Dai dati di affluenza parziali delle 12 emerge una partecipazione che si preannuncia in netto calo rispetto a quella di 5 anni fa. Non è una sorpresa: molti analisti indicavano come molto probabile un calo dell’affluenza, e almeno per ora questa previsione non è stata smentita. Secondo la proiezione di Quorum/YouTrend, il dato nazionale delle 12 (19,43% degli aventi diritto) restituisce come “proiezione” un dato finale tra il 65 e il 70%. Rispetto al 75% che votò nel 2013, si tratta di un calo dai 5 ai 10 punti percentuali.
Raffronti immediati con i dati parziali delle precedenti Politiche non sono possibili poiché in quell’occasione si votò su due giorni (24 e 25 febbraio), ma indicazioni molto utili arrivano anche dal confronto con le ultime due grandi consultazioni nazionali: le Europee del 2014 e il Referendum Costituzionale del 2016. Si conferma tendenza di fondo non nuova, e cioè quella di una maggiore partecipazione nelle regioni settentrionali rispetto a quelle del Mezzogiorno (con Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia sopra il 22% di partecipazione già alle 12 e per contro un dato di Sicilia e Calabria tra il 14 e il 15%).
Eppure, rispetto all’ultimo caso (quello del Referendum) per la prima volta delle elezioni Politiche fanno registrare un calo: il 4 dicembre 2016 alle 12 aveva infatti votato il 20,14%, più di oggi. Non solo: le 5 province in cui l’affluenza è calata maggiormente rispetto a quell’occasione sono tutte al Nord: Modena, Reggio Emilia, Bologna, Milano, Monza Brianza. Rispetto alle due elezioni precedenti già menzionate, poi, sembra esserci un’altra novità: tutte le regioni dal Lazio in giù alle 12 hanno fatto segnare una partecipazione superiore a quella del Referendum 2016, mentre avviene il contrario per tutte le regioni centro-settentrionali (a parte l’Umbria). Questo sembra suggerire che il Sud potrebbe “pesare” relativamente di più rispetto al recente passato.