Un "governo a tempo fino a dicembre" per modificare la legge elettorale, scongiurare gli aumenti di Iva e accise, approvare la legge di stabilità preparare la cancellazione della legge Fornero e ristabilire centralità agli interessi italiani in rapporto con le istituzioni dell'Unione europea. È la proposta, "ultima chance", che Matteo Salvini fa come leader del centrodestra al Movimento 5 stelle, in vista del terzo e ultimo giro di consultazioni convocate da Sergio Mattarella per la formazione del governo. Dagli ambienti pentastellati arriva però la conferma di una netta chiusura: per loro Salvini si è giocato la sua chance.
No a governi tecnici, né a 'prorogatio'
Per la guida di un esecutivo di questa natura il segretario leghista dice di avere "in testa" diversi nomi. "Bisogna partire da chi ha vinto le elezioni", spiega, precisando che "non necessariamente debba essere un leghista". "Alcuni nomi che leggo sui giornali in questi giorni sono dame di compagnia della commissione europea", continua, nella conferenza stampa, convocata all'ultimo minuto al termine del Consiglio federale della Lega. Salvini poi ribadisce il suo 'no' a un governo tecnico ma spiega che il premier potrebbe anche essere un "non eletto". E respinge anche l'ipotesi di una 'prorogatio' al governo Gentiloni: "Mi rifiuto di mandare al consiglio europeo di giugno Alfano. Ci sarà un altro governo in carica".
"Mai con Renzi"
Anche davanti all'ipotesi vista di governo a tempo, Salvini tiene la porta chiusa al Pd. "Mai con Renzi", scandisce, "Dove c'è Renzi non ci sono io", insiste rispondendo a chi gli chiede se sarebbe disposto a formare un governo con i voti dei Democratici. Mentre rimane la porta aperta al M5s a cui chiede di "sedersi a un tavolo" per discutere delle "poche cose da fare, bene e in fretta". "Io sono due mesi che cerco un dialogo coi 5 Stelle, posso anche portargli anche la colazione a letto. Non so più cosa fare oltre che escludere qualsiasi tipo di rapporto diretto e indiretto con Renzi e con la Boschi e con i renziani", dice. "Di più non posso fare. Penso che anche nel movimento 5 stelle stia maturando l'idea che se bisogna accompagnare l'Italia a un nuovo voto bisogna farlo seriamente e in fretta ma non perdendo le staffe". Durante la riunione del Consiglio federale, ha spiegato Salvini, "abbiamo preparato un piano economico da usare come azione di governo per migliorare la situazione degli italiani da qui a dicembre".
Un "modello regionale" per tornare alle urne
Il segretario leghista esorta quindi i 5 stelle a "sedersi a un tavolo per decidere nomi, temi e tempi" del governo con il centrodestra. Perché, ha detto, in 6 mesi "c'è tempo" per riformare "la legge elettorale, bloccare la bozza di bilancio Ue e l'aumento dell'Iva e delle accise, cancellare la legge Fornero, approvare la legge di stabilità e approvare un testo unico dell'immigrazione che blocchi l'immigrazione incontrollata". Tutto questo, insiste, può essere realizzato se "finiscono veti e litigi".
Per quanto riguarda la modifica della legge elettorale, Salvini dice di avere in mente il "modello regionale" grazie al quale la sera stessa delle elezioni si sa chi è il vincitore. Ma aggiunge di non avere intenzione di passare l'estate a discutere di riforma del Rosatellum, e si dice pronto a discutere sia di "premio di maggioranza alla coalizione, sia alla lista". Mentre non pare essere interessato al referendum sull'euro rilanciato oggi da Beppe Grillo: "Potrebbe essere un interessante dibattito filosofico per i prossimi anni, ma ci sono urgenze da affrontare, come evitare l'aumento dell'Iva, non c'è tempo". "La bozza di bilancio Ue", afferma, invece, "va rigettata in toto".
