Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana ha proposto l'abolizione della legge Mancino. Una vecchia battaglia della Lega, che il ministro ha deciso di far tornare attuale dopo il caso Deisy Osakue. In un post su Facebook ha scritto:
"I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l'arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l'intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico. Una sottile e pericolosa arma ideologica studiata per orientare le opinioni".
E ancora:
"Tutte le prime pagine dei giornali, montando il caso ad arte, hanno puntato il dito contro la preoccupante ondata di razzismo, per scoprire, in una tragica parodia, che non ce n'era neanche l'ombra - sostiene il ministro -. Se c' è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile.Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano. I burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato".
Le misure contro l'incitamento all'odio razziale: multe e reclusione
In una sintesi schematica di Wikipedia, si spiega cosa prevede questa legge. L'articolo 1 della legge approvata nel 1993 dispone quanto segue: "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, [...] è punito:
- con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
- con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni".
Le misure contro la propaganda fascista e razzista
L'articolo 2 invece stabilisce che "chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi" come sopra definiti "è punito con la pena della reclusione fino a tre anni e con la multa". Inoltre lo stesso articolo vieta la propaganda fascista e razzista negli stadi, disponendo che "è vietato l'accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con emblemi o simboli" di cui sopra. "Il contravventore è punito con l'arresto da tre mesi ad un anno".
Ieri il presidente della Camera Fico aveva detto di combattere il fascismo in tutte le sue forme
La volontà di Fontana arriva meno di 24 ore dopo le dichiarazioni di Fico, che ieri da Bologna aveva detto: "Il fascismo è ciò che abbiamo combattuto in questo Paese, è la nostra storia, non posso che essere d'accordo, i fascismi oggi possono essere di tanti tipi e vanno tutti combattuti": la dichiarazione è arrivata dopo la commemorazione della strage di Bologna, dicendosi d'accordo con le parole del sindaco di Bologna Virginio Merola. Nel suo intervento Fico aveva invitato a cercare un'Italia nuova, buttandosi il vecchio Paese alle spalle. "L'Italia nuova - aveva spiegato Fico - è un'Italia che fa di tutto per ricercare le verità perché la democrazia si poggia sulla ricerca della verità".