Mentre lo spoglio è ancora in corso, i dati sulle elezioni regionali in Sardegna confermano e amplificano quelli del voto in Abruzzo: ampia affermazione del centrodestra, con la Lega leader indiscussa della coalizione; un centrosinistra molto indietro ma in ripresa, grazie a un candidato "esterno" e al di fuori delle liti che lacerano il Pd; un M5s la cui parabola discendente appare in accelerazione.
"Oggi ha vinto la Sardegna"
"Oggi ha vinto la Sardegna. Non ho mai creduto in un testa a testa: 14 punti di differenza sono un dato incontrovertibile": il segretario sardista e senatore Christian Solinas parla da nuovo presidente della Regione Sardegna, dopo aver stravinto le elezioni regionali. Per lui quasi il 48% delle preferenze personali, garanzia di un buon premio di maggioranza, mentre la coalizione di centrodestra supera il 52%, anche se lo scrutinio non è stato ancora terminato: poco prima delle 20 erano state completate circa 1.500 sezioni su 1.840.
Il voto si è polarizzato sulle coalizioni, come già è accaduto in Abruzzo, a spese soprattutto del M5S, fermo al 9,4%, mentre ci si aspettava un risultato a doppia cifra, e anche delle tre formazioni indipendentiste e di Sinistra sarda, tutte sotto la soglia di sbarramento del 5%. Dalle urne è uscito un buon risultato per il centrosinistra, il cui candidato Massimo Zedda ha superato il 30%.
Solinas, cagliaritano di 42 anni, segretario del Partito sardo d'Azione, era sostenuto da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia con una coalizione 11 liste di centrodestra e sardiste. "Il centrodestra unito", ha commentato Solinas, che per tutta la campagna elettorale ha potuto contare sulla presenza costante, fisica e anche via social, del leader leghista Matteo Salvini, rappresenta una formula politica vincente con le forze autonomiste e sardiste".
Zedda vede il bicchiere mezzo pieno
"Il centrosinistra rischiava di scomparire, siamo andati ben oltre le aspettative dello scorso ottobre quando eravamo al terzo posto staccati nettamente da centrodestra e M5s", è l'analisi del voto dell'avversario del centrosinistra Massimo Zedda. "Per ora abbiamo battuto il M5s e la prossima volta supereremo il centrodestra". Zedda si è fermato al 33%, la sua coalizione al 30%, segno che l'effetto voto disgiunto non ha premiato il sindaco di Cagliari. Il Pd è il primo partito con oltre il 13% ed è una delle sorprese di queste elezioni, insieme al voto deludente del M5s, che era reduce dal 42,4% delle politiche di un anno fa.
Il candidato pentastellato Francesco Desogus è solo terzo con l'11%. "Se teniamo conto che finora in Regione non c'era alcun rappresentante del M5S, l'esito mi soddisfa", ha commentato, "gli altri partiti si sono inventati tante liste a gennaio, pur di avere 660 candidati da una parte e 400 dall'altra. È come se fosse una partita di calcio: loro erano 11 in campo contro un solo portiere dall'altra parte. Vedete un po' voi come può finire la partita. Noi portavamo avanti un progetto politico. Gli altri no, erano impegnati a portare avanti il mantenimento del potere".
"La protesta dei pastori ha radicalizzato lo scontro tra me e il centrodestra e nell'ultima parte ha penalizzato lo stesso Salvini", ha osservato Zedda sottolineando che alla fine la protesta "è sfociata in astensione" e "pur essendo legittima ha oscurato una parte della campagna elettorale".
I dati dei partiti
Non sarà solo il M5s ad avere per la prima volta rappresentanti nel Consiglio regionale della Sardegna. Festeggia anche la Lega, appena sotto il 12%, secondo partito dopo il Pd, secondo i dati ancora parziali. Il Psd'Az, al 10% ("abbiamo raddoppiato i voti", esulta il segretario Solinas), supera Forza Italia, attorno all'8%, mentre i Riformatori vanno oltre il 5% e Fratelli d'Italia al 4,5%.
Nel centrosinistra, dopo il Pd, arriva LeU con poco più del 4%. Impressionante il dato delle schede bianche e di quelle con errori che annullano il voto: 5.473 le bianche, 675 le nulle e 11.905 con voti nulli, probabilmente a causa della prima applicazione della doppia preferenza di genere nonché per il voto disgiunto.