In apertura è già a 290, alle 10,12 a 298. La Borsa di Milano, contemporaneamente, scende di 1,9. Ecco la risposta dei mercati alla lettera con cui la Commissione Europea ha fatto sapere all’Italia che il Def, così com’è, ancora non va. Le ore successive vanno anche peggio.
Cronaca di una giornata densa e tumultuosa: alle 11,12, letto delle prime reazioni dei mercati, Matteo Salvini risponde: lavoro e pensioni vengono prima dello spread. E dietro quello che sta accadendo ci sono degli speculatori. Risultato: un quarto d’ora dopo il differenziale tra Bund e Btp sale a 309. Quota 300 è superata per la seconda volta in pochi giorni, qualcuno già fa i conti sui milioni bruciati. Il Mib perde ancora: -2%.
Un pomeriggio in affanno
Al pomeriggio le cose non migliorano di molto. Alle 15,28 la discesa si arresta a 305, e mentre il presidente della Camera Roberto Fico dice di non essere preoccupato, Salvini aggiunge: andiamo avanti, non faremo la fine della Grecia. In chiusura si risale a 307, ancora ben fissi sopra i 300. E la Borsa chiude a -2,43. I miliardi di capitalizzazione bruciati sono 15. Difficile considerarlo un successo.
Ora la parola al Parlamento
Intanto in Parlamento inizia la discussione sulla Nota di aggiornamento del Def. Cinque le audizioni in programma domani. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sarà sentito alle 10 dalle commissioni Bilancio della Camera e del Senato. Alle 11,30 sarà il turno dei rappresentanti della Banca d’Italia, alle 12,45 dell’Istat, alle 14 della Corte dei Conti e alle 20,15 del presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Giuseppe Pisauro, che dovrà rendere noto l’esito della validazione del nuovo quadro programmatico dei conti. L’iter in Parlamento durerà meno di tre giorni: giovedì il testo dovrà essere approvato dalle Camere, insieme all’autorizzazione allo scostamento del piano di rientro dei conti pubblici.
Savona non accetta critiche, Confcommercio vede grigio
Non si arresta intanto la ridda di dichiarazioni e di commenti sulla situazione economica del Paese e sul rapporto con la Commissione europea, che venerdì sera – nella risposta al titolare del Mef - aveva sottolineato la “deviazione significativa” decisa dall’Italia.
Critiche che il ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, respinge: “Siamo ragionevolmente convinti che la nostra politica sia corretta, cauta e per certi versi moderata", ha detto incontrando la stampa estera, prevedendo che il Pil potrà raggiungere il 2% nel 2019 e il 3% nel 2020. Intanto oggi Confcommercio ha rivisto al ribasso le sue stime, e per l'anno prossimo prevede un esile +1%.
L’analisi di Di Maio, quella di Salvini
Il vicepremier M5s, Luigi Di Maio, si dice sicuro che l’Italia potrà spiegare la bontà della Manovra ai mercati e all’Unione europea: "Non vogliamo uscire nè dall'euro nè dall'Unione europea. È chiaro ed evidente che la tendenza nazionale nostra e internazionale di tutti gli altri Paesi, europei e non, è quella di forze politiche emergenti che guadagnano sempre più consenso. Noi ci dobbiamo restare e dobbiamo approfittare di questo momento storico per cambiarla".
Matteo Salvini attacca invece gli speculatori: dietro la risalita dello spread – afferma il capo leghista - c'è una "manovra finanziaria di speculatori alla vecchia maniera" ma "chi pensa di speculare perde tempo e a nome del governo dico che non torneremo indietro".
Ma le opposizioni chiedono al governo di ripensarci
Dalle opposizioni, Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue e vice presidente di Forza Italia chiede al governo "di fare marcia indietro, di fermarsi, prima che sia troppo tardi" perché, spiega, "il problema non è Bruxelles o lo spread" ma "i conti degli italiani. Già stanno aumentando i tassi variabili dei mutui e se aumenta il debito pubblico e le agenzie di rating decidono di declassare l'Italia anche di un solo gradino si spaventano tutti gli investitori".
Per Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd, con la manovra il governo ha commesso un errore drammatico" perché "aumentando il debito senza alcun investimento sui fattori che possono spingere verso lavoro e produzione l'unico risultato che sta provocando è un aumento dell'indebitamento. Infine su twitter Matteo Renzi avverte: "Stanno scherzando col fuoco. E il conto lo pagheremo tutto, fino all'ultimo centesimo, noi cittadini italiani #ManovraDelPopolo".