Gli ex parlamentari scrivono ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, per avviare un confronto sul tema dell'abolizione dei vitalizi, mettendo tuttavia in guardia i vertici delle istituzioni sul rischio incostituzionalità di un intervento che andrebbe ad agire su diritti acquisiti. Nella lettera, inoltre, gli ex parlamentari sottolineano che un colpo di spugna tout court sarebbe un "atto punitivo". In vista delle decisioni che il Movimento 5 stelle si appresta ad assumere sul fronte vitalizi e costi della politica, l'Associazione degli ex parlamentari ha scritto a Fico e Casellati chiedendo un incontro e suggerendo anche degli spunti di riflessione all'Ufficio di presidenza, organo competente in materia, come ad esempio inserire il tema dei vitalizi all'interno del dibattito sul bilancio interno.
"L'Associazione degli ex-parlamentari della Repubblica condivide l'esigenza di contenimento dei costi della politica razionalizzando le spese delle Camere senza tagliare i costi della democrazia", si legge nella lettera. Quindi, "l'Associazione degli ex-parlamentari chiede di essere ascoltata per esporre il proprio punto di vista sugli annunciati provvedimenti in materia di vitalizi". Gli ex parlamentari elencano quindi, nella lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato, una serie di "temi del confronto".
Innanzitutto, "la necessità di un coordinamento tra Camera e Senato per giungere a decisioni comuni, evitando quanto è accaduto nella scorsa legislatura con la delibera sul contributo di solidarietà adottata dall'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati". In secondo luogo, l'Associazione suggerisce che "le eventuali misure riguardanti i vitalizi" vengano inserite "nella sede del dibattito d'aula sul bilancio interno, in considerazione del fatto che all'origine delle disposizioni in materia previdenziale per i parlamentari vi fu una decisione d'aula (seduta del 20 maggio 1954) e perché la discussione avvenga con il massimo di trasparenza, e coinvolga tutti i gruppi presenti in Parlamento".
"Chiediamo il rispetto per la legalità costituzionale"
In terzo luogo, gli ex parlamentari chiedono il "rispetto della legalità costituzionale. A questo riguardo si ricorda che l'unica forma di intervento sui trattamenti previdenziali in essere ammessa dalla Corte costituzionale in varie sentenze, è quella del contributo di solidarietà, a fini di solidarietà interna al sistema previdenziale, nel rispetto dei principi di legittimo affidamento, di ragionevolezza, di proporzionalità e di non reiterabilità. Nessuna legge approvata dal Parlamento di modifica della disciplina previdenziale ha mai messo in discussione retroattivamente diritti già maturati dai cittadini. Infatti, le riforme delle pensioni che si sono susseguite negli anni, da quella Dini del 1995 a quella Fornero del 2011 tutte hanno fatto salvi i diritti dei cittadini maturati prima della loro entrata in vigore.
Anche i regolamenti vigenti di Camera e Senato in materia previdenziale hanno rispettato questo principio prevedendo l'applicabilità delle nuove norme soltanto a chi è diventato parlamentare dopo il 1 gennaio 2012 e lo stesso Collegio di Appello della Camera dei deputati con sentenza n. 2 del 24 febbraio 2014 ha stabilito che proprio per rispetto di detto principio la misura del sistema contributivo introdotto dal regolamento del 2012 è 'adottata esclusivamente de futuro". Ne consegue che "pretendere di farlo per gli ex-parlamentari avrebbe soltanto un significato punitivo, di delegittimazione e umiliazione della funzione parlamentare che è libera e indipendente".
Per gli ex parlamentari "uscire dai binari della legalità costituzionale significa creare, inoltre, un pericoloso precedente che mette a rischio lo Stato di diritto e apre la strada al taglio delle pensioni in essere degli italiani". E ancora, per l'Associazione "quanto al ricalcolo dei vitalizi in essere con metodo contributivo ipotizzato da alcuni non si può non tener conto dei tanti problemi attuativi seri e complessi: il metodo di calcolo contributivo è stato introdotto in Italia a partire dal 1 gennaio 1996. È del tutto evidente che per i vitalizi erogati prima di quella data non si potrebbe procedere al metodo di ricalcolo contributivo. Nel sistema contributivo oggi in vigore non è prevista, come è noto, alcuna forma di tassazione dei contributi previdenziali nè è previsto alcun contributo aggiuntivo per avere titolo alla reversibilità. L'applicazione retroattiva del metodo contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari obbligherebbe alla restituzione delle tasse, da loro pagate, sui contributi previdenziali (valutate, per il periodo 2001-2011, in oltre 154 milioni di euro tra Senato e Camera) e del contributo del 2,5% per la reversibilità".
Dopo altre perplessità ed eccezioni riguardanti il ricalcolo dei vitalizi con metodo contributivo, gli ex parlamentari osservano che "i problemi attuativi sopra indicati genererebbero, a nostro parere, oneri finanziari consistenti a carico delle Camere che vanno attentamente quantificati al fine di verificare l'esistenza di problemi di copertura". Inoltre, nella lettera si mette in guardia dalle "ricadute finanziarie delle inevitabili richieste di danni da parte di quanti, in base alle regole vigenti in passato, hanno rinunciato alla propria carriera professionale per mettersi al servizio del Paese. Per ultimo, non certo per ordine di importanza, si pone il tema della tutela giurisdizionale riconosciuta dalla Costituzione a tutti i cittadini quando ritengano lesi i loro diritti". Infine, gli ex parlamentari chiedono che ogni decisione in materia non sia adotatta "prima che siano costituiti gli organi di giurisdizione interna". e che sia garantita la "terzietà di questi organi. Riteniamo necessario garantire, come avviene per il personale dipendente delle Camere, la presenza negli organi di giurisdizione interna di rappresentanti dell'Associazione degli ex parlamentari della Repubblica", conclude la lettera, firmata dal presidente dell'Associazione, Antonello Falomi.