offre una soluzione concreta".
Tra le ipotesi allo studio, c'è 'Spid', il sistema pubblico di identità digitale, già usato dai cittadini per richiedere prestazioni sociali e previdenziali. "Non capiamo perché con Spid puoi fare domanda per il reddito di cittadinanza o per quota 100 e non puoi votare". Particolare attenzione sarà data alla tecnologia blockchain, ma i 5 Stelle aprono al confronto con il Viminale senza preclusioni e pregiudizi.
Gli esempi di Estonia e Belgio
"L'importante è superare le resistenze attuali e convincersi che il voto elettronico è una soluzione, come gia' fatto in Belgio ed in Estonia". Certo, viene sottolineato, "prioritario sarà il completamento entro l'anno dell'anagrafe digitale a cui ad oggi hanno già aderito piu' di 4.000 comuni. Una spinta a velocizzare l'iter della riforma, secondo i pentastellati, arriva dagli ultimi dati di Estonia e Belgio per queste elezioni europee: "In Estonia più di 155mila cittadini hanno già votato online i propri rappresentanti al Parlamento europeo, sono il 50% in più rispetto alle ultime europee. Se si confermerà l'affluenza delle elezioni del 2014, quasi la metà dei votanti estoni avrà votato online.
In Belgio, invece, il voto elettronico sarà utilizzato in 185 comuni - più del 30% - con più di 4000 seggi organizzati secondo il modello già sperimentato in Italia per il referendum sull'autonomia in Lombardia. Sono esperienze di successo a cui guardiamo con interesse", spiega Brescia. Dunque, "la riforma del voto all'estero, prevista nel contratto di governo, non potrà che prendere spunto da queste buone pratiche, così come ogni intervento a favore degli elettori 'fuorisede'.
Anche a queste europee centinaia di migliaia di elettori ingrosseranno le fila dell'astensione solo perché vivono, lavorano e studiano in una città lontana da quella di residenza. Lo Stato sta negando loro un diritto e se ne lava le mani dando in cambio la mancetta delle agevolazioni di viaggio. Un costo per tutti gli italiani pari a 60 milioni di euro in 15 anni. Sono già in contatto con il sottosegretario Carlo Sibilia che ha dimostrato grande sensibilità sul tema e contiamo di arrivare quanto prima ad un modello di sperimentazione del genere anche in Italia. Sempre che nessuno si metta di traverso". Proprio il sottosegretario Sibilia, assieme a Brescia e a una delegazione M5s, si è recato in Estonia lo scorso marzo per verificare sul campo lo svolgimento delle elezioni politiche.