Alla fine gli “amici” si lasciano senza che nessuno sia arretrato di un passo. Soluzione che non assegna a nessuna delle due parti la vittoria nel braccio di ferro che divide Italia e Unione Europea sulla manovra di bilancio, ma dà tempo ad entrambi le parti di studiare le proprie mosse.
L’aria è quella di un duello che non è stato portato alle estreme conseguenze perché ognuno pensa ancora di avere qualche asso nella manica.
L’Italia con la sua richiesta di avere tempi più lunghi per eventualmente ritoccare la legge di bilancio, l’Europa magari dopo la chiusura – non certo una sconfitta per Bruxelles - del negoziato con Londra sulla Brexit.
"Nessuna rinuncia"
"Confido che con il dialogo si possa evitare l'apertura della procedura" dice il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al termine dell'incontro con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker. "Non abbiamo discusso dei saldi finali" della manovra, ma "non c'è stata nessuna rinuncia alle riforme qualificanti del nostro programma di governo".
In altre parole: non abbiamo ceduto, come in questi ultimi due giorni Di Maio e Salvini esigevano a gran voce.
Per il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, "è stato un piacere ricevere il primo ministro italiano Conte e il ministro Tria per una cena di lavoro”, riferiva intanto un portavoce della Commissione, sottolineando: "La cena di lavoro fa parte del dialogo permanente in corso tra la Commissione e il governo italiano.
I lavori proseguiranno nei prossimi giorni per avvicinare i rispettivi punti di vista e cercare una soluzione orientata al futuro". Anche qui: ricominciamo a parlarci tra qualche tempo, quando tutti avremo le idee più chiare.
Toni bassi, c'è lo spread
Nel frattempo? Nel frattempo possono accadere diverse cose, ad iniziare dalla riapertura dei mercati lunedì mattina. Ecco cosa potrebbe accadere: Conte lo lascia intuire quando dice: "Entrambi abbiamo convenuto che i toni devono essere mantenuti bassi, questo può contribuire ad abbassare lo spread".
Parole che possono e probabilmente devono essere lettere sia in chiaro, sia in controluce. Nel primo caso pare sia stato avanzato alle autorità della Commissione l’invito – accolto – a non esasperare la partita, trasformandola immediatamente in una lotta senza quartiere tra le opposte intransigenze. Ma in controluce l’appello potrebbe sembrare rivolto a qualcuno a Roma, che magari non ha mai smesso di usare toni per lo meno ultimativi verso la Commissione.
Anche mentre Giuseppe Conte stringeva la mano a Juncker, ostentando in inglese un “we are friends” che voleva essere una dichiarazione di pace, il ministro dell’interno Matteo Salvini sembrava voler influire l’andamento della conservazione che pure si stava svolgendo parecchie centinaia di chilometri lontano da lui.
Speranze e auspici
"Chiedo rispetto per quei 60 milioni di italiani - scriveva su Twitter Salvini - che, con 5 miliardi regalati ogni anno all'Europa, non si aspettano gli insulti, ma vogliono avere la possibilità di studiare, lavorare, andare in pensione. Al governo mi hanno mandato loro e a loro rispondo, e non arretro".
Forse è per questo che, uscendo dalla cena più complicata della sua carriera politica, il presidente del Consiglio si lasci andare ad una frase esplicativa: "Non è stato un incontro risolutivo, ma è stato un incontro che ha ribadito, nel rispetto reciproco. l’apertura di un dialogo che dobbiamo tenere aperto nell'interesse reciproco".
Insomma, nessuno arretra e tutti sperano che una pausa porti consiglio. All’altro.