Guardate bene questa ragazza, perché non la vedrete più. O, almeno, non la vedrete nei panni di Lara Pedroni perché è tornata a vestire quelli - reali - di Jezebel Alice Stewart Ellwood, il profilo Instagram da cui erano state rubate le foto usate per creare il profilo fake che in pochi giorni è riuscito a inondare Facebook di bufale condivise a gran velocità.
Nel mirino di Lara Pedroni c'erano le icone di quello che ormai viene definito da una certa parte come l'ala radical chic della politica italiana: Matteo Renzi, Roberto Saviano, Laura Boldrini e, giusto per non farsi mancare niente, Cecile Kyenge. Cosa faceva Lara? Creava dei meme usando frasi mai dette dai vari personaggi e le diffondeva sul social network. Quello che attribuiva a Saviano una frase in cui diceva di preferire i migranti ai "terremotati piagnoni" ha racimolato più di 700 like in pochi minuti.
Come ha fatto? A spiegarlo è il debunker David Puente, che ha passato al setaccio il profilo di Lara Pedroni e lo ha messo alla berlina, tanto che in poche ore è sparito da Facebook.
Chi ha creato il profilo fasullo sapeva bene come muoversi: ha prima attirato l'attenzione parlando di sesso, poi ha condiviso i post soprattutto su pagine e gruppi dove di sicuro sarebbero stati condivisi: pagine inneggianti alla Russia di Putin, a Salvini premer e al M5s al governo. Il tono è quello tipico di un certo tipo di bufale e di 'hate speech': punti esclamativi a profusione, caratteri cubitali e parole come 'schifo', 'vergogna' e 'condividi'.
Ha agito con sistematicità, creando cinque montaggi in due giorni, l'ultimo poco dopo che Puente aveva esposto il profilo come falso. Poi è sparito, probabilmente per ripresentarsi fra un po' in un'altra, inquinante, forma.