Prima va avanti a tutta birra, lanciando l'idea di un censimento dei rom in Italia e facendo drizzare i capelli a Giuseppe Conte, in partenza per Berlino. Poi, proprio su pressione del premier, corregge il tiro e il presidente del Consiglio può tirare un sospiro di sollievo. Ma alla fine torna alla carica e assicura che sull'idea di censire i nomadi non fa un passo indietro. La tattica di Matteo Salvini è interpretata da tutta la stampa allo stesso modo: minare la tenuta del governo con una sparata dietro l'altra destinate a distrarre le energie dai propositi che a fatica i Cinque Stelle tentano di portare avanti, Primo su tutti: il reddito di cittadinanza.
Secondo il Corriere la rassicurazione di Luigi Di Maio ai suoi, suona come un monito per l’alleato di governo: "Finché resteremo nel contratto non ci sarà nessuna tensione". In realtà la giornata è segnata da una certa insofferenza nel Movimento, che nel quartier generale leghista imputano agli ultimi sondaggi: le intenzioni di voto, infatti, ipotizzano un sorpasso del partito di Salvini sui 5 Stelle. La frase sul censimento dei rom è solo un tassello.
La frase con cui Conte è sbottato, riportata da Repubblica, è ormai nota a tutti. "Questo è veramente troppo, supera ogni limite. Così non reggiamo" ha detto prima di decollare per Berlino. Non poteva che chiedere una rettifica al suo vice, arrivata due ore dopo, ma smentita dallo stesso Salvini dopo altre 24 ore con il solito messaggio sui social: "vado avanti".
L'effetto, insomma, è sempre lo stesso: oscurare ancora una volta una missione del presidente del Consiglio, distruggere il castello comunicativo di Di Maio e, come scrive la Stampa, ecco il sospetto di una strategia per destabilizzare il governo. Le coincidenze ora sono tante e pesano. Non c’è viaggio internazionale di Conte (tre in dieci giorni) che non sia accompagnato da dichiarazioni choc del leghista. Salvini gli ruba la scena, radicalizza i piani del governo, provoca un immediato stress test con gli alleati grillini.
E c'è da aspettarsi che anche l'intervento dell'Ue - per la verità piuttosto blando - pensato per puntualizzare, finisca per alimentare le polemiche. Cosa ha detto la portavoce della Commissione? Niente di sconvolgente: solo ricordato che "non si può espellere un cittadino europeo su base etnica".