La politica del muso duro scelta dai grillini alla vigilia del gran consulto al Quirinale aumenta le tensioni nel centrodestra, e la Lega si trova davanti al dilemma di scegliere l’antica amicizia con Berlusconi oppure la nuova avventura con Di Maio.
Ma c’è un ma: dal Colle si lascia intendere che i tempi potrebbero essere lunghi, e quando i tempi si allungano aumentano le possibilità di colpi di scena. Anche perché, a ben guardare, un mese non è bastato a sbloccare una situazione uscita quantomeno interlocutoria dalle urne.
Un leader da pensionare
Qualcuno dalle parti del Pd è convinto del contrario, e cioè che i due siano già d’accordo da settimane, e che al momento giusto tireranno fuori l’idea risolutrice (cioè: Berlusconi pensionato, loro due al governo). Se così, lo si capirà nel giro di 48 ore.
Del resto scrive La Stampa: “Silvio di Matteo non si fida per niente, in cuor suo sa già che l’alleato leghista è pronto a scaricarlo, addirittura non vede l’ora di liberarsi della palla al piede berlusconiana e il veto grillino è arrivato a proposito. Dopodiché l’ex premier è deciso a reagire con tutta l’energia necessaria”. E non sarà una reazione soft.
Le 3 opzioni di Salvini
Comunque la Lega si tiene le mani libere: “In ordine di preferenza, quindi, le ipotesi aperte davanti a Salvini sono tre. La migliore, diciamo il piano A, è un governo di centrodestra con lui premier che vada in Parlamento a cercare i voti mancanti, cosa difficile perché alla Camera ne servono più di 50 (‘Comunque meno dei 90 necessari a Di Maio’, spiega un leghista). Il piano B è un governo con il M5S. Il piano C sono le elezioni in autunno, previa una nuova legge che assegni un premio di maggioranza alla coalizione. Prima, si incasserebbero i risultati, previsti ottimi, delle regionali in Friuli del 29 aprile e delle amministrative del 10 giugno. Poi si andrebbe alle politiche cannibalizzando Fi”.
Manovre pentastellate
Anche perché, scrive il Corriere della Sera, anche da questo punto di vista gli interessi dei due partiti usciti rafforzati e non poco dalle urne non sono esattamente in contrasto. Per il M5s “il piano è quello. Andare avanti, procedere lentamente ma inesorabilmente fino a quando si chiuderà la finestra del voto entro l’estate e il Paese si troverà in una condizione di stallo ormai insopportabile. A quel punto, i 5 Stelle saranno cresciuti nei sondaggi e potrebbero minacciare di andare all’incasso con una nuova tornata elettorale.
Ma è un piano che non dispiace affatto alla Lega, nonostante le dichiarazioni di oggi. Perché il Carroccio, dichiarandosi leale a Forza Italia, si dichiarerà fedele anche all’alleanza elettorale di centrodestra. Che potrà presentarsi unita alle Regionali di aprile. Secondo le previsioni, le elezioni potrebbero sancire un nuovo successo di Salvini (attraverso il candidato Massimiliano Fedriga). E la debacle definitiva di Berlusconi”.
Tempi lunghi
Solo che di qui alle prossime, eventuali, elezioni anticipate gli scenari possono cambiare sotto l’effetto di pressioni esterne. Ancora sul Corriere della Sera si legge che Sergio Mattarella “non metterà fretta ai suoi interlocutori. È consapevole che serve tempo prima che possano decantare le tensioni delle ultime settimane. Perciò ha messo in preventivo addirittura un paio di mesi per chiudere la partita: dopotutto la Germania ne ha impiegati sei per risolvere la propria crisi con una grande coalizione. Ma questa è per lui una scadenza limite.
Se infatti le forze politiche si estenueranno in un confronto inconcludente (e c’è chi, per i toni da campagna elettorale che continua a usare, sembra davvero puntare a un ravvicinato voto-bis più che a trovare un successore a Paolo Gentiloni), rischiamo di trovarci senza un inquilino con pieni poteri a Palazzo Chigi quando scatteranno alcuni appuntamenti delicati”. Il Def, innanzitutto, ma anche il Consiglio Europeo di fine giugno, in cui dovranno essere prese decisioni fondamentali anche in materia di immigrazione.
E non è solo un problema di migranti. Sottolinea La Repubblica: la Commissione Ue e i partner europei non potranno accettare che l’unico governo dell’Unione di chiaro stampo populista possa violare le regole comunitarie senza alcuna sanzione. Il precedente di Brexit sta spingendo i vertici dell’Ue a non transigere più”. Come dire: il populismo alla fine divora se stesso. E le prospettive di un governo magari affidato ad un terzo, un tecnico gradito a entrambi, e con il duo Salvini-Di Maio dentro sono ancora tutte da esplorare. Con lapidaria sintesi: “Come era inevitabile, le consultazioni di Mattarella cominciano nel buio fitto”. Lo stesso del 5 marzo scorso.