Si gioca su più tavoli la trattativa per dare un governo al Paese e uno di questi tavoli è la tornata delle elezioni amministrative, cominciata a marzo e che si concluderà a fine aprile, l’altro sono le elezioni europee del 2019.
Gli attori principali di queste trattative sono soprattutto i due nuovi leader usciti trionfanti dalle elezioni: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Dopo un primo dialogo fruttuoso, che ha portato all’elezione dei presidenti delle Camere, i due si stanno fronteggiando, duellando su chi farà il premier e sul sostegno o meno del partito di Silvio Berlusconi a un eventuale governo centrodestra-M5s.
Il capo grillino ha chiarito che il premier deve essere lui e subito dopo sono cominciate a circolare indiscrezioni su un possibile contatto con il Pd. Seppure con numeri risicatissimi, infatti, una maggioranza Pd-M5s starebbe in piedi. Ma solo con una manciata di voti e dando per scontato (cosa che non è) il sostegno di Matteo Renzi a questa ipotesi. Un laboratorio per questa alleanza potrebbe essere già il possibile accordo tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi nella regione Lazio, dove Leu ha fatto mancare il suo sì al governatore dem.
Sul piano nazionale, intanto, la risposta di Salvini all’aut aut 5 Stelle non si è fatta attendere: “se Di Maio vuole governare con il Pd, auguri” ha detto intervistato dal Corriere. E ha dato un possibile ritorno alle urne al 50% delle probabilità.
Quel che è certo è che il leader del Carroccio si può permettere di attendere tempi più lunghi rispetto al leader grillino, che è vincolato dal limite del doppio mandato imposto dallo statuto del suo movimento. Il segretario della Lega ha fatto capire che intende andare al governo, con tutto il centrodestra al seguito, ma senza impiccarsi alla sua presenza a palazzo Chigi. Se Di Maio ci starà bene, altrimenti è pronto a lasciar governare un esecutivo M5s-Pd che difficilmente avrebbe vita lunga.
Un obiettivo non sgradito a Salvini potrebbe essere la nascita di un governo traballante a cui fare una opposizione strenua, in modalità campagna elettorale: la possibilità di avere elezioni politiche ed europee insieme nella primavera del 2019, a quel punto, sarebbe a portata di mano. Uno dei principali obiettivi della Lega, infatti, oltre al governo del Paese, è il ribaltone al Parlamento europeo. La speranza del Carroccio è che alle elezioni del prossimo anno il gruppo euroscettico Enl possa diventare la seconda famiglia europea dopo i Popolari, scalzando i socialisti.
La trattativa che sta partendo, dunque, è solo alle mosse iniziali. Dalla prossima settimana si cominceranno le consultazioni, mentre in Friuli Venezia Giulia si avvia una campagna elettorale che potrebbe dare un’ulteriore spinta alla Lega. Nei prossimi giorni proseguirà la partita a scacchi tra Salvini e Di Maio, dunque i colloqui di Sergio Mattarella al Quirinale potrebbero durare più di una settimana e potrebbero dar vita a più tentativi di soluzione. L’unica certezza è che il Capo dello Stato, che non ha una fretta indiavolata, non intende nemmeno far trascinare i tentativi all’infinito e vuole che il Paese abbia un governo entro giugno.