Come si fa per sconfiggere l’ondata di destra nazionalista “che i poveretti chiamano fascismo o populismo o sovranismo”? ”Si fa così”, parola di Marco Travaglio, oggi sul Il Fatto Quotidiano, nell’usuale rubrica “di spalla in prima”, dal titolo “Franza e Spagna”, che spezza una lancia e suona al tempo stesso come un’apertura di credito a future nuove alleanze di governo, con alcune avvertenze.
Ma “si fa così”, come? Il ragionamento del direttore parte da una premessa e dalla descrizione di un quadro: da un lato c’è la grande lezione spagnola di questi giorni, la vittoria dei socialisti nelle urne e lo stop alle destre arrembanti un po’ ovunque in Europa; dall’altro c’è la Francia, con al vertice “l’idolo degli europeisti acritici”, Emmanuel Macron, che però si è spinto sino a riconoscere che quelle dei Gilet gialli sono “giuste rivendicazioni” e che lui stesso ha sbagliato a “sottovalutarle”. Ciò fa osservare a Travaglio che, “a furia di guardarci l’ombelico e attendere l’Apocalisse (che pare un’altra volta rimandata, dopo i dati di ieri su Pil e occupazione), rischiamo di perdere di vista ciò che accade attorno a noi”.
L'alleanza possibile tra Pd e M5s
Il pretesto è dunque una riflessione sulla politica, le alleanze per governare, il Pd da un lato e i 5Stelle dall’altro. Travaglio parte da una doppia constatazione: che “in Spagna vince il centrosinistra tradizionale ed europeista, il Psoe (anche se non ha i numeri per governare da solo), perché fa o promette l’opposto delle politiche del suo omologo italiano e dell’austerità europea”; e che in Francia, Macron, partito da un’autocritica sulla propria condotta politica di governo, che ha prodotto i Gilet gialli, oggi “si impegna ad allargare la democrazia diretta” e a prendere una serie di altre iniziative che, però, “nel nostro povero Paese, chiunque osi dire o fare cose del genere viene bollato come ‘grillino’ o ‘comunista’ o ‘populista’, “nemico delle imprese’, ‘del Pil’ e della ‘crescita’”.
Anche se “l’unico grande Paese europeo che cresce, la Spagna – constata Travaglio – lo fa esattamente con quella ricetta: lotta alle diseguaglianze, redistribuzione della ricchezza, aiuti alle classi sociali sterminate dalla crisi finanziaria, dal ceto medio ai precari, dai vecchi ai nuovi poveri. Una ricetta molto più simile al contratto giallo-verde che alle ‘riforme’ montiane e renziane”. Punto.
5 stelle "alleati naturali" di una sinistra "che faccia la sinistra"
Inquadrata la situazione internazionale, elencati le proposte politiche e i fatti di governo dei due paesi (Francia e Spagna), fatti i debiti paragoni con i relativi distinguo e differenze, il direttore constata che “l’unico dibattito che anima questi onanisti del nulla è il sì o no ai 5Stelle: i quali non esisterebbero proprio, se chi doveva fare la sinistra in questi ultimi vent’anni avesse fatto la sinistra, mentre la destra faceva benissimo la destra. E, ora che esistono, sono gli alleati naturali di una sinistra che faccia finalmente la sinistra”, giudizio che è una critica a entrambi.
Ecco il punto: il Pd e la sua politica. Il fenomeno 5Stelle. E le possibili alleanze tra l’uno e gli altri, e viceversa. Si può fare un accordo? C’è margine? “Certo – analizza il direttore – Pd e M5S se ne son dette e fatte di tutti i colori. I 5Stelle nel 2013 rifiutarono l’appoggio esterno a Bersani, poi il Pd rifiutò l’offerta di Grillo di votare Rodotà al Quirinale per poi governare insieme (preferirono B. e il Napolitano bis) e l’anno scorso respinse il contratto di governo proposto da Di Maio per salire sull’Aventino e godersi i pop corn, il rutto libero e la resistibile ascesa di Salvini. E ora continuano a rinfacciarsi i rispettivi errori come i bambini dell’asilo”.
Certo, sarebbe potuto accadere pure in Spagna, se solo Pedro Sánchez, premier del Psoe, e Pablo Iglesias, leader di Podemos, si fossero mossi con lo stesso stile il cui si sono mossi Pd e 5Stelle. Cosa che per un po’ è per altro accaduta, tra reciproci dinieghi e accuse, fatti ed episodi che però non hanno impedito “il riavvicinamento fra le due sinistre nel 2018, col governo Sánchez appoggiato dall’esterno da Podemos, protagonista della ‘legge di Bilancio più di sinistra della storia’” che prese il nome di “Manovra per uno Stato sociale”. La stessa manovra fu poi bocciata dai catalani, che fecero cadere il governo, “ma che ora viene premiata dagli elettori”. E oggi “di lì ripartirà Sánchez con l’appoggio esterno o interno di Podemos” sintetizza Travaglio.
Morale della favola? “Chissà se qualcuno, nel Pd, se n’è accorto”, chiosa Travaglio nella conclusione; “Invece di litigare pro o contro l’alleanza col M5S, basta guardarsi intorno. Domandarsi che cosa vuol essere e deve fare oggi un centrosinistra. E darsi una risposta. Se sarà quella giusta, le alleanze verranno da sole”. Naturaliter.