Se la sinistra si presenta divisa non solo non vince contro queste destre ma non riesce neanche a competere. Pierluigi Bersani ripete questa tesi da tempo ma con i fedelissimi ieri è tornato a sottolineare la necessità di costruire un campo largo e anche un soggetto nuovo per far sì che si possa creare una prospettiva vera per chi non si riconosce nella Lega e nel Movimento 5 stelle. Nella sua analisi però occorrerebbe che il Pd torni sul suo passato, spieghi i motivi della 'rottura' compiuta con il suo popolo e cambi strada. Combattere le destre semplificando il campo del centrosinistra, questo il suo ritornellio. Bersani ai suoi interlocutori ha spiegato anche quale dovrebbe essere la direzione: occorrerebbe - questo il suo ragionamento - una 'sinistra popolare'.
Ieri però è stato soprattutto il giorno di Minniti: ancora non c'è l'ok dell'ex ministro dell'Interno ma Matteo Renzi ha deciso di puntare su di lui. E ha invitato i sindaci fedelissimi a schierarsi chiedendo che Minniti sciolga la riserva e si candidi alla segreteria del Pd. Una mossa che nelle intenzioni dei renziani potrebbe mettere in difficoltà l'ex premier Gentiloni pronto a schierarsi con il governatore del Lazio, Zingaretti. Ma l'area che fa capo al presidente del partito, Matteo Orfini, critica con Minniti per la sua linea sul fronte dell'immigrazione, è pronta a smarcarsi. Intanto l'ex guardasigilli Andrea Orlando ironizza: 'E siamo a 6!!!", alludendo al numero degli esponenti dem che correranno alle primarie. Dopo Nicola Zingaretti, Matteo Richetti, Cesare Damiano, Dario Corallo, Francesco Boccia, si aggiungerebbe quindi Minniti. "Io alle primarie non mi candiderò, per alcuni sono una figura estranea, posso dire che non voterò Boccia", fa sapere da parte sua l'ex ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Delrio si chiama fuori
E si potrebbe pure arrivare a 7. È di ieri l'ultimo pressing nei confronti di Graziano Delrio affinché scenda in campo, magari per una candidatura unitaria. Nel Pd riferiscono che ad incontrare il capogruppo dem alla Camera sia stato anche Orfini ma l'ex ministro avrebbe ribadito l'intenzione di non candidarsi alla segreteria. Fermo sull'idea che occorra dare spazio ad una nuova generazione. E allora arriverà un appello dai renziani affinché sia Marco Minniti a sfidare Nicola Zingaretti. In primis si sono schierati 13 sindaci Pd, tra cui Dario Nardella (Firenze), Antonio De Caro (Bari), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Giorgio Gori (Bergamo). Cosa faranno allora gli orfiniani? Potrebbero presentare un proprio nome, forse quello di Chiara Gribaudo. La candidatura di Minniti quindi è in dirittura d'arrivo, riferiscono fonti parlamentari renziane. Sembra tramontata anche l'ipotesi di un accordo con Martina e anche la possibilità di chiedere tempi più lunghi per il congresso.
Domenica Zingaretti lancerà la sua corsa alle primarie con la manifestazione organizzata a Roma. E sarà la prima volta che arriverà ufficialmente l'endorsment di Gentiloni. La risposta di Renzi arriverà con la Leopolda. L'ex premier ha già ribadito che non intenderà parlare di correnti ma di contenuti. E illustrerà il suo piano di lanciare comitati civici di resistenza in tutto il territorio. Con coordinatori regionali, rappresentanti non parlamentari, che avranno il compito di costituire un vero e proprio network sul territorio. E andare oltre al Pd. Il progetto sarebbe quello di spendere poi quella rete alle Europee con una lista.
La 'Leopolda' di Zingaretti
"Che la forza sia con noi, perché ci servirà molto". Zingaretti prende a prestito uno degli slogan più famosi della cultura pop per presentare "Piazza Grande", la kermesse con cui lancerà ufficialmente la sua candidatura a segretario del Pd, sabato e domenica all'ex-Dogana di Roma. Un "grande evento politico e culturale", ha teso a sottolineare ai presenti, "non del Pd ma che si rivolge a tutte le forze culturali, sociali e politiche che vogliono combattere per costruire una nuova speranza". "Occorre il coraggio di voltare pagina - ha spiegato Zingaretti - per cambiare politiche economiche e sociali, forme di organizzazione, per tornare alla voglia di confrontarsi e parlarsi, come si dovrebbe fare nelle piazze, per trovare le soluzioni".
Per il momento, ha sottolineato Zingaretti, la risposta della gente è stata superiore alle aspettative, con la costituzione di 300 comitati, tanto che la sede iniziale ha dovuto essere sostituita con una più capiente: "Siamo già a 2850 prenotazioni online - ha sottolineato Zingaretti - verranno da tutta Italia rappresentanti della società, gente arrabbiata, uomini politici". Tra questi ultimi, spicca la presenza di Gentiloni, che parlerà domenica mattina, prima dell'intervento conclusivo del governatore. Il giorno prima, però, la parola sarà data ai tavoli tematici, per la precisione dieci, "senza vip ma con persone che vogliono dare una mano".
Al di là della caratterizzazione apartitica che vuole dare all'evento, sullo sfondo resta la contesa per il Nazareno, e in quest'ottica Zingaretti tende a sottolineare, quando qualcuno gli chiede se si tratti di una "Leopolda zingarettiana", che "nella nostra comunità serve più rispetto e meno sospetto, non è la chiamata a raccolta di energie contro qualcuno, ma è un appello a combattere per la speranza". L'appello del governatore del Lazio non è limitato al campo del Pd o a quello del centrosinistra ma si rivolge a "tutti gli italiani", a partire da quanti hanno votato per il M5s, che, secondo Zingaretti, "sta sbagliando ricetta, deve tenere il punto su una ricetta sbagliata che io posso anche rispettare ma che resta sbagliata".