Oggi è il giorno dell’adunata sovranista a Milano. Con e intorno a Matteo Salvini, leader della Lega, undici capi-partito dell’ultradestra” che “sperano in un corteo di centomila persone” scrive la Repubblica, oggi la manifestazione di Milano rappresenta una “Sfida tra due Europe”, dando però voce alla protesta e al crescente movimento dei “lenzuoli della libertà” cominciato dopo che i pompieri di Brembate ne rimossero uno. Libero Quotidiano invece titola la sua edizione cartacea così: “Milano si tinge di verde”, perché “Il capo del Carroccio convoca il suo popolo per il comizio sulle Europee”. “Parlerà a famiglie e gente normale, mentre giudici, giornali e poteri forti lo attaccano”. Sono i due fronti opposti.
Ma al di là dell’aspetto simbolico della manifestazione, di quel che si muoverà nella piazza, degli slogan, dei cartelli pro e contro, delle lenzuola di protesta alle finestre e di quel che accadrà nel concreto, “il raduno di oggi a Milano dell’internazionale dei sovranisti europei potrebbe essere un’occasione ghiotta per Matteo Salvini: per ascoltare non solo quello che i colleghi nazionalisti dicono sull’Europa ma anche quello che i colleghi nazionalisti dicono sull’Italia” scrive Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio. Perché il leader leghista “sa che il governo di cui fa parte viene considerato anche dai sovranisti la pecora nera dell’Europa”.
In pratica, analizza ancora Cerasa, “su molte cose, sull’Europa, sull’euro, sui migranti, sulla globalizzazione, sul protezionismo, i sovranisti raccontano fesserie. Ma c’è un punto sul quale buona parte degli alleati e degli amici di Salvini ha dimostrato di non aver paura a raccontare la verità. E quel punto riguarda un tema che in teoria dovrebbe stare a cuore al leader della Lega: le condizioni dell’Italia, la sua traiettoria, il suo futuro economico. E quando parlano d’Italia, i sovranisti europei, purtroppo per l’Italia, spesso ci azzeccano”. Come il dissenso espresso dallo “splendido ministro delle Finanze austriaco Hartwig Löger” per commentare proprio le parole con cui Salvini ha annunciato di essere pronto a sforare la regola del tre per cento e di essere pronto ad arrivare fino al 130- 140 per cento del debito: “Noi non siamo pronti a pagare per i debiti dell’Italia. Spingendo in modo deliberato la spirale del debito italiano, non si può più escludere che l’Italia diventi una seconda Grecia” ricorda il direttore de Il Foglio.
La Repubblica fa leva sull’afflato europeista e resistente del suo lettorato andando a intervistare il delfino di Marin Le Pen, Jordan Bardella, capolista del Rassemblement national, che invece confessa: “L’Italia è un modello per chi vuole meno Ue”. Per il portavoce di Le Pen alle presidenziali le europee costituiscono la prima prova elettorale “dall’arrivo al potere di Macron”. Il voto è quindi rappresenta “un referendum sulla sua politica” per il quale si dice certo che “i francesi manderanno un messaggio chiaro e forte contro il suo governo”. “È l’inizio dell’alternanza. Sono certo che anche la Francia seguirà la primavera dei popoli cominciata altrove in Europa” confida, ammettendo però ciò che Il Foglio nega, e cioè che sul Vecchio Continente, l’economia e il rischio di recessione in Italia “pesano le regole europee, a cominciare dall’assurdo diktat del 3% deficit/Pil che noi vogliamo abolire. Salvini ha raccolto una eredità pesante, ci vuole tempo”.
L’uscita dall’euro è in discussione? Risponde Bardella “Ci siamo evoluti sulla questione europea perché il contesto europeo si è evoluto. Prima la scelta era tra sottometterci all’Ue, o andarcene. L’avvento al potere di Salvini, del Fpo in Austria, l’inflessione di Orbán sull’immigrazione, ci permettono adesso di riorientare la costruzione dell’Europa”. E per quale Europa? “Vogliamo un’Europa à la carte, basata sulla libera collaborazione tra nazioni solo quando è necessario. È quello che ha funzionato con progetti come Airbus o Arianespace”. E le tante differenze e sfumature della galassia sovranista? “Siamo alleati, non cloni” è la risposta.
Anche Il Messaggero sottolinea le differenze del fronte, meglio: dell’”Internazionale sovranista” che si raduna oggi a Milano come la definisce il quotidiano romano: “Uniti sui migranti, divisi sui conti”. Un fronte che sfila “tra scandali e indagini sui fondi UE” titola La Stampa nello scattare questa fotografia: “L’Europa del buonsenso usa i fondi pubblici del Parlamento europeo per cene di gala innaffiate da champagne. Fa affari con le lobby dell’industria in cambio di ricche consulenze. Accetta donazioni da quelle del tabacco per eliminare il divieto di fumo negli esercizi pubblici (a Vienna). E si oppone fermamente alla creazione di un’Autorità Ue per la lotta all’evasione fiscale”.
Insomma, secondo il quotidiano sabaudo, per poter tracciare una radiografia completa dei partiti sovranisti che oggi scendono in piazza Duomo a Milano accanto a Matteo Salvini, “la cosiddetta ‘Europa del buonsenso’, bisogna seguire la più basilare delle regole investigative: ‘Follow the money’, segui il denaro. Sia esso in arrivo dalla Russia (chiedere a Marine Le Pen), da alcune società con sede in Svizzera (ne sanno qualcosa i tedeschi di AfD) o in uscita verso un conto segreto in Lussemburgo (vedi l’inchiesta sui 49 milioni del Carroccio)”.
Ovvero? Ovvero “I compagni di viaggio della Lega- scrive il quotidiano torinese - dicono di battersi contro le élite economico-finanziarie, puntano il dito contro gli sprechi dei fondi Ue e promettono di rivoltare come un calzino l’Europa delle lobby e delle banche. Salvo poi dimostrarsi a loro agio in affari illeciti o nell’uso dei fondi europei anche per acquistare 150 portadocumenti in pelle da regalare agli amici (valore 5.000 euro), come ha fatto l’eurodeputato olandese Auka Zijlstra, del Pvv guidato da Geert Wilders (anche lui oggi a Milano). ‘Predicano bene e razzolano male’, dice il report ‘Le due facce delle destre autoritarie’” realizzato da Corporate Europe Observatory.
“A guardarla in modo meno superficiale – chiosa Cerasa su Il Foglio a chiusura di analisi - la sfilata ci ricorderà quali sono tutte le pericolose contraddizioni incarnate dal sovranismo in versione salviniana. Primo: essere irrilevante nel prossimo Parlamento europeo, pur avendo buone probabilità di essere il partito con più deputati. Secondo: essere considerato punto di riferimento dei sovranisti, che però allo stesso tempo sbertucciano il governo di cui Salvini è alla guida. Terzo: essere alla guida di un’internazionale sovranista che più avrà successo e meno farà gli interessi dell’Italia. La verità sull’Italia la dicono i sovranisti europei. E per una volta forse bisognerebbe ascoltarli”.
Ma secondo il politologo Usa Francis Fukuyama, gli strappi alla democrazia “non nascono dalla crisi economica, ma da una ricerca di dignità umana che il mercato non riesce a soddisfare”. Ovvero? “Tutta colpa dell’autostima” come ha titolato lo scorso 24 febbraio Il Sole 24 Ore nell’anticipare un capitolo del suo ultimo libro, Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi.