Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda apre ad un “governo di transizione” sulle pagine di Repubblica: un esecutivo di tutti per provare ad uscire dalla paralisi politica e dal blocco che si è determinato dopo il voto.
Il ministro uscente parte da un’analisi della situazione siriana per dire che “L’Italia rischia di essere l’anello fragile di un Occidente fragilissimo. Siamo esposti finanziariamente, a causa del debito, e geopoliticamente”. Per Calenda: “Non possiamo affrontare questa tempesta perfetta in una situazione di instabilità politica e istituzionale che rischia anche di tagliarci fuori dal lavoro che Francia e Germania stanno iniziando per rifondare l’Europa”.
Quindi “Il Pd dovrebbe proporre la costituzione di un Governo di transizione sostenuto da tutte le forze politiche e parallelamente la formazione di una formazione di una commissione bicamerale sulle riforme istituzionali che risolva tre questioni fondamentali”, che per Calenda sono:
- la possibilità di formare esecutivi stabili,
- il rapporto tra autonomia regionale e interesse nazionale,
- i tagli ai costi della politica e la trasparenza nella gestione dei partiti.
Non si tratta di alleanze per Calenda, né di un governo politico, ma di un modo “per aprire in modo ordinato e sicuro la terza Repubblica”. Lo stallo politico, presente e presumibilmente futuro, per Calenda si potrebbe risolvere con un sistema elettorale a “doppio turno maggioritario”, previa riforma costituzionale. “I governi di Paolio (Gentiloni, ndr) e Matteo (Renzi, ndr) sono stati i migliori degli ultimi anni ma siamo stati travolti da un’ondata di riflusso che colpisce tutti i partiti progressisti. La destra può rifugiarsi nel nazionalismo, la sinistra deve trovare la sua nuova strada”.