Ma il M5s vuole solo le urne
A quanto si apprende, l'orientamento del Movimento 5 Stelle rimane però lo stesso: nessun governo con il centrodestra unito. Il veto su Forza Italia e Silvio Berlusconi resta, e la proposta di Salvini non viene al momento accolta. Sui temi, in realtà, il M5s potrebbe anche trovare una convergenza ma lo spazio per nuove trattative sembra non esserci più. Il capogruppo M5s al Senato, Danilo Toninelli, dice chiaramente di no a "governi balneari" e attacca il leghista: "Salvini ha sprecato l'occasione della sua vita altro che di 6 mesi. Ha deciso di stare con Silvio Berlusconi che è un pluricondannato. Salvini, l'occasione l'ha avuta ma l'ha sprecata".
La linea dei 5 stelle è durissima e chiara, bisogna ritornare al voto. Luigi Di Maio sin dalla mattina ha ribadito la posizione del Movimento: no a governi tecnici o di tregua perché sarebbero un "tradimento" della volontà popolare espressa il 4 marzo. E ancora, l'affondo contro Matteo Renzi e Silvio Berlusconi additati come coloro che sin dall'inizio "ci hanno sabotato". Quindi, la richiesta di ritornare al voto già il prossimo 24 giugno, data nella quale, secondo i 5 stelle, è ancora tecnicamente possibile perché "la legge prevede che, per abbinare le elezioni politiche con il secondo turno delle prossime amministrative previsto per il 24 giugno, il Presidente della Repubblica abbia tempo di sciogliere le Camere fino al prossimo giovedì 10 maggio. Votare il 24 giugno si puo'!" sostengono i pentastellati.
E Grillo ripropone il referendum sull'euro
Sulla proposta di Salvini, Di Maio per ora tace anche se, come ha ripetuto nelle ultime ore, ormai del leader del Carroccio non si fida più. E qualcuno tra i parlamentari dice chiaramente che "Salvini, in questi 2 mesi, ci ha decisamente preso per i fondelli". La linea è tornata barricadera e rispolvera le battaglie delle origini. Con Beppe Grillo che, non a caso, torna a dire la sua rilanciando sul referendum sull'Euro. "Voglio che il popolo italiano si esprima. Il popolo è d'accordo? C'è un piano B? Occorre uscire o no dall'Europa?" ha detto il Garante di M5s in un'intervista al sito e mensile francese Putsch. Parole che Di Maio commenta così: "Grillo è il nostro garante, è uno spirito libero e lo conosciamo, ma la linea sull'Europa e sull'euro resta sempre quella: cambiare tutto. Ovviamente ce lo devono far fare".
Tornare alla piazza?
Torna insomma, come reazione alla situazione di difficoltà, la voglia di portare in piazza la protesta. Già i giorni dopo il voto del 4 marzo, i vertici pentastellati avevano spiegato che se i partiti avessero 'fatto fuori' il Movimento, relegandolo all'opposizione, allora 'sarebbe stata guerra'. Quella che in effetti, metaforicamente parlando, si profila all'orizzonte con i grillini che pensano anche a mobilitazioni fuori dal Palazzo. Lo stesso Di Maio lo dice: "chiameremo in causa i cittadini, chiedendo il voto subito, ma è chiaro che poi il Movimento lo farà anche in altri modi...".
E tra i parlamentari c'è chi ricorda con nostalgia i tempi - era il mese di settembre del 2013, pochi mesi dopo l'inizio della scorsa legislatura - in cui per difendere la Costituzione alcuni pentastellati, tra cui Alessandro Di Battista, salirono sul tetto di Montecitorio e lo occuparono per una notte con tanto di striscione srotolato sulla facciata del Palazzo.
Adesso, qualcuno ipotizza un'altra manifestazione di forte impatto: ad esempio - scherza, ma non troppo, un deputato - pensare di andare tutti insieme, gli oltre 330 parlamentari, di fronte al Quirinale per protestare a viva voce.
Ma intanto, lunedì ci sarà il nuovo giro di consultazioni con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di cui Di Maio tiene sempre a sottolineare la correttezza; e lunedì sera un'assemblea congiunta M5s servirà a fare il punto alla luce del nuovo scenario politico e il dibattito si prevede acceso.