La Lega si prepara a conquistare la prima Regione sotto il Po. Dopo i successi elettorali nelle Regioni del Sud, culminati nel 27%, primo partito alle regionali in Abruzzo, il partito di Matteo Salvini ha buone chance di piazzare, domenica, un proprio uomo sulla poltrona di presidente della Regione Sardegna. E lo sbarco al governo in una Regione lontana dai territori storici del leghismo - come Lombardia, Veneto e Piemonte - avviene al termine di una campagna condotta sui temi più cari alla tradizione del Movimento, ovvero l'autonomia.
Se infatti la Lega e il centrodestra davvero vinceranno le regionali sarde, il nuovo governatore sarà Christian Solinas, leader del Partito sardo d'azione: formazione regionale con cui Salvini ha fatto un accordo, ormai consolidato, che ha portato Solinas all'elezione al Senato il 4 marzo scorso. I leghisti si sono convinti delle possibilità di vittoria da circa una settimana, quando la forchetta che, nei sondaggi a loro disposizione, separava Solinas dal sindaco di Cagliari Massimo Zedda si è improvvisamente allargata arrivando a sfiorare le due cifre in diverse rilevazioni, mentre il candidato dei 5 stelle Francesco Desogus rimarebbe distanziato al terzo posto. I numeri sono così buoni che Salvini mercoledì sera, in un comizio a Carbonia, si è spinto ad annunciare ai sostenitori: "Vi posso dire, sottovoce, che secondo me vinciamo".
La prova della piazza
A convincere il segretario leghista - che, come è noto, da sempre dice di diffidare dei sondaggi - è stata la prova della piazza di questi giorni. Salvini è rimasto impressionato in particolare martedì sera dalla partecipazione della gente a Sassari, quando sono accorsi circa in tremila ad ascoltarlo in piazza e si è dovuto trattenere due ore piene a fare 'selfie' sopra il palco.
"Tre-quattromila persone in una serata infrasettimanale, non le fai neanche su da noi, forse perché da noi la gente ormai lo conosce già", commenta un leghista storico, tra i più esperti organizzatori della Lega. "Di comizi così ne faceva solo Bossi in Val Brembana ai tempi d'oro, ma era la Val Brembana, non la Sardegna", aggiunge, citando la valle dal più alto tasso di leghismo della storia.
Il voto di domenica è "fondamentale non solo per voi sardi" ma in prospettiva nazionale, ha detto Salvini a Sassari, "tutte le tv italiane e d'Europa saranno con gli occhi sulla Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e la Lega primo partito in Abruzzo. Vediamo se si parlerà di Sardegna in tutto il mondo". Dopo i successi, crescenti per la Lega, in tutte le elezioni dopo il 4 marzo, il leader leghista punta quindi all'en plein nell'isola, trampolino di lancio per le europee di maggio e per le prossime regionali in Piemonte ed Emilia-romagna (dove conte di piazzare altri governatori leghisti sulla linea gotica).
Oltre a sottolineare il problema dei pastori sardi, in tutti i comizi il leader della Lega ripete che la Sardegna merita di arrivare a una "vera autonomia, che nessuno ha mai applicato", a suo giudizio, e insiste più volte sull'importanza del riconoscimento di un popolo che ha una sua "lingua" ("non è un semplice dialetto") e una bandiera.
Per la chiusura della campagna elettorale ad attendere il leghista è stata un'altra piazza piena. "Siamo qua in una piazza dove di solito spacciano, invece che in qualche teatro o in qualche fiera. Ho vissuto molte emozioni da quando sono al governo, che mi sono costate qualche minaccia, qualche denuncia, ma io vado avanti lo stesso. In Italia non sbarca nessuno senza il permesso". Il leader leghista, in felpa bianca col simbolo dei Quattro Mori regalatagli durante una tappa ad Assemini (Comune del Cagliaritano amministrato dal M5s) nel pomeriggio, ha esordito così' in piazza del Carmine, a Cagliari, con un attacco diretto a Zedda, che in contemporanea chiudeva la sua campagna elettorale nel quartiere fieristico della città di cui è sindaco. "Una piazza così mi dà l'energia per andare avanti come una ruspa", dice Salvini.
"Da qui diamo l'avviso di sfratto al centrosinistra", gli fa eco Solinas, "dicono che io non ho volto, invece ci metto la faccia. Forse, invece, c'è chi qualcuno dei suoi farebbe bene a tenerlo nascosto". "Forse Zedda avrebbe voluto Renzi accanto a lui, ecco perché si è lamentato della mia vicinanza a Solinas", ha replicato poi Salvini, mentre centinaia di simpatizzanti lo osannavano cantandogli 'Capitano, mio Capitano'. Tra loro, però, anche una quindicina di contestatori, come sempre è capitato durante il suo lungo tour elettorale in nell'isola.
"Ci sono delle fastidiose zanzare", li apostrofa il segretario leghista, strappando applausi entusiasti ai suoi, e promette: "Il ministro dell'Interno si metterà a disposizione anche per sgomberare qualche centro sociale. Col massimo rispetto, col sorriso sulle labbra, in punta di piedi". In piazza ad ascoltare Salvini anche alcuni africani e tra loro qualche ambulante che cerca di vendere la sua merce.
La 'foto di famiglia' oscurata di nuovo
"La Lega è qua da tre anni tra la gente, non solo in campagna elettorale", spiega il deputato leghista, Eugenio Zoffili, che è coordinatore regionale del partito in Sardegna, salito al 12% alle scorse politiche (insieme al Partito sardo d'azione). "La nostra attività e presenza sono costanti e stiamo cercando di mantenere tutti gli impegni presi con grande attenzione alle varie problematiche, come quella dei pastori sardi", aggiunge. "Ci aspettiamo di essere in testa a tutti i partiti alle elezioni regionali: ovunque andiamo troviamo piazze piene".
Tutta la classe dirigente leghista è andata sull'isola per contribuire alla campagna elettorale: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, i ministri Lorenzo Fontana e Gian Marco Centinaio, il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, e i sottosegretari Edoardo Rixi, Nicola Molteni e Claudio Durigon. Ma non vi è dubbio che un'eventuale vittoria in Sardegna sarà soprattutto un successo personale di Salvini, che, come in Abruzzo per il candidato di FdI, giovedì non si è sottratto alla foto di rito con gli altri due leader dei partiti di centrodestra, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Ma l'appuntamento con Forza Italia e Fratelli d'Italia, neanche annunciato nell'agenda ufficiale di Salvini, è stato, come già avvenuto a Pescara, 'oscurato' dalla comunicazione sui social del ministro dell'Interno.