Paradossi della politica. Il Movimento 5 Stelle, il partito che non voleva fare accordi con nessuno, ora, dall'alto del suo eccellente risultato elettorale, è per ora l'unico disponibile a trattare con tutti per la formazione del nuovo governo. Una disponibilità al dialogo che si concretizza nell'offerta della presidenza della Camera all'opposizione, come voleva un certo galateo istituzionale poi archiviato a metà della Seconda Repubblica. Ma a quale opposizione? Il Pd, che deve superare le resistenze di Renzi, che ha congelato le dimissioni in attesa della formazione dell'esecutivo? O un centrodestra che continua a rivendicare il mandato esplorativo? Lo scopriremo nelle prossime settimane. I nomi, però, circolano già, Dal leghista Roberto Calderoli al pentastellato Roberto Fico, dal capogruppo di Forza Italia Paolo Romani al diversamente renziano Graziano Delrio", scrive il Corriere, ricordando che "si comincerà a votare il 23 marzo, prima seduta delle nuove Camere. Al Senato dovrebbero bastare un paio di giorni perché, se non si raggiunge la maggioranza assoluta nelle prime tre votazioni, si procede subito al ballottaggio tra i due più votati. Alla Camera, invece, i tempi saranno più lunghi perché, dopo la maggioranza dei due terzi necessaria nei primi tre scrutini, dal quarto in poi serve comunque la maggioranza assoluta e si va avanti a oltranza".
Gli esponenti pentastellati più accreditati per la guida di uno degli emicicli sono quindi Fico e Paola Taverna, due volti del grillismo "duro e puro" della prima ora, in grado di controbilanciare anche di fronte all'elettorato il volto istituzionale del candidato premier Di Maio. Fico andrebbe alla Camera (sebbene stia prendendo quota in queste ore anche il nome dell'ex direttore di Sky Tg 24 Emilio Carelli) qualora la guida di Palazzo Madama vada all'opposizione. In questo caso i nomi che circolano sono quelli del leghista Roberto Calderoli ("che conosce bene i rischi del mestiere e infatti dice ai suoi di non saperne nulla") e dell'azzurro Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia rieletto al Senato. Un altro scenario vedrebbe invece Taverna presidente del Senato e Montecitorio affidata a Delrio. "I nomi circolano", avverte il Corriere, "ma in realtà tutto dipende da quale maggioranza si cercherà di costruire".