È gelo nel governo sull'abrogazione della legge Mancino sui reati di opinione. È il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, a rilanciare una vecchia battaglia della Lega e 'chiodo fisso' di Matteo Salvini, a sostegno della quale il partito di via Bellerio raccolse anche le firme, nella primavera del 2014. A Fontana fa subito sponda il ministro dell'Interno. "Alle idee, anche le più strane, si risponde con le idee, non con le manette", dice Salvini. Salvo poi precisare che le "priorità della Lega e del governo sono lavoro, tasse, giustizia e sicurezza", mentre "evitare di processare le idee nel nome della libertà di pensiero è una battaglia giusta ma certo non una priorità".
Sull'argomento era nel frattempo intervenuto Luigi Di Maio a 'frenare' e rammentare che l'abrogazione della legge Mancino "non è nel contratto di governo. È uno di quegli argomenti usati per fare un po' di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese: lotta alla povertà, lavoro e imprese".
Conte: "Il contratto di governo non lo prevede"
A Di Maio ha fatto eco il premier, Giuseppe Conte, ricordando che "l'abrogazione della legge Mancino non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del governo. Personalmente credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l'incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa. In questo momento - ha aggiunto Conte - il governo deve lavorare e impegnarsi su molti fronti caldi: rilancio dell'occupazione, riforme strutturali che consentano la crescita economica e lo sviluppo sociale del Paese. Concentriamo su questi obiettivi il nostro impegno". Per il sottosegretario M5s alle Pari opportunità, Vincenzo Spadafora, invece, la legge Mancino non solo non si deve toccare ma va estesa anche all'omofobia. Un probabile riferimento, quest'ultimo, all'intervista al Corriere nella quale Fontana aveva affermato che "le famiglie gay non esistono", suscitando anche in questo caso malumori nel M5s.
Subito dopo le dichiarazioni di Fontana la sinistra era insorta, con il Pd che aveva parlato di "governo 'nero'", accusato i leghisti di "fascismo" e Liberi e uguali che aveva chiesto un passo indietro di Fontana. Il ministro veneto era stato netto su Facebook. "I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l'arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano, accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l'intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico", aveva scritto su Facebook. "Una sottile e pericolosa arma ideologica studiata per orientare le opinioni", aveva aggiunto.
Prosegue Fontana: "Tutte le prime pagine dei giornali, montando il caso ad arte, hanno puntato il dito contro la preoccupante ondata di razzismo, per scoprire, in una tragica parodia, che non ce n'era neanche l'ombra. Se c'è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile. Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano. I burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato".
Le reazioni del centrosinistra
Immediata la reazione delle opposizioni. "Altro che abrogare la legge Mancino. Da abrogare è il ministro Fontana. E con lui il governo dell'odio, sempre più pericoloso per gli italiani", ha scritto su Twitter il segretario del Partito democratico, Maurizio Martina. Più duro il presidente dei dem, Matteo Orfini: "E ora è arrivato il ministro Fontana che propone di abolire la legge Mancino. Perché a questo governo fascisti e razzisti evidentemente piacciono. Perché di questo governo razzisti e fascisti evidentemente sono parte". A Orfini fa eco il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci: "È un governo sempre più nero. Il ministro della Famiglia (sic) Fontana ora propone di abolire la legge Mancino che vieta l'apologia di fascismo". Sempre nel Pd è intervenuto Emanuele Fiano: "Lo aspettavamo ed è arrivato. Il governo giallo-verde, per bocca del ministro Fontana, scopre la sua vera identità e annuncia di voler abrogare la legge che in Italia, come in tutta Europa, vieta la diffusione di idee discriminatorie e razziste. Il progetto è sdoganare il razzismo e dare soddisfazione a una parte significativa del loro bacino elettorale che evidentemente chiede loro proprio questo". Per il coordinatore nazionale di Mdp, deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza, sono "inaccettabili le parole del ministro Fontana: l'Italia è una repubblica democratica antifascista e antirazzista, chi non lo ricorda non è degno di fare il ministro".
Di diverso avviso la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "FdI condivide la proposta del ministro Fontana di abrogare la legge Mancino. Siamo sempre stati contrari ai reati di opinione perché riteniamo la libertà di espressione sacra e inviolabile, abbiamo già proposto l'abrogazione di questa norma nella scorsa legislatura quando il Pd e la sinistra hanno tentato di approvare in Parlamento la folle proposta di legge Fiano: siamo pronti a rifarlo oggi".
Per l'ex ministro che le diede il nome, la legge serve ancora
"Ricordo gli striscioni polemici nei miei confronti nelle piazze e negli stadi, ma ritengo di essere stato nel giusto allora, come oggi, perché una emergenza di tipo sociale, legata a forme di razzismo strisciante e ad una certa recrudescenza di idee suprematiste, esiste ancora, ed eventuali reati commessi con tali assurde motivazioni vanno sanzionati adeguatamente", dichiara l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, che ha dato il nome alla legge del 1993 oggi contestata", anche coloro che con superficialità parlarono e parlano di 'misure liberticide' - aggiunge Mancino - dovrebbero riflettere sulle conseguenze di una predicazione di odio che la enorme e incontrollata diffusione dei social network rende oggi ancor più pericolosa".
Fontana insiste: "Una riflessione va fatta"
"Credo che una riflessione, nonostante non sia una priorità del governo, vada fatta anche sulla legge Mancino", ribadisce Fontana con un videomessaggio su Facebook. "il rischio è che diventi non un vero strumento per combattere il razzismo, ma per fare propaganda politica e per azzittire gli avversari politici. Negli ultimi giorni c'è stata una vera e propria propaganda ideologica che ha tentato di far passare per razzismo ciò che razzismo non era. È evidente che ormai ci sono politici, giornalisti e un certo mainstream che non vuole combattere il razzismo ma vuole usare e strumentalizzare il razzismo come arma politica. Viene da chiedersi se quindi anche certi strumenti legislativi che ci sono non siano poi al servizio, o possano diventare al servizio, di questa propaganda ideologica".