Prime sperimentazioni nei referendum consultivi. E possibili applicazioni nel voto degli italiani all'estero alle prossime elezioni politiche. Giuseppe Brescia, deputato del Movimento 5 Stelle e presidente della Commissione Affari Costituzionali, indica all'Agi il possibile percorso del voto elettronico.
In questi giorni, Brescia è in Estonia – assieme, tra gli altri, al sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia - per seguire da vicino l'unico Paese che ha introdotto il voto elettronico su scala nazionale. Il M5S sta guardando proprio al modello Estonia, con un voto elettronico che affianchi ma non sostituisca quello tradizionale. “Si potrà sperimentare negli ambiti dove credo ci siano le falle maggiori e la tecnologia possa migliorare la qualità”, afferma Brescia. Il problema non sarebbe tecnico: “Non manca la sicurezza ma la fiducia delle persone e della politica”.
Quanti estoni votano via internet
Nelle politiche 2019, ha espresso la propria preferenza via internet il 28,1% degli aventi diritto. Sono stati 247.232, circa 70.000 in più rispetto alle politiche del 2015. Considerando che l'affluenza è stata del 63,1%, circa il 45% dei voti è stato espresso online. Una quota aumentata di quadriennio in quadriennio: è stata del 5,5% nel 2007, del 24,3% nel 2011 e del 30,5% quattro anni fa.
Tra i fattori che avrebbero inciso nel 2019 c'è stata probabilmente la concomitanza tra le elezioni e un periodo di vacanze scolastiche: qualche giorno di ferie ha spinto gli estoni a votare online perché lontani dal proprio seggio. Ma resta comunque un dato: da quando è stato introdotto, il voto online cresce.
Come funziona il voto in Estonia
Il voto elettronico ha esordito nel 2005. Può essere espresso da casa propria o attraverso urne virtuali, messe a disposizione nei giorni che precedono l'apertura di quelle tradizionali. Nel caso delle politiche 2019, il voto online è stato espresso tra il 21 e il 27 febbraio, mentre quello “di carta” il 3 marzo.
Non è necessaria una tessera elettorale: servono una carta d'identità digitale, un dispositivo in grado di leggerla, un computer, una connessione a internet e il software per esprimere il voto (scaricabile in pochi clic). Una volta che l'applicazione è sul proprio pc (non è possibile votare via smartphone), ci si registra tramite la propria carta d'identità oppure, dal 2011, con il proprio “Mobile ID”.
È un altro sistema di riconoscimento che associa il cittadino a una Sim. Una volta scelto il proprio candidato, i dati personali vengono rimossi (in modo che la preferenza sia anonima) e il voto viene “impacchettato” grazie alla crittografia. Solo il comitato elettorale che dovrà contare le “schede” è in possesso di una chiave che permette di “aprire il pacchetto” e leggere il contenuto (ma non l'identità del mittente). Nei giorni precedenti alle elezioni, il voto online può essere cambiato ogni volta che si desidera. Quello valido sarà l'ultimo. È un accorgimento adottato per evitare che la preferenza sia frutto di indicazione o coercizione.
In base allo stesso principio, ci si può presentare alle urne ed esprimere la propria preferenza su carta, invalidando il voto elettronico. Una volta raccolte, le preferenze vengono conteggiate in computer che non sono connessi a internet e non hanno una memoria interna. Tutto viene archiviato su dvd.
I vantaggi economici
Il governo estone sottolinea i vantaggi del sistema. Prima di tutto, è un diritto dei cittadini poter scegliere come esprimere il proprio voto, ovunque siano. C'è anche un tema economico: si stima che, nella tornata del 2015, siano state risparmiate 11.000 giornate lavorative. Giornate che si traducono in costi per le casse pubbliche. Ogni voto via internet, ha calcolato il governo estone, “costa” 2,17-2,26 euro. Quello in un seggio ordinario sale a 2,83-3,01 euro. Per arrivare 16,24-17,36 euro necessari per coprire le spese di un voto “fisico” espresso nelle sedi decentrate nei giorni precedenti all'election day.
Solo un Paese “digitale” può votare online
Ma se è così sicuro, perché solo l'Estonia ha adottato il voto online? Una parziale risposta arriva dallo stesso governo estone: “Per assicurare la sicurezza del sistema – si legge nel sito ufficiale dell'i-voting - è stata attraversata una lunga strada. La legislazione ha dovuto equiparare la firma digitale a quelle fisica e far sì che ogni cittadino avesse un'unica identità digitale”.
