Si riaccende la polemica sul Muos (Mobile user objective system). "Il Muos verrà smantellato". Anzi no, "il Muos non si tocca". E poi ancora "sul Muos vale solo la parola del governo". Insomma, il Movimento 5 stelle ha una nuova grana. Dopo Tap e Ilva, stavolta è il turno del sistema radar americano installato nella riserva naturale della Sugherata di Niscemi qualche anno fa. È costato 7 miliardi, è utile alle comunicazioni satellitari della marina a stelle strisce e anche alla nostra sicurezza interna, e ha con una copertura che fa della Sicilia - spiega il Corriere della sera - il centro nevralgico di informazioni e comunicazioni che riguardano circa il 30% del pianeta, compreso il Medioriente.
Smantellarlo è una delle battaglie storiche del M5s, che ha sempre sostenuto le ragioni degli attivisti No Muos. Ma ora che il Movimento è al governo, però, la questione ha animato un botta e risposta tra i leader siciliani del Movimento, il ministero della Difesa e gli esponenti dei gruppi contrari all’impianto statunitense. Una situazione d’impasse - spiega il Fatto Quotidiano - sulla quale si è espresso nei giorni scorsi Luigi Di Maio. “Nei prossimi giorni ci saranno novità”, ha annunciato il vicepremier.
Parole subito rilanciate da Giampiero Trizzino, uno dei volti più conosciuti del M5s in Sicilia. “Smantelleremo il Muos. Il M5S e il governo hanno già preso una posizione, quella che hanno sempre avuto, e Luigi Di Maio a breve la comunicherà. La memoria della ministra Elisabetta Trenta contro il ricorso dei No Muos? Un fatto già passato”, dice il consigliere regionale del M5s.
I grillini, da sempre schierati per lo smantellamento della base, adesso, nella realpolitik governativa, sono costretti quantomeno a una brusca frenata. A Trizzino replicano fonti del ministero della Difesa che fanno trapelare una netta presa di distanza dal deputato siciliano:
"In questi giorni il governo è al lavoro sul dossier. Qualsiasi altra esternazione o posizione assunta da esponenti non appartenenti all’esecutivo - dicono dal ministero della Trenta - è da considerarsi espressione del singolo soggetto politico non del ministero della Difesa e men che meno del governo. L’unica voce ufficiale sul tema è e sarà quella del governo".
Segnali contraddittori che però - racconta il Corriere - sembrano marciare in una direzione ben poco ostinata e contraria, lontano dal movimentismo localista delle origine. Perché l’opera sta molto a cuore agli Stati Uniti d’America e difficilmente il premier Giuseppe Conte, in un momento così delicato, sarebbe disponibile a dare un dispiacere al presidente Trump. La parola definitiva sarà detta dal Consiglio di giustizia amministrativa il 14 novembre, quando si dovrà decidere se annullare le autorizzazioni ambientali per violazione del vincolo di inedificabilità.
Il Muos è attivo dal 2016 e occupa una superficie di un milione di metri quadri in un’aria che, secondo gli ambientalisti, è sottratta alla riserva naturale della Sughereta e sarebbe fonte di inquinamento. Tuttavia come scrive il Foglio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che l’inquinamento elettromagnetico porti con sé lo stesso rischio per la salute del caffè, insieme a cui rientra nella categoria delle sostanze “potenzialmente cancerogene”.
Dal 2013 il Muos è al centro di una vertenza giudiziaria che aveva prima visto il Tar ordinare lo stop ai lavori, poi il Consiglio di giustizia amministrativa aveva sbloccato il procedimento.