In punto è che il decreto “sblocca cantieri” è bloccato. Da 28 giorni, insieme a quello sulla “crescita”. Scomparsi dai radar. Non ancora approdati al Quirinale. Mentre Lega e M5s se li rimpallano perché “continuano a non essere d’accordo su single norme”.
Ma, nel frattempo “articoli estranei sarebbero entrati nel testo approvato ‘salvo intese’ quasi un mese fa, snaturandone l’impianto originario, il che significa che a rigor di logica, ma anche di legge, il provvedimento andrebbe approvato di nuovo in Consiglio dei ministri prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale” sintetizza il Corriere della Sera.
E questo ha allarmato non poco il capo dello Stato che ha convocato al Colle il presidente del Consiglio per chiedergliene conto. Tra Mattarella e Conte c’è stato perciò un discorso “sul metodo, una tirata d’orecchie da parte del Colle, una discussione franca su modo di governare che sta snaturando la natura del decreto legge, già peraltro abusata da tutti i governi”.
“Anche perché – approfondisce la Repubblica nella sua edizione cartacea – i due provvedimenti furono licenziati con i requisiti della “necessità e urgenza”, salvo poi impantanarsi per le divisioni di Lega e M5S. Ora, la formula “salvo intese” lasciava spazio a successive modifiche, ma nessuno poteva immaginare un simile travaglio nel governo. Le incomprensioni sono tali, specie sul codice degli appalti, dall’aver prodotto soltanto una girandola di bozze”. Si tratterebbe infatti di “due leggi - seguita i quotidiano –immaginate dai populisti come altrettanti biglietti da visita da esibire in campagna elettorale, finite prigioniere dei rispettivi veti” anche se poi “la Ragioneria ha segnalato diverse rilievi sulle coperture delle norme perle zone colpite dai terremoti nelle province di Catania e l’Aquila”.
“Venerdì scorso il Mef era pronto a inviare il testo (al Colle, ndr) ma il ministero dello Sviluppo si è inserito per aggiungere altri correttivi” rileva Il Messaggero. “L’abitudine di posticipare i decreti, fingendo che sia tutto okay – ricostruisce invece La Stampa – è vecchia di decenni. Con una differenza, però: una volta faceva scandalo che il governo impiegasse 4-5 giorni per stringere le ultime viti; dai tempi di Renzi è diventato normale impiegarci una vita. Esempio clamoroso: il decreto del 2014 che doveva soccorrere le popolazioni dell’Emilia Romagna, colpite due anni prima dal terremoto, arrivò sul tavolo di Napolitano la bellezza di 24 giorni dopo. Il governo Conte ha appena stabilito il nuovo record assoluto”. 28 giorni, appunto. Dunque il risultato è che Mattarella ha messo Conte “davanti a un aut-aut: i testi dei decreti ‘crescita’ e ‘sblocca-cantieri’ dovranno arrivargli senza più indugio. Se non sarà possibile, il Consiglio dei ministri dovrà riprenderli domani in esame, discuterli daccapo e metterci nuovamente il timbro”.
La vicenda offre l’occasione a Sergio Rizzo, vicedirettore de la Repubblica, di osservare che “non si ricorda un decreto d’urgenza rimasto per tutto quel tempo nei cassetti, con bozze che andavano e venivano piene zeppe di obbrobri come il massimo ribasso, il subappalto al 50% e il silenzio-assenso delle soprintendenze. E poi in quali cassetti?”. “Dove si trovino, dunque, sembra un mistero: di sicuro non alla Gazzetta Ufficiale, forse alla Ragioneria o magari, chissà, alla presidenza del Consiglio. Mistero che evidentemente non lascia indifferente il Quirinale”. “Soltanto per scriverla, una legge -osserva Rizzo – ci vogliono due mesi, si vede che non è così impellente da giustificare un decreto. Sempre che per la scomparsa non ci siano altre ragioni. Ma a quel punto non resterebbe che appellarsi a Chi l’ha visto”.