Al di là dei temi di natura tecnica, quindi, il voto elettronico non è solo un sistema di conteggio, ma l'apice della digitalizzazione di un intero Paese. Senza la carta d'identità digitale introdotta nel 2002, non ci sarebbe potuto essere alcun voto online. “Stiamo aspettando l'anagrafe digitale – spiega Brescia - che dovrebbe essere pronta alla fine del 2019. Diciamo, per essere più realisti del re, 2020”.
Sarà la base per l'introduzione del voto elettronico anche in Italia. Per il deputato M5S, “sarà necessario consultare gli esperti e partire con i piedi di piombo, soprattutto per le differenti dimensioni di Estonia e Italia”. Il Paese baltico ha circa un milione di aventi diritto al voto e 1,3 milioni di abitanti. Più o meno quanto l'Abruzzo.
Il problema sicurezza
L'elemento cardine però resta la sicurezza: i vantaggi in termini di costi, comodità ed efficienza restano secondari difronte all'integrità. A Tallin sono sicuri: “A volte il voto online è più sicuro si quello tradizionale, perché le preferenze sono criptate e possono essere modificate solo al cittadino che le ha espresse”.
Anche per il presidente della Commissione Affari Costituzionali è un sistema “sicuro e rodato, che in 14 anni non ha avuto alcun problema e ha un'altissima fiducia da parte della popolazione”. Le perplessità, in passato, non sono mancate. Nel 2014, un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan e del Open Rights Group, ha pubblicato una relazione in cui si diceva “preoccupato” per alcune “lacune nella sicurezza procedurale e operativa” e per “un'architettura del sistema che lascia la piattaforma aperta a cyberattacchi provenienti da potenze straniere, come la Russia. Questi attacchi potrebbero alterare i voti o mettere in discussione i risultati elettorali”.
La ricerca raccomandava all'Estonia di “interrompere urgentemente” l'uso del voto online. Al di là delle falle, sono molti gli esperti che criticano sistemi di questo tipo, perché i vantaggi non sarebbero comunque bilanciati dai rischi. Visto che la posta in gioco è la democrazia, meglio andarci piano. Lo scorso febbraio, intervenendo a Pisa nel corso della Conferenza nazionale sulla sicurezza informatica Itasec19, il professore di computer science all'Université du Luxembourg Peter Ryan, ha affermato che “con le tecnologie e le conoscenze attuali, un sistema di voto online non è sicuro. Non siamo pronti ad adottarlo su scala nazionale e non dovremmo usarlo”.
Un parere fortemente contrario, nonostante Ryan sia il padre di “Prêt à Voter”, un sistema di voto che sfrutta la crittografia. I tempi non sarebbero maturi anche perché “oltre al risultato accurato, dovrebbero essere fornite prove della sua validità capaci di convincere tutti, in primo luogo gli sconfitti”. Anche Brescia raccomanda cautela. Ma con una prospettiva diversa. I timori sarebbero perlopiù “immotivati”.
L'innovazione “non può essere fermata per paura che qualcosa vada storto”. Per il deputato M5S, quindi, la difficoltà principale “non è tecnica ma riguarda la fiducia delle persone e della politica, in particolar modo dei partiti tradizionali”.
Tra pubblico e privato
L'integrità del sistema è legato al suo controllo. In Estonia c'è un'autorità pubblica che vigila, ma il software per il voto online è stato sviluppato da una società privata estone, Cybernetica. Nel 2014 ha cresto un centro di ricerca e sviluppo dedicato alla gestione del voto online. Si chiama Tivi ed è stato costruito assieme a Smartmatic, altra società privata con sede a Londra.
Brescia definisce “prematura” la definizione di una struttura operativa, ma il modello estone sembra essere un esempio cui guardare: “Non credo sia possibile realizzare il processo in house, escludendo completamente i privati. Siamo già stati contattati da società che si occupano di voto online e non è preclusa alcuna opzione”.
L'altra “via da esplorare” è la blockchain, che in Estonia non viene utilizzata. “Potrebbe essere utile per impedire la manipolazione del voto – spiega Brescia – ma utilizzarla non è un obbligo”. Digitalizzazione, cybersecurity, blockchain: il voto elettronico vuol dire tante cose. Per discuterle, il 12 marzo il M5S ha organizzato a Montecitorio l'incontro “Verso il voto elettronico per l'innovazione democratica”, durante il quale interverrà anche Tarvi Martens, il responsabile del voto online in Estonia.