L'avvento del governo "giallo-blu" di M5s e Lega continua a suscitare controversie, spesso preventive. Dopo la bagarre scatenata dall'insultante editoriale apparso sullo Spiegel, che ci ha bollato come "oziosi accattoni", la polemica ha continuato a lievitare dopo le parole, parzialmente fraintese, del commissario Ue per il bilancio Guenther Oettinger ("i mercati insegneranno all'Italia a non votare i populisti") e la violentissima bordata di Markus Ferber, deputato della Csu (la gamba bavarese della Cdu di Angela Merkel), secondo il quale, in caso di default, bisognerebbe invadere Roma con i panzer come ai tempi di Kesserling. Casi che hanno creato un tale nervosismo nell'opinione pubblica italiana da causare una reazione eccessiva alle parole del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, il quale, secondo il Guardian (che aveva distorto il suo intervento), avrebbe invitato il Paese a "lavorare di più ed essere meno corrotto" per risolvere i problemi del Mezzogiorno.
Da tale reazione a una dichiarazione in realtà più pacata (per risollevare il Sud servono più lavoro e meno corruzione - intendeva), Juncker ha compreso quanto pesante fosse diventato il clima e ha quindi invitato i partner comunitari a "rispettare" l'Italia senza impartire "lezioni" e "calpestarne la dignità". Un intervento che arriva dopo un altro episodio, avvenuto ieri all'Expo di Rotterdam, dove l'ex commissario Ue al Commercio, il belga Karel de Gucht, si è esibito in un nuovo attacco nei confronti di una nazione rea di aver mandato al governo i cosiddetti "populisti". Non sono al momento reperibili registrazioni integrali dell'intervento. Quel che sappiamo è che i toni sarebbero stati così accesi da spingere l'intera delegazione italiana ad abbandonare la sala e costringere l'organizzazione dell'evento a chiedere scusa.
Dopo un intervento definito "decisamente fuori luogo e soprattutto immotivato", si sono alzati e hanno lasciato la conferenza Zeno D’Agostino, presidente di Assoporti nonché dell’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico orientale, nonché Stefano Corsini, Pino Musolino e Ugo Patroni Griffi, al vertice rispettivamente delle Autorità dell’Alto Tirreno, dell’Adriatico settentrionale e dell’Adriatico meridionale.
"Commenti superficiali e ingerenza intollerabile"
"Pensavamo fosse abbastanza veloce e invece è durato più di dieci minuti, non mollava più, continuava a parlare dell'Italia e degli italiani, dell'incapacità di gestire certe situazioni nel momento in cui si dovesse profilare un'uscita dall'euro e quant'altro", racconta D'Agostino all'emittente, "abbiamo pensato che stava esagerando, non aveva niente di oggettivo e stava diventando molto soggettivo e anche particolarmente sgradevole per noi che eravamo i rappresentanti economici del nostro Paese" Non abbiamo capito perché questo signore abbia voluto esagerare così tanto parlando del nostro Paese, purtroppo questo signore ha rovinato un paio d'ore di questo bell'evento". Subito dopo, ha aggiunto D’Agostino, i vertici di Espo sono venuti a scusarsi "ben comprendendo l’imbarazzo conseguente all’intervento di De Gucht". "I commenti superficiali, le note eccessivamente polemiche e le valutazioni inappropriate sono state, ad avviso dei Presidenti, una intollerabile ingerenza nelle questioni interne nazionali. Ciò ha inevitabilmente portato i rappresentanti della portualità italiana a lasciar la sala in segno di protesta", si legge in una nota della delegazione.
De Gucht "ha detto cose abbastanza ignoranti sull'Italia, più che pesanti, era tra l'altro il discorso di apertura", ha poi spiegato D'Agostino a Telenord, "ha fatto alcuni riferimenti a delle situazioni di populismo europee poi a un certo punto ha iniziato a parlare del governo italiano, del potenziale governo che si stava insediando citando i partiti coinvolti e quant'altro, all'inizio lo avevamo preso come esempio ma siccome a un certo punto questo esempio stava durando più di dieci minuti abbiamo pensato che non aveva senso da cittadini italiani, da rappresentanti dell'Italia in quel momento, continuare ad ascoltarlo. In quel momento si capiva poco di quello che stava succedendo a Roma, quindi che ci fosse un belga che ci spiegava la situazione...". La delegazione italiana ha comunque ricevuto la "solidarietà totale da parte di tutti", compresi i rappresentanti del Belgio.
Nuove bordate dalla stampa tedesca
Da un ex ministro degli Esteri come De Gucht sarebbe stato lecito attendersi più diplomazia, considerando inoltre come il Belgio sia il Paese che vanta il record mondiale di instabilità politica: 541 giorni senza governo. Eppure quest'ennesimo exploit è sintomatico di un nervosismo di parte dell'Europa - ovvero il blocco che fa riferimento alla Germania - sulle cui ragioni vale la pena riflettere. È di ieri, inoltre, un'altra durissima copertina dello Spiegel, che non sembra affatto intenzionato ad archiviare la polemica.
E anche l'Handelsblatt, come si suol dire, la tocca piano.
Berlino ha paura di un asse franco-italiano?
Dopo che i membri del nostro nuovo esecutivo, a partire dal ministro dell'Economia Giovanni Tria, hanno chiarito che Roma non ha la minima intenzione di uscire dall'euro (in caso contrario, il panico sarebbe comprensibile), la chiave di lettura potrebbe essere la seguente: il governo Conte potrebbe spostare gli equilibri interni all'Unione Europea in maniera tale da mettere la parola fine all'attuale supremazia tedesca. Non perché, come viene spesso suggerito, Roma andrebbe a fare compagnia al blocco di Visegrad (al quale, comunque, la Lega guarda con simpatia) ma perché, l'asse franco-tedesco, ormai spezzato, potrebbe essere sostituito da un inedito asse franco-italiano, magari rafforzato dagli altri Paesi mediterranei.
Come abbiamo già spiegato, Emmanuel Macron guarda con un certo favore al governo Conte e al Movimento 5 stelle, che potrebbero rivelarsi utili al suo obiettivo di una maggiore integrazione che faccia saltare i paletti finora posti dalla Germania verso forme di mutualizzazione del debito (i cosiddetti "eurobond") e la messa in discussione dell'enorme - e irregolare secondo i trattati - surplus commerciale tedesco. Le critiche che Tria rivolge a Berlino, del resto, sono molto simili a quelle che arrivano da Parigi. Paradossalmente, i partiti italiani che vengono definiti "euroscettici" potrebbero aiutare Macron a superare le resistenze teutoniche verso un'Europa più unita. Se Conte sia conscio di questa sfida e sia pronto a coglierla, lo scopriremo nei prossimi mesi.