Ala governativa e ala parlamentarista: lotta e governo, in maggioranza e all’opposizione. Tutto contemporaneamente. Il caso vaccini fa emergere un gap tra la parte del Movimento 5 Stelle andata al governo, costretta a misurarsi con la complessità dei problemi e la necessità di procedere uniti con gli alleati, e quella che, rimasta sui banchi di Camera e Senato, mantiene molto dell’intransigenza originaria. A rimanere stretta nella morsa, in questi giorni, il ministro della Salute: Giulia Grillo.
Medico a cinque stelle
Questi gli accadimenti: la componente no-vax del Movimento è tradizionalmente molto forte. La sua voce si è fatta sentire, e non poco, anche nel corso della campagna elettorale di primavera. Poi arriva il momento di governare, e ci vuole poco a vedere come l’argomento sia ad alto tasso di pericolosità per la tenuta della coalizione con la Lega.
Al dicastero che già fu di Beatrice Lorenzin, autrice di una legge per l’esclusione dall’accesso a scuola dei bambini i cui genitori non provino le avvenute vaccinazioni, va Giulia Grillo. Medico ed esponente dei 5 Stelle. È lei che deve trovare la soluzione. Finora la linea ufficiale è stata riassumibile in queste formula: nessuna obbligatorietà, salvo caso di conclamata epidemia (rispondono i sostenitori della linea opposta: se c’è l’epidemia è ormai inutile vaccinare: il danno è fatto).
Per chi suona la campanella
Resta comunque il nodo: in caso di mancato intervento del legislatore, a settembre di aprono le scuole con ancora in vigore le norme della Legge Lorenzin, quella dei vaccini obbligatori sennò non si entra in classe. Le rappresentanze dei medici premono in questo senso. Anche all’interno del Movimento si inizia ad udire qualche voce dissonante, magari di deputati che nella vita civile fanno i medici. Assicura Giulia Grillo: sono un medico, i vaccini vanno fatti.
Semmai – è la posizione di Luigi Di Maio – il problema è che non si deve procedere usando la scuola come clava per imporre le vaccinazioni, ma procedere con la persuasione. Una posizione che adesso, alla luce dei nuovi fatti, inizia a piacere anche a Matteo Salvini.
Mille proroghe per due Repubbliche
Perché di fatti nuovi ve ne sono. Il primo è che l’ultimo atto prima della sospensione agostana dei lavori parlamentari si chiama Decreto Milleproroghe. Tradizionalmente un enorme scatolone legislativo che si riempie di tutti gli interventi, più o meno piccoli, che si sono resi necessari alla luce della realizzazione pratica delle leggi varate nel corso del tempo. Una nota: l’inevitabile guazzabuglio ha spinto più di una volta il Quirinale ad esortare a non adottare provvedimenti definiti per pura cortesia istituzionale come “disomogenei”, ma da questo punto di vista la Terza Repubblica assomiglia tremendamente alla Seconda.
Medico tra i medici
Nel Milleproroghe di quest’anno, all’ultimo momento, qualcuno ha inserito una norma ad hoc. Si vorrebbe rassicurare le due anime del Movimento: quella tradizionalmente no vax e quella che invece i vaccini li vuole. A quest’ultima si sta avvicinando a grandi passi anche il ministro Grillo, che ormai ad ogni piè sospinto ricorda di essere medico tra i medici, e che lei per i vaccini è sempre stata.
Tutto rimandato
La sintesi, presentata da esponenti del gruppo Cinque Stelle e della Lega, prevede uno slittamento di un anno nell’applicazione delle norme draconiane volute da Beatrice Lorenzin. In altre parole: per mandare i figli a scuola non ci sarà l’obbligo di presentare i certificati che comprovino le vaccinazioni. Basterà l’autocertificazione. Idea, quest’ultima, che era già contenuta in una circolare a firma Grillo. Solo che con la millesima delle mille proroghe anche lei, il ministro, si trova spiazzata, per non dire scavalcata. Anche perché i tempi tecnici per approvare il Milleproroghe in via definitiva non ci sono: il provvedimento deve superare il vaglio della doppia lettura di entrambi le Camere, e siamo solo a metà del cammino. Risultato: tutto rimandato a settembre, e il giorno della riapertura delle scuole non si sa quale norma dovrà essere applicata.
Lo sfogo del ministro
Insomma: vittoria di sostanza per i no vax, ma al prezzo di un possibile caos organizzativo. L’ala movimentista ha il sopravvento su quella governativa, o su quella che crede nella scienza positiva.
Il ministro non gradisce, ed affida a Facebook un lungo sfogo. Si tratta di una questione, denuncia, he si è trasformata “in strumento di lotta politica a tratti con toni di guerra di religione”. E aggiunge: tutto è nato da una “proposta di iniziativa parlamentare e, non governativa, lo sottolineo a scanso di ogni equivoco”. Insomma, io non c’entro. Tanto più che “sono un medico prima che un ministro”.
Detto in altre parole, il ministro sembra già prendere le distanze da quello che avverrà, spiegando che una parte del suo Movimento, quella ancora seduta sui banchi parlamentari, questa volta ha fatto l’opposizione all’altra parte dello stesso M5s. Quella che cerca di governare. Alleandosi con la Lega.