La giacca di Sergio Mattarella ha ormai più strappi che tela: tutti gliela strattonano per chiedergli l'impossibile e il suo contrario. Il voto dopodomani, o in autunno, magari nel 2019 o tra due anni, oppure un incarico per un governo di minoranza ma senza pre-incarico e con la garanzia di non avere il terzo uomo alle calcagna. Insomma, se desse retta a tutti, il Presidente della Repubblica potrebbe anche essere preso da un capogiro. Invece l'uomo ha tra le sue doti la calma e, pur essendo molto preoccupato, non intende farsi prendere da una frenesia che fa perdere di vista gli obiettivi principali.
Questi, per il capo dello Stato, sono tutelare le istituzioni e garantire un governo utile a risolvere i problemi del Paese. Il primo obiettivo è arduo: il voto del 4 marzo ha restituito la fotografia di un'Italia divisa in tre, con i leader delle diverse forze politiche che fanno fatica a intavolare un confronto per superare la fase bellicosa della campagna elettorale. Lo si è visto nel fallimento dei due tentativi di dialogo tra centro-destra e Movimento 5 Stelle e tra quest'ultimo e il PD. Ora la strada è strettissima.
Luigi Di Maio ha chiesto che si voti ai primi di luglio, Silvio Berlusconi che si vada a un governo di minoranza formato dal centrodestra. Due richieste che il capo dello Stato sembra poco intenzionato ad accogliere. La prima perché far tornare il paese al voto dopo soli 4 mesi dalle elezioni darebbe all'esterno un segnale di fragilità di cui l'Italia non ha bisogno. La seconda per motivi analoghi: un governo senza un'ampia base parlamentare dovrebbe strappare ogni giorno i voti per far approvare i suoi provvedimenti, rischiando di cadere ad ogni legge.
Ecco perché il capo dello Stato non intende mettere fretta e tantomeno farsi mettere fretta: la situazione ha bisogno di riflessioni ponderate e non di strappi e fughe in avanti. Purtroppo l'opera pedagogica del capo dello Stato non dà tutti i frutti sperati e il rischio di tornare a elezioni in tempi brevi è molto concreto. A meno che una parte del Pd non sostenga un esecutivo di centro-destra o Matteo Salvini non abbandoni Silvio Berlusconi per Luigi Di Maio, le possibilità di avere un governo di legislatura sono al lumicino.
Non volendo e non potendo ormai far votare in estate, servirà dunque un governo che porti il paese alle elezioni anticipate negli ultimi mesi del 2018 o nella primavera 2019, quando si voterà anche per le elezioni europee. Molto probabilmente sarà un governo di tutti e di nessuno, che nascerà dalla mente del capo dello Stato, non ostacolato da alcuni partiti ma criticato da tutti. Il suo obiettivo sarà innanzitutto varare la legge di bilancio per evitare che dal prossimo anno aumenti l'IVA.
Nelle speranze di Mattarella c'è anche una riforma che renda la legge elettorale più utile a individuare una maggioranza dopo il voto. Quest'ultima sembra però un'impresa ardua, visto il clima politico conflittuale di queste settimane. In pochi giorni, comunque, il capo dello Stato farà sapere come intende proseguire per risolvere lo stallo, cercando di mantenere l'equilibrio mentre tutti lo tirano per la giacchetta.