La riforma costituzionale che introduce il referendum propositivo incassa il primo via libera della Camera e passa all'esame del Senato. Esultano i 5 stelle, che della riforma hanno fatto un cavallo di battaglia: "E' un giorno storico per la democrazia", commenta il ministro Riccardo Fraccaro.
Più tiepida la Lega che, pur votando a favore e sostenendo sempre la riforma anche nei momenti di tensione con le opposizioni, non si lascia andare a esternazioni di giubilo: anche gli applausi in Aula, subito dopo il voto, sono pochi e alquanto timidi. Una timidezza che, forse, si ripercuote sui numeri: la maggioranza 'perde' infatti qualche voto: i sì sono stati 272, 71 in meno rispetto ai numeri su cui i giallo-verdi possono contare, esattamente 343 voti (123 deputati della Lega e 220 deputati di M5s).
A chi non piace il referendum propositivo
Ma vanno considerate le assenze giustificate. A 'mancare' alla maggioranza sono sicuramente i voti delle opposizioni: nonostante le aperture fatte durante l'iter della riforma alle richieste e critiche delle opposizioni, Pd e Forza Italia votano contro, mentre Fratelli d'Italia e Leu si astengono. Non sono mancate dure polemiche e momenti di tensione in Aula durante l'esame del provvedimento, fino all'episodio dell'abbandono dei lavori da parte dei dem, dopo che il 5 stelle Giuseppe D'Ambrosio ha mimato il gesto delle manette verso il collega del Pd Gennaro Migliore.
Coinvolto nella protesta anche il presidente Roberto Fico che, nella concitazione del momento, ha salutato l'uscita dall'emiciclo dei deputati con un "Arrivederci", per poi scusarsene poco dopo. Accanto alle polemiche si sono registrati anche momenti di confronto positivo e di mediazione: proprio grazie alle aperture della maggioranza verso le richieste delle forze di minoranza, il testo della riforma è stato profondamente cambiato in alcuni punti cardine: è stato ad esempio introdotto il cosiddetto quorum approvativo del 25% dei sì, purché superiori ai no e purché i votanti siano superiori a un quarto degli aventi diritto (circa 12 milioni di elettori); ed è stato eliminato il doppio referendum, ovvero una sorta di ballottaggio tra la legge di iniziativa popolare e quella approvata dal Parlamento.
Modifiche al testo che, tuttavia, non sono bastate a Pd e Forza Italia per cambiare posizione e votare a favore della riforma. Anzi, proprio i dem e gli azzurri sono stati tra i più critici, fino a mettere in guardia dal rischio che si sia di fronte al tentativo di "espropriare il Parlamento". Accuse rispedite al mittente dai 5 stelle: "l'Italia pone le basi per un nuovo patto tra istituzioni e cittadini. Questa riforma consentirà al popolo di partecipare direttamente alla formazione delle leggi e al tempo stesso riaffermerà la centralità del Parlamento. E' un giorno storico per la nostra democrazia", sottolinea Fraccaro. "Curiamo la democrazia con più democrazia", rivendica il presidente della commissione Affari costituzionali, il pentastellato Giuseppe Brescia.
Le ragioni del sì
"E' una riforma costituzionale che da' piu' potere alle persone", garantisce Luigi Di Maio, che fissa il prossimo obiettivo: "Vogliamo ridurre drasticamente il numero dei parlamentari: meno poltrone, più democrazia diretta", spiega riferendosi all'altra riforma costituzionale, già licenziata in prima lettura dal Senato, e che mira a ridurre di 345 i parlamentari, dagli attuali 945 a 600 totali tra Camera e Senato. Di tutt'altro avviso Forza Italia: "Un giorno storico? No, è un salto nel buio", commenta la capogruppo Anna Maria Bernini. "E' uno dei peggiori provvedimenti della storia", afferma Francesco Paolo Sisto. Per Franco Vazio del Pd sono state poste "le premesse per distruggere la democrazia". Aggiunge Stefano Ceccanti: "il centrosinistra è, a debite condizioni, favorevole ad un referendum propositivo che integri la democrazia rappresentativa. Al momento, pero', non ci sono le condizioni per una riforma condivisa".