Sarà domani il giorno della candidatura di Maurizio Martina. L'ormai ex segretario del Partito Democratico ha pronta in tasca la mozione, completa di programma, temi caldi e tappe fondamentali del tour che lo porterà a toccare molte province, soprattutto nel Nord Italia, vero core business della sua mozione. La candidatura sarebbe potuta arrivare anche oggi, ma i tumulti parlamentari delle ultime ore lo avrebbero convinto ad attendere ancora un giorno. E questo per due ragioni: il candidato alla guida del Pd è stato in prima linea durante le votazioni sul ddl Anticorruzione che sono terminata nella tarda serata di ieri; il rischio che la sua discesa in campo fosse 'oscurata' dalle fibrillazioni in seno alla maggioranza era alto e concreto. E domani l'appuntamento è alle 13 in un circolo di Roma, a San Lorenzo, quartiere ormai associato a degrado e criminalità.
Gli uomini di Minniti
E mentre Maurizio Martina mette a punto gli ultimi ritocchi al suo programma, un altro candidato di peso lavora all'organizzazione della sua 'mozione'. Per un esponente Pd che, come Minniti, arriva dalla storia del Pci, la parte riguardante la 'squadra' è fondamentale. Al momento sono in quattro ad affiancare Minniti: Lorenzo Guerini, Luca Lotti e i fedelissimi del deputato calabrese, Nicola Latorre e Achille Passoni. Nomi a parte, l'organizzazione della mozione sarà "improntata alla collegialita'", viene riferito. Il nome di Luca Lotti è, per la verità, circolato come il più accreditato candidato a svolgere la funzione di coordinatore della mozione. Ma fonti parlamentari vicine all'ex ministro dell'Interno invitano alla prudenza: non è stato ancora deciso nulla e, soprattutto, "non c'è alcun pressing su Minniti in questo senso". Precisazione dovuta anche alle voci sempre più insistenti - ma rubricate nella categoria 'bufale' - che parlano di tensioni tra i renziani e lo stesso Minniti.
Secondo queste ricostruzioni, i renziani avrebbero chiesto a Minniti di accettare delle 'liste' per pesarsi in vista dei congressi provinciali. Quello delle liste è un rito congressuale: nella prima fase, limitata ai circoli del Pd, vengono associate a ciascun candidato locale delle liste di candidati all'assemblea che vengono eletti in proporzione ai voti presi da ciascun candidato nazionale. Ma, spiegano fonti parlamentari del Pd, è del tutto inutile utilizzare tale sistema per misurare il peso dei renziani che sostengono Minniti e frizioni non ce ne sono dato che è chiaro come l'80 per cento circa del sostegno a Minniti viene proprio dalla truppe dell'ex presidente del Consiglio.
Renzi accusa Gentiloni e Delrio
Mentre si va definendo la candidatura di Minniti, torna a parlare Matteo Renzi. Lontano dai temi del congresso, oggi l'ex segretario ha rilasciato una lunga intervista al Foglio. Tra gli affondi al governo e alla maggioranza gialloverde, Matteo Renzi ha infilato anche un atto d'accusa nei confronti di due big del partito: "Poco dopo la sconfitta del 4 marzi, tutti - in primis Paolo Gentiloni e Graziano Delrio - mi hanno chiesto di fare un passo di lato e di restare fuori dalle dinamiche del Pd al prossimo congresso. Mi colpisce la mancanza di serenità nel giudizio da parte di chi dopo avere avuto tutto grazie al nostro coraggio, ora pugnala alle spalle".