Superare Dublino, rafforzare le frontiere esterne e gli accordi tra Ue e paesi terzi, creare centri di protezione internazionale nei paesi di transito. Ma soprattutto superare il criterio del Paese di primo arrivo affermando il principio che "chi sbarca in Italia, sbarca in Europa". Questa la proposta che l'Italia ha sottoposto ai 15 paesi europei riuniti a Bruxelles per la riunione informale sui migranti.
"L'Europa è chiamata a una sfida cruciale. Se non riesce a realizzare un'efficace politica di regolazione e gestione dei flussi migratori, rischia di perdere credibilità tutto l'edificio europeo - è la premessa italiana - l'Italia vuole contribuire costruttivamente alla formulazione di questo nuovo approccio", ma è necessario "passare dalla gestione emergenziale, alla gestione strutturale del fenomeno immigrazione".
La prima proposta italiana è quella di "intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti e investire in progetti". Nella proposta italiana si fa riferimento agli accordi con Libia e Niger. Inoltre per l'Italia bisogna creare "centri di protezione internazionale nei Paesi di transito" per "valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari: a questo scopo l'Ue deve lavorare con UNHCR e OIM, ma è anche "urgente rifinanziare il Trust Fund UE-Africa. L'Italia chiede ancora che siano rafforzate le frontiere esterne, puntando sulla capacità delle missioni UE (EUNAVFOR MED Sophia e Joint Operation Themis) e supportando la Guardia Costiera Libica.
Il punto chiaveè superare Dublino, chiede il governo. Un accordo "nato per altri scopi ma che ormai è insufficiente. Solo il 7% dei migranti sono rifugiati. Senza intervenire adeguatamente rischiamo di perdere la possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace. Il Sistema Comune Europeo d'Asilo oggi è fondato su un paradosso: i diritti vengono riconosciuti solo se le persone riescono a raggiungere l'Europa, poco importa a che prezzo", aggiunge l'esecutivo Conte.
Per l'Italia è quindi necessario "superare il criterio di Paese di primo arrivo. Chi sbarca in Italia, sbarca in Europa. Responsabilità-solidarietà è un binomio che va riaffermato, non un dualismo. E' in gioco Schengen". La proposta di Roma passa anche per la responsabilità comune tra Stati membri su naufraghi in mare: "Non può ricadere tutto sui Paesi di primo arrivo - sostiene Conte - serve uperare il concetto di 'attraversamento illegale' per le persone soccorse in mare e portate a terra a seguito di Sar. Bisogna scindere tra porto sicuro di sbarco e Stato competente a esaminare richieste di asilo. L'obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di processare domande per conto di tutti".
L'Unione europea inoltre, deve contrastare, con iniziative comuni e non affidate solo ai singoli Stati membri, la "tratta di esser umani" e combattere le organizzazioni criminali che alimentano i traffici e le false illusioni dei migranti". "Non possiamo portare tutti in Italia o Spagna. Occorrono centri di accoglienza in più Paesi europei per salvaguardare diritti di chi arriva e evitare problemi di ordine pubblico e sovraffollamento".
Secondo l'Italia, se questi principi venissero realizzati, si risolverebbe anche la questione dei 'movimenti secondari' che sta creando problemi in particolare alla Germania e mettendo in difficoltà Angela Merkel: "attuando principi precedenti, gli spostamenti intra-europei di rifugiati sarebbero meramente marginali. Così i movimenti secondari potranno diventare oggetto di intese tecniche tra paesi maggiormente interessati". Ultimo, ma non ultimo, il punto che riguarda le quote d'ingresso dei migranti: si ribadisce il principio secondo cui ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici, dice l'Italia, "ma vanno previste adeguate contromisure finanziare rispetto agli Stati che non si offrono di accogliere rifugiati".