Aperture a briglie sciolte per i quotidiani del mattino in edicola. Ciascuno cerca una sua strada, anche se poi a spigolare un filo si trova. Il Sole24Ore avverte che il governo ha aperto una “Caccia a 47 miliardi per debito e crescita” mentre Il Fatto Quotidiano informa che “Il Def scopre 73 mld di evasione ma poi ne taglia 13,5 ai ministeri”. Su La Stampa si legge “L’ammissione di Conte: l’Italia è diventata fragile ma non ci sarà austerità” promette. Il Foglio sottolinea che “Reddito di cittadinanza e quota 100 creano disoccupati e decrescita”. Infine, Il Giornale annuncia: “Governo in fuga” perché “nessuno mette la faccia sul Def-disastro. E l’occupazione cala”.
In un colloquio con la Repubblica, il premier conferma la flat tax: L’abbiamo nel programma – dice – e siamo determinati a evitare l’incremento dell’Iva”. Ma mentre la casa brucia, l’unica sua concessione allo stato dell’arte è che “stiamo affrontando un quadro economico complicato”, dice a margine del consiglio straordinario sulla Brexit a Bruxelles. E se la prende con la politica del rigore: “Sarebbe un errore ritrarsi in una logica di austerità che porterebbe conseguenze ancora più pesanti” per aggiungere: “Se guardiamo agli ultimi dati disponibili – nega il capo dell’esecutivo - nel primo trimestre dell’anno l’Italia sta mostrando una performance promettente”.
Promettente? “Dobbiamo perseguire con una politica che, in un quadro di sostenibilità finanziaria, preveda incentivi, semplificazioni, misure di sostegno alle imprese e all’occupazione. Fin qui abbiamo seminato, ora dobbiamo raccogliere i frutti”.
Anche in un colloquio con La Stampa il premier Conte dice che l’economia “va male” e che si rifiuta di varare politiche di austerity, addossando solo le colpe del difficile quadro all’”effetto di una perniciosa guerra dei dazi. Il settore dell’industria dell’auto rischia di risentirne fortemente. Quello delle costruzioni in Italia ha accumulato negli ultimi anni alcune evidenti fragilità”.
“È una diagnosi tutta in difesa - osserva il quotidiano torinese - mentre il debito continua a salire come certificato dal Def, l’Italia è nel mirino del Fmi come fattore di instabilità dell’eurozona”, obiezione alla quale il premier risponde che “sarebbe un errore ritrarsi in una logica di austerità, porterebbe conseguenze ancora più pesanti”.
Aggrappandosi, dinanzi a scenari potenzialmente disastrosi per l’Italia, “all’unico dato sbandierato dall’intero governo come speranza di salvezza: ‘La produzione industriale è cresciuta per due mesi consecutivi: è aumentata dello 0,8 per cento a febbraio rispetto al mese precedente e dell’1,9 a gennaio. Era da fine 2017 che non si vedeva un bimestre così positivo in alcuni settori come quello dei beni di consumo, e questo rimbalzo ha sorpreso i mercati che invece si attendevano un dato negativo. A tal punto che alcuni analisti nazionali e internazionali (Prometeia e Barclays) hanno fatto sapere che rivedranno al rialzo le loro stime del Pil per il primo trimestre del 2019’”.
Ancora su la Repubblica si legge anche che “L’iva divide Salvini e Giorgetti”, dove il sottosegretario leghista “non esclude gli aumenti” rispondendo alla seguente domanda: “La flat tax si farà con l’aumento dell’Iva? E lui, di rimando: “Si vedrà nella legge di Bilancio”. “La dichiarazione piomba come un dispetto. Perché l’idea del premier Giuseppe Conte era quella di rassicurare, di mostrare un governo al lavoro per far ripartire la crescita, concentrato sui provvedimenti economici tanto da fissare un timing: un incontro a settimana, esteso anche al ministro dell’Economia Giovanni Tria. E invece, riappaiono tutti gli spettri: quello dell’Iva. E quello di una manovra bis, in caso i conti dovessero peggiorare ancora. Più di quanto il Def non abbia già certificato, con la negazione di tutto quel che era stato promesso all’approvazione dell’ultima manovra: la ripartenza dei consumi, dell’occupazione, dell’industria” chiosa l’articolista. Ma poche righe più sotto, sulla stessa pagina 11, la ministra Bongiorno assicura che “la tassa piatta sarà nella legge d bilancio” e che i soldi per far fronte alla grave situazione economica il governo li prenderà “dai tagli alla spesa” secondo il motto: “Mai rinunciare a un provvedimento in cui credi e che ritieni corretto, anche quando sembra che tutto il mondo sia contrario”, dichiara il ministro della Funzione pubblica.
