"Se salta Paolo Savona, salta tutto" è in questi giorni il mantra di Matteo Salvini. Il numero uno del Carroccio intenderebbe portare fino all'estremo lo scontro con il Quirinale, che non gradisce la nomina a ministro dell'Economia di una figura così critica nei confronti dell'impalcatura dell'unione monetaria e della Germania. Un irrigidimento che sembra condiviso (anche sui social network) dal capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, ma che agita parte del Movimento 5 stelle. Perché, se salta tutto, si torna alle urne. E, se si torna alle urne, sondaggi alla mano, il centrodestra a trazione leghista avrebbe ottime possibilità di conquistare la maggioranza anche a legge elettorale invariata e si aprirebbero così per Salvini le porte di Palazzo Chigi. Sarà stato questo l'argomento del misterioso colloquio tra il leader leghista e Silvio Berlusconi, avvenuto in piene consultazioni? I rapporti tra i partiti del centrodestra potrebbero essere quindi assai meno tesi di quanto appaia all'esterno.
Savona disposto a un passo indietro. La Lega no
"D’altronde Salvini aveva disseminato una serie di indizi inequivocabili negli ultimi giorni", scrive il Corriere, "il primo risale al colloquio conclusivo con l’economista scelto per il ministero più delicato. 'Se il problema è il mio ultimo libro — aveva esordito Savona — ne ho scritti altri prima. Se il problema è il carattere, lo si dice di chi ha un carattere forte. Se servo, sono disponibile. Se devo essere sacrificato sull’altare della patria, mi farò da parte. E non sarò certo io a polemizzare contro i partiti e tantomeno contro il presidente della Repubblica'. 'No professore, nessun passo indietro', era stata la risposta di Salvini: 'Anche perché se è “no” per uno è “no” per tutti'."
"Salvini romperà, datemi retta", dice il Cav
"C’è poi la telefonata che il leader della Lega aveva fatto con Berlusconi tre giorni prima, e al termine della quale il Cavaliere aveva lasciato esterrefatti i dirigenti forzisti: 'Salvini romperà, datemi retta. Invece del governo avremo il voto anticipato' - leggiamo ancora sul Corriere - Una premonizione confermata l’altro ieri, durante il colloquio tra i due 'alleati' a Montecitorio. 'Su questa storia di Savona tirerò dritto fino in fondo', era stato l’incipit del capo del Carroccio: 'Ne uscirò anche bene. Andremo alle elezioni e le vinceremo'. Berlusconi, galvanizzato dalla possibilità di ricandidarsi, gli aveva risposto di essere pronto alla sfida, sebbene fosse conscio del rischio a cui andava incontro dopo aver commesso quello che oggi considera 'un errore': aver dato il via libera alla Lega per allearsi con i 5 Stelle".
Il compromesso proposto da Mattarella
Secondo il Giornale, il nodo sarebbero invece i rapporti di forza tra i due partiti componenti la 'maggioranza Conte'. "Sergio Mattarella avrebbe proposto alla maggioranza di spostare Savona su un altro ministero. Non al dicastero dell'Economia che nel governo è il principale interlocutore della Commissione europea", leggiamo sul quotidiano milanese, "Salvini per ora non ha ceduto e ieri, dopo il vertice con Di Maio, ha dato mandato al premier incaricato di trovare una mediazione con il Quirinale per dare il via libera a Savona. Se il prossimo ministro non sarà quello scelto dalla Lega, Salvini avrà certificato una posizione meno rilevante rispetto a quella del M5s". Si tratta di "un problema per Conte. Se seguisse lo schema Mattarella ne uscirebbe indebolito e inizierebbe il suo mandato con il piede sbagliato per quanto riguarda i rapporti con la Lega. Ma un problema anche per Salvini, che ieri ha spiegato ai suoi come la gestione della vicenda Savona debba restare al Carroccio".
I sospetti del M5s
Ma se il nome di Savona porta il marchio della Lega, perché anche Di Maio lo difende a spada tratta? "I grillini non possono e non vogliono rimanere un passo indietro rispetto a Salvini e apparire come i difensori dello status quo, soprattutto se le intenzioni del leghista sono di strappare e di tornare al voto", osserva La Stampa, "Di Maio vorrebbe evitare le urne, ma non può permettersi in un’eventuale campagna elettorale che la Lega incassi il tagliando favorevole di questi duri mesi di negoziato, facendo passare se stessa come la vittima dei diktat di Bruxelles e magari il M5S come eterodiretto dal Quirinale e dagli euro-burocrati". Prima ancora che Salvini esprimesse la sua rabbia su Facebook, prosegue il giornale di Torino, "ai vertici del M5S già serpeggiava il sospetto che la tentazione elettorale di Salvini fosse diventata più concreta dopo il colloquio improvvisato con Silvio Berlusconi avuto alla Camera giovedì, dopo la consultazione dell’ex Cavaliere con Conte. 'Insiste con Savona perché è pronto a tornare al voto con il centrodestra» spiegava un deputato tra i più ascoltati da Di Maio'."
Salvini ha messo Di Maio all'angolo?
Se tale ricostruzione si rivelasse corretta, quello di Salvini potrebbe rivelarsi un autentico capolavoro strategico: avrebbe messo all'angolo un alleato che, in termini di seggi, pesa il doppio di lui, costringendolo a seguirlo fino in fondo nel braccio di ferro con Mattarella per poi andare alle urne con il serio rischio di perdere. E, se Salvini ha lunghi anni di leadership del centrodestra di fronte a lui, per Di Maio potrebbe non essere così. Se il M5s non riesce ad andare al governo con lui, c'è Di Battista che scalda i motori.