Nel 2009 all’Istituto tecnico Ettore Majorana di Brindisi successe un fatto senza precedenti nella scuola italiana. Il dirigente scolastico dell’istituto decise di sperimentare un nuovo metodo per la didattica: i docenti avrebbero scritto i libri di testo, invece che adottarli, e li avrebbero diffusi in formato digitale ai propri studenti. Volta per volta, lezione per lezione. Un progetto di ‘didattica dal basso’ voluto fortemente da Salvatore Giuliano, classe 1967, che giovedì è diventato uno dei nomi fatti dal candidato premier del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio, che lo immagina al dicastero dell’Istruzione.
Giuliano, che era diventato dirigente del suo istituto nel 2008, a 40 anni, ha subito spinto fortemente per l’insegnamento del digitale. Presto Book in Progress è diventato un modello: l’uso dei tablet per la didattica, l’attenzione ai temi dell’innovazione, la diffusione della cultura dei maker, gli artigiani digitali. “Negli ultimi anni è cambiato il mondo, ma la scuola resta sempre la stessa”, diceva allora durante le interviste il dirigente scolastico, presentando Book in Progress come “una sorta di diario di bordo che però preveda l’uso della tecnologia e anche la possibilità di condivisione tra gli studenti. Il valore aggiunto delle Ict (tecnologie dell'informazione, ndr) applicate alla scuola è che finalmente si riesce a dare spazio alla creatività del ragazzi, che altrimenti resta limitata”.
I risultati arrivano. Il Majorana nel 2015 vince per la prima volta le olimpiadi di matematica. Il suo commento fu: “È una ulteriore conferma dell’eccellente lavoro svolto dai docenti e dagli alunni. Le innovazioni metodologiche introdotte al Majorana negli ultimi anni scolastici hanno contributo ad un miglioramento degli apprendimenti e soprattutto alla creazione di un clima di lavoro sereno e collaborativo”.
In Italia si parla del suo modello di didattica, che non prevede soltanto l’uso di testi ‘dal basso’ o quello dei tablet: al Majorana si insegnano le basi della cultura digitale, si educano i ragazzi al digitale. Giuliano lo racconta nelle scuole del Paese e alcuni studenti si trasferiscono da altre città per andare a studiare nel suo istituto. Come nel 2015 fece Elisa, allora 14 anni, che da Mantova chiese e ottenne il trasferimento per studiare a Brindisi con il suo metodo.
A novembre 2014 diventa uno dei primi 100 Digital Champions, una rete di esperti digitale incaricati di promuovere la cultura di internet nel Paese, sul territorio. Due anni dopo Giuliano entra nello staff dell’allora ministro dell’Istruzione Stefania Giannini tra gli esperti per la formazione sui temi e sulle attività della legge sulla Buona Scuola. “C’è grande bisogno di formazione in questo periodo, soprattutto riguardo l’attuazione degli aspetti più tecnici della riforma della scuola. Sono molto contento di esser stato nominato dal ministro per far parte del suo staff a supporto della segreteria tecnica” – disse allora Giuliano a Startupitalia – “la mia sarà una collaborazione diretta, anche se non lascio certo la mia scuola”.
Quando il ministro Valeria Fedeli presentò le linee guida del piano scuola digitale, Giuliano, ancora consulente del Miur, commentò all’Agi: “Ben vengano i dispositivi che permettono di promuovere l’apprendimento. Il problema vero è non farsi trovare impreparati: non possiamo puntare tutto sul fatto che gli studenti ormai siano smanettoni, nativi digitali, e sappiano tutto. Noi dobbiamo fornire loro un’educazione digitale. Significa anche insegnare a selezionare audio, foto, video, a rispettare i copyright e la privacy, educare i genitori perché capiscano quello che i figli possono fare col cellulare e, dal punto di vista tecnico pratico, imparare a far parlare tra loro piattaforme differenti”. Questo il suo modello, quello che ha convinto anche i 5 stelle che adesso lo vogliono a dirigere l’Istruzione in un loro ipotetico governo.