Il Sole spiega che “Il Def approvato martedì riporta le lancette della finanza pubblica a ottobre, quando è scoppiato lo scontro con Bruxelles. Con due incognite in più. Il percorso di discesa del deficit, dal 2,4% di quest’anno all’1,8% del 2021, è identico alla strada tracciata in autunno. Ma il punto di partenza del debito è più alto di 2,8 punti di Pil rispetto al piano della Nadef 2018. E soprattutto i numeri sono agganciati a una serie di misure extra che fra quest’anno e il prossimo devono portare la bellezza di 46,6 miliardi alla causa di deficit e debito. Senza questi aiuti, tutti i parametri punterebbero decisamente in alto aprendo rischi ulteriori per l’accoglienza dei nostri conti pubblici in Europa e soprattutto sui mercati. I primi 18 miliardi servono subito. Nei prossimi mesi, per rispettare obiettivi e programmi appena ribaditi dal consiglio dei ministri, il Tesoro dovrebbe “privatizzare” 18 miliardi vendendo le quote che ha nelle partecipate pubbliche. Discussioni più o meno informali si sono concentrate per ora su un pacchetto da 10 miliardi. Che rimane però del tutto ipotetico”.
Anche Il Fatto prova a fare due conti facendo un riassunto “di quanto lo Stato incassa e di quanto non incassa”: “Le entrate totali, secondo il ministero dell’economia – scrive il quotidiano diretto da Marco Travaglio – nel 2018 sono state circa 522 miliardi: 247,6 miliardi dirette (Irpef, Ires); 215,6 miliardi indirette (Iva, accise) e 58,8 miliardi territoriali (addizionali, Irap, etc). Particolare da tenere a mente: gli incassi dello Stato sono passati dal 2011 al 2018 da 466 a 522 miliardi, vale a dire che sono cresciute quasi dell’11%, mentre il Pil reale nello stesso periodo risulta leggermente sceso e quello nominale cresciuto poco più del 7%. Tradotto: minore ricchezza prodotta, aumento delle entrate”. Per aggiungere subito dopo: “Non meno rilevante, ovviamente, è quello che non si incassa, la fantasmagoria che va sotto il nome di “evasione fiscale”.
Così Il Fatto racconta che la Commissione del Tesoro Giovannini, incaricata di misurare il cosiddetto gap tax ha calcolato che “In media, per il triennio 2013-2015 – per il quale si dispone di stime complete – si osserva un gap complessi - vo pari a circa 108,9 miliardi, di cui 97,8 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,1 miliardi di mancate entrate contributive”. “Al netto dei contributi e della Tasi, - si legge ancora – ‘nella media del periodo 2011-2016, il gap complessivo ammonta a 86,4 miliardi: di questi 13,2 sono ascrivibili alla componente dovuta a omessi versamenti ed errori nel compilare la dichiarazione mentre il gap derivante dal completo occultamento delle base imponibile e/o dell’imposta ammonta a circa 73,2 miliardi’”.
Ovvero, “La maggiore evasione si registra sull’Iva (34,9 miliardi nel 2016), seguita da vicino dall’Irpef da lavoro autonomo o da impresa (33,9 miliardi). Va detto che il tax gap in questi anni sta, anche se di poco, calando”. Riassumendo, l’evasione recuperabile al bilancio dello Stato è di 73 miliardi di euro l’anno in media.
Su La Stampa, per un’intera pagina, un po’ di conti li fa anche l’economista Carlo Cottarelli, già Commissario alla revisione della spesa, per un breve frangente Presidente del consiglio incaricato ad esplorare un possibile governo dopo il voto del 4 marzo. Un dedalo di cifre che vano sotto il titolo “Nel Def c’è maggior realismo sull’Italia, ma il momento della verità sarà in autunno”, che approdano a questa prospettiva: “Ma il problema principale riguarda il 2020. Il deficit è previsto al 2,1 per cento, contro un obiettivo fissato a fine dicembre dell’1,8 per cento (l’ennesima revisione verso l’alto). Questa previsione ipotizza però l’aumento dell’Iva o misure compensative di uguale importo. Senza queste il deficit salirebbe al 3,3-3,4 per cento e il debito aumenterebbe ulteriormente dispetto al Pil”. E allora, domanda delle domande: cosa dice il Def in proposito? Risposta di Cottarelli: “Su come trovare coperture il Def non dice quasi niente”.
Il Corriere, al quale Salvini giura che “l’Iva non aumenta” e che i soldi saranno presi “dalla crescita” passa “Il Def ai Raggi X” ma avverte che “Tria è atteso al varco da Moscovici”, il commissario europeo non intenzionato a fare sconti. Perché “L’annuncio di flat tax preoccupa l’Ue” più di quanto non si creda. Tanto che d’ora in poi sulle questioni economiche d’ora in avanti ci sarà “un vertice ogni 7 giorni”.