Il caso Diciotti, con la richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania di procedere contro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona aggravato, tornerà ad infiammare il dibattito parlamentare. Martedì, infatti, l'Aula del Senato avvierà la discussione generale sul parere espresso della Giunta delle immunità, che il 19 febbraio scorso ha deciso (con i voti di Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Movimento 5 stelle) di non consentire l'autorizzazione ad avviare un procedimento penale a carico del ministro dell'Interno. Maurizio Gasparri, presidente della Giunta e relatore del caso, illustrerà la proposta votata dall'organismo di Palazzo Madama su cui si dovranno esprimere i senatori.
Salvini, confermano fonti della Lega, non solo parteciperà ai lavori dell'Assemblea - il voto è atteso l'indomani, per mercoledì 20 marzo - ma ha anche intenzione di intervenire in Aula. "Mercoledì vado a testa alta in Senato", ostenta tranquillità il leader della Lega, che rivendica quanto fatto. "Se mi arrestassero perché ho difeso i confini e la sicurezza del mio paese ne sarei orgoglioso, perciò facciano come credano, non è un problema, figurati se mi fanno paura", ha aggiunto durante alcune iniziative elettorali in Basilicata.
Per ribaltare il verdetto della Giunta, e dare il via libera alla magistratura ad intervenire, sarà necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, ma non dovrebbero esserci problemi per il vicepremier leghista: i numeri sono infatti dalla sua parte e difficilmente l'Aula si esprimerà in maniera difforme dal responso pronunciato dalla Giunta, tanto più alla luce di una votazione palese. Resta qualche incognita sulla compattezza dei 5 stelle, visto che alcuni senatori pentastellati hanno criticato il 'no' alla'autorizzazione a procedere.
Il vicepremier, in un primo momento, si era detto pronto ad affrontare un processo senza, quindi, invocare l'immunità parlamentare, difendendo appunto l'operato del governo e lo stop allo sbarco dei 177 migranti dalla nave Diciotti, bloccata il 20 agosto al porto di Catania. In un secondo momento, invece, con una lettera aperta il vicepremier aveva chiesto di negare il sì all'istanza dei giudici siciliani: "La mia vicenda giudiziaria è strettamente legata all'attività di ministro dell'Interno e alla ferma volontà di mantenere gli impegni" presi, aveva detto.
"Non rinnego nulla e non fuggo dalle mie responsabilità di ministro. Sono convinto di aver agito sempre nell'interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato". In Giunta Salvini ha depositato una memoria difensiva alla quale aveva allegato anche due documenti: il primo firmato dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il secondo dal vice premier Luigi Di Maio e dal ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Partito democratico e Liberi e uguali hanno annunciato il loro voto favorevole in Aula alla richiesta dei giudici. Pietro Grasso, componente della Giunta ed ex capo della Procura nazionale Antimafia, anche nei giorni scorsi è tornato a ribadire la necessità di concedere l'autorizzazione. Un diniego, ha sostenuto, rischia di creare un "pericoloso precedente".