Il patto rinsaldato solo ieri davanti alla presidente del Senato sembra oggi lontano anni luce a guardare le cose con la lente del Partito Democratico. A poche ore dalla promessa di Matteo Salvini di non rompere mai e poi mai con Silvio Berlusconi, i due sono ai ferri corti.
A farli litigare è Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle per il quale il Cavaliere immagina un impiego nelle sue aziende, più precisamente nella pulizia dei servizi igienici. Parole che fanno andare su tutte le furie Salvini, stremato da settimane passate a tentare di cucire un rapporto tra i pentastellati e Forza Italia. Nel Pd si osserva l'evolversi della vicenda con la consapevolezza che, prima o poi, arriverà anche per i dem il momento del confronto.
Per alcuni dem, il dialogo non è più tabù
I due giorni di riflessione imposti dal Colle alle forze politiche potrebbero infatti concludersi con un nuovo mandato, questa volta alla Terza Carica dello Stato. Ovvero, Roberto Fico. La linea dei renziani, finora i più restii a mettersi in gioco, è quella di "rispettare un eventuale mandate conferito dal Presidente della Repubblica" e, quindi, "incontrare e parlare con chiunque sia incaricato". Per il resto, "la nostra posizione è nota".
Ovvero, il governo lo fa chi ha vinto il 4 marzo e il Pd resta "opposizione". Dalla minoranza del Pd e dall'ala dialogante che preme per uno 'scongelamento' del partito nelle trattative per il futuro governo si preferisce parlare di "minoranza". Sfumature non banali in un momento in cui, visto lo stallo che si è venuto a creare, cominciano ad affacciarsi all'orizzonte anche ipotesi considerate fino a ieri "lunari", come quella di un governo di minoranza che possa in qualche modo coinvolgere il Pd.
"Mai con il centrodestra"
Sulla scia delle polemiche con l'alleato Salvini, anche Silvio Berlusconi sdogana ufficialmente l'idea chiedendo ai suoi alleati di cercare voti in Parlamento, nei gruppi del Misto e del Pd. Offerta che i dem rispediscono in coro al mittente: "questo scenario non esisterà mai", scrive il segretario reggente su Facebook assicurando che nessuno riuscirà a dividere il Pd. Stessa posizione espressa dal renziano di ferro Andrea Marcucci: "il Pd non pensa minimamente di poter sostenere un governo della Lega e del centrodestra".
Meno scontata sarebbe la risposta a Roberto Fico nel caso dovesse concretizzarsi l'ipotesi di un suo mandato o, ancor di più, incarico. Al tavolo il Pd si siederebbe, ma oltre a questo nessuno si sente di spingersi. Ancora troppo fitto di incognite è il quadro che si delinea davanti allo stato maggiore dem. E al momento chi è impegnato a seguire da vicino la partita sul prossimo governo, sottolinea che dal Movimento 5 Stelle non sono arrivati tentativi di approccio. Anche per questa ragione la minoranza dem continua a chiedere un appuntamento ufficiale in cui si possa rivedere la linea espressa dalla direzione.
"Il partito deve posizionarsi. Se si chiude il tentativo di accordo in corso dobbiamo capire che profilo di opposizione fare. Se non si chiude bisogna capire come si sta nella fase nuova", dice in mattinata Andrea Orlando. Una posizione che si scontra con quella della maggioranza renziana ancora ferma sull'opposizione ad oltranza, come rimarcato anche ieri da Matteo Renzi nella sua Enews: "Come abbiamo detto dal primo giorno, tocca ai vincitori delle elezioni. E vediamo se saranno in grado di farcela. Tocca a loro, come diciamo da sempre" e ribadito oggi da Ettore Rosato: "La linea 'tocca a loro' è quella giusta: che provino loro. Alla fine un accordo lo troveranno. Un accordo al ribasso, dopo aver sdoganato Fi e Berlusconi".