Nel giorno in cui il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, e Roberto Saviano, accusano Matteo Salvini di aver danneggiato il blitz contro la mafia nigeriana parlandone su Twitter a operazione ancora in corso, il ministro dell'Interno incappa in un altro scivolone social non altrettanto serio ma comunque degno di menzione. Il vicepremier, come è noto, è solito pubblicare sui suoi profili immagini del suo pranzo o della sua cena. Si tratta di un punto fondamentale della sua strategia social. Così facendo, Salvini si mostra vicino alla gente comune, che parimenti ama condividere su Facebook i piatti che ha preparato o ordinato al ristorante. Non solo il 'e voi amici?' con il quale suole concludere post del genere è un invito ad alimentare la discussione e a commentare, uno stratagemma social scontato per gli addetti ai lavori ma non per i politici, spesso in ritardo su questo fronte.
L'ultimo pasto condiviso da Salvini non è stato però ben digerito dai seguaci.
Il motivo? Se la mancanza di tempo che affligge chi è investito da compiti istituzionali può sicuramente giustificare il ricorso a un sugo pronto, utilizzare grandi marche, che non sempre usano materie prime made in Italy, non è proprio il massimo del sovranismo.
Chi utilizza come slogan, "Prima gli italiani", dovrebbe in effetti privilegiare prodotti a chilometro zero, gli viene rimproverato. O quantomeno, osservano altri, sincerarsi che la materia prima provenga dal territorio nazionale.
Anche l'accostamento con un vino di pregio appare discutibile ai seguaci.
E c'è pure chi fa della dietrologia, pensando si tratti di product placement come negli sceneggiati televisivi.
Nondimeno, non mancano coloro che, anche questa volta, si sentono in sintonia con il capitano. Non la maggioranza, certo, ma il popolo leghista è folto e variegato.