L'incarico ad Armando Siri è stato revocato. Durante il Consiglio dei Ministri è stato deciso di inoltrare al Quirinale la richiesta di revoca del mandato di sottosegretario ai Trasporti perché l'atto formale spetta al presidente della Repubblica.
L'Incarico, ha detto Luigi Di Maio, non è stato revocato perché Siria sia colpevole, ma perché quando si parla di corruzione e o di mafia la politica deve agire immediatamente. Nel Consiglio dei Ministri, ha aggiunto il capo politico dei Cinque Stelle, è stato deciso che il governo andrà avanti "perché abbiamo molte cose da fare". Di Maio ha anche aperto alla discussione sulla proposta di Flat Tax avanzata dalla Lega cui, ha detto, si lavorerà insieme al progetto di salario minimo.
E' “Il giorno del giudizio”, titolava Repubblica con un accenno diretto nel titolo principale della prima pagina è ancora dedicato al “caso Siri”, che è arrivato in Consiglio dei ministri. Sugli altri quotidiani ha preso il sopravvento il nuovo caso giudiziario, quello legato agli arresti che scuotono la Lombardia per le tangenti. Anche se spesso le due vicende s’intrecciano, non solo nei titoli ma nella sostanza morale di un “Paese, unito dalla corruzione”.
Per trovare fatti e notizie e cercare di capire quale sarà l’orientamento di Lega e 5 Stelle sul sottosegretario accusato di corruzione bisogna perciò scandagliare le pagine interne e arrivare alle 6 e 7 dedicate del Corriere: “Di Maio: il Carroccio su Siri ha scelto la casta. E Salvini vede la rottura, ‘ma si va avanti’”. Oppure arrivare alle pagg. 4 e 5 Il Messaggero: “Siri, il giorno della verità. Di Maio e Bonafede: lasci. Ma il Carroccio fa muro”. O sfogliare fino a pag. 4 de Il Fatto, che titola: “È l’ultimo giorno di Siri. Conte forza: ‘Niente voto’”.
Quotidiano, quest’ultimo, per il quale “oggi si farà lui, Armando Siri, perché in qualche modo verrà spinto fuori dal governo. Probabilmente senza l’ordalia, senza un voto nel Consiglio dei ministri di questa mattina. Ma da qui a breve o a brevissimo chissà, bravo chi sa prevedere come e quanto si sopporteranno ancora i gialloverdi, che nel giorno in cui fioccano arresti e avvisi di garanzia da Nord a Sud ormai ammettono quello che tutti vedono, confermano che ‘c’è spaccatura e non solo su Siri, anche su Tav e autonomie” come dice Matteo Salvini a Matrix”.
Ma lo schema di gioco, tra le due squadre politiche, in Cdm non è ancora certo. Anche se per il Corriere della Sera, “Conte non prevede un voto. Per la revoca basta la sua firma”. Quindi tutto farebbe prevedere solo un semplice “confronto, una discussione”. Anche per che i premier “ha dalla sua parte la legge, che lo autorizza a scrivere da solo un atto giuridicamente completo, inoppugnabile, di natura amministrativa e non legislativa: nella sostanza e nel merito un atto di revoca della nomina del sottosegretario Siri (…), un decreto del capo del governo, a cui ha lavorato il Segretariato generale di Palazzo Chigi”. Perché Conte “punta a formalizzare la sua decisione senza traumi politici, cercando di non spaccare il governo, evitando gesti clamorosi della Lega, come l’uscita dal Consiglio o la richiesta comunque di una votazione. Immagina un andamento sereno e non burrascoso della riunione dell’esecutivo, ma non dipende soltanto da lui”.
“L’ultimo appello del M5S a Matteo Salvini sul caso Siri è arrivato addirittura dal ministro della Giustizia” scrive Il Messaggero: “Alfonso Bonafede con parole liftate ha detto: ‘La politica si prenda le proprie responsabilità di carattere etico che non devono avere nulla a che fare con il percorso della giustizia’. Traduzione: per il Guardasigilli grillino la Lega non può – come vorrebbe – aspettare un eventuale rinvio a giudizio per mettere ‘in panchina’ il sottosegretario. Dunque, deve farlo dimettere prima. Prima di questa mattina”. Anzi, prima delle 9,45, orario fissato per l’inizio del Consiglio dei ministri. Ministro della Giustizia che in un colloquio con il Corriere “rivendica l’approvazione della legge che ha voluto chiamare ‘spazzacorrotti’, come fosse il toccasana decisivo. Legando ancora attività giudiziarie e comportamenti politici: ‘Grazie alle nuove norme entro questa settimana tutti i partiti sono obbligati a presentare per i loro candidati il casellario giudiziale e il curriculum, così ogni cittadino potrà sapere chi sta votando’” (…) “’La politica deve rispettare il lavoro dei magistrati e valutare i fatti sul piano etico, assumendo decisioni e responsabilità che non hanno nulla a che vedere con i tempi della giustizia’”. Insomma, in futuro un nuovo “caso Siri” non si dovrebbe o potrebbe ripresentare.
“Ovvio che Salvini e i suoi siano contrari, ma non hanno mai pensato di aprire su questo la crisi dell’esecutivo: sarebbe un terreno scivoloso e infido, meglio attendere le elezioni, tra venti giorni, e poi fare i conti su tutto” sottolinea Stefano Folli in un commento su la Repubblica. “Nel motore dell’esecutivo, nonostante i giochi di prestigio del premier, è entrata infatti tanta di quella sabbia da aver paralizzato ogni ingranaggio. Quello che accadrà dopo il 26 maggio dipende da fattori ancora tutti da verificare, a cominciare dal rapporto di forza che si stabilirà nelle urne tra i due soci o ex soci che hanno occupato la scena nell’ultimo anno” osserva l’editorialista. Scenari politicamente ancora tutti aperti.
Meno lo sarebbero dal punto di vista giudiziario, perché - come sottolinea Il Fatto – “ci sono tante, troppe anomalie in quel mutuo da 585 mila euro erogato al sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri dalla Banca Agricola Commerciale di San Marino. A partire, come ha documentato Report nella puntata di lunedi, dall’assenza di garanzie reali per la banca. Quel mutuo, spiega al Fatto Quotidiano una fonte interna alla banca sanmarinese che vuole mantenere l’anonimato, non poteva né doveva essere erogato: viola qualsiasi procedura corretta di analisi del rischio e anche il normale buon senso”.
E sulla vicenda giudiziaria Siri, anche il Corriere insiste nello scrivere che “ci sono decine di sms, chat e mail tra Paolo Arata e Armando Siri. Colloqui acquisiti agli atti dell’inchiesta e in parte contestati ieri all’imprenditore accusato di aver corrotto il sottosegretario con 30 mila euro in cambio di provvedimenti di legge sul ‘minieolico’. Messaggi che provano il ‘rapporto consolidato’ che li lega, ma — questa è la tesi dei pm — dimostrano come il politico fosse pronto a soddisfare le richieste dell’amico e dunque a favorire i suoi affari. Una contestazione che Arata ha respinto rispondendo per oltre tre ore alle domande dei magistrati: ‘Mai pagato Siri’”.
“E questa mattina, mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe comunicare al Consiglio dei ministri la sua revoca dal governo, Siri potrebbe presentarsi in Procura per rendere dichiarazioni spontanee e depositare una memoria” si legge sul quotidiano di via Solferino. Fuori tempo massimo. E dopo le 9,45 si saprà tutto.