Pif ha dato del 'bimbominkia' a Matteo Salvini. E anche del 'bullo'. Perché? Tutto nasce dal gesto di Ramy, il ragazzino egiziano, ma nato in Italia, oggi salutato come un eroe per aver allertato i carabinieri durate il sequestro dello scuolabus da parte dell'autista italiano, ma di origine senegalese.
La questione è che mentre veniva annunciata la volontà di revocare la cittadinanza a Ousseynou Sy, l'autista 47enne che minacciava di uccidere 51 studenti delle medie, con altrettanto vigore veniva chiesta la concessione della cittadinanza al giovane eroe.
Tra i primi il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, che in un post su Facebook scriveva: "Ramy (...) ha messo a rischio la propria vita per salvare quella dei suoi compagni (...) Il papà ha lanciato un appello, ha chiesto che gli venga riconosciuta la cittadinanza e credo che il governo debba raccogliere questa richiesta. C'è la cittadinanza per meriti speciali che si può conferire quando ricorre un eccezionale interesse dello Stato".
La cittadinanza per meriti speciali può essere concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro degli Affari Esteri, allo straniero che abbia reso eminenti servizi all'Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato.
Una questione, quindi, che non compete a Di Maio, ma al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e a quello dell'Interno, Matteo Salvini. Quel Salvini a capo di un Ministero che già il 21 marzo, ventiquattro ore dopo il grande spavento, aveva fatto sapere di star accertando la situazione di Ramy e di essere pronto a farsi carico delle spese per velocizzare al massimo le procedure per riconoscergli la cittadinanza, mentre il titolare ancora si asteneva dall'intervenire.
Perché Ramy, pur essendo nato in Italia, non ha la cittadinanza, mentre chi voleva ucciderlo sì? E' qui che si riapre il dibattito sullo Ius Soli, per la verità mai sopito, ossia sulla concessione automatica della cittadinanza a chi nasce in Italia. Cautela di Di Maio: "Non è nel contratto di governo", dice. Gli fanno eco il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, e la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che parla di "propaganda dell'accoglienza da parte della sinistra".
Cauto anche il premier Conte secondo il quale " stiamo parlando di un singolo caso" e non bisogna approfittarne "in modo strumentale per riaprire una prospettiva più ampia".
Per mettere le cose in chiaro, due giorni dopo il sequestro, Salvini finalmente parla e dice che "la cittadinanza si merita, si conquista. Semmai noi la togliamo, come a quell'autista che non la merita". E il giorno dopo ancora, sabato 23 marzo, a margine di un convegno a Cernobbio, pronuncia la battuta che innesca le polemiche. A un giornalista che gli chiede se la vicenda di Ramy riapra il dibattito sullo Ius Soli, il vicepremier risponde: "questa è una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare, intanto la legge sulla cittadinanza va benissimo così com'è".
Apriti cielo! Magi, di +Europa, è il primo a definirlo un bullo. Poi è Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ad accusarlo di sottrarsi al dibattito sul tema. Fino al tweet di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ex Iena e ora attore e regista di successo. "Abbiamo un ministro dell'Interno che fa il bullo con un ragazzino di 13 anni. Definirlo 'ministro della mala vita' forse va al di là delle sue capacità. E' semplicemente un bimbominkia" scrive.
Salvini, per ora, non si scompone e a sua volta twitta: "Ius soli? Non se ne parla. L'Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge. La cittadinanza è una cosa seria e arriva alla fine di un percorso di integrazione, non è un biglietto per il Luna Park. In singoli casi eccezionali si può concedere anche prima del tempo, ma la legge non cambierà. Ramy? Stiamo proseguendo con tutte le verifiche del caso, spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio".