Chi usa i social, e soprattutto Twitter, per mestiere ha una sola paura: lo screenshot. Ovvero quell’errore che, per distrazione o fretta, non si riesce a cancellare per tempo. Quella testimonianza indelebile di qualcosa che non è destinato a scomparire ma a circolare in rete.
Un’immagine che si moltiplica come le scope di saggina nel famoso cartone della Disney, Fantasia, senza che nessuno possa mettere la parola fine.
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Il social media manager di un’azienda o di una testata editoriale, lo staff di un politico o di un ente, chiunque utilizzi un profilo pubblico di una certa rilevanza, sa che deve stare sempre vigile. E che deve rileggere, che deve essere sicuro al 100%, prima di cliccare il tasto invio.
Oggi è toccato a Paolo Romano, deputato del Movimento 5 Stelle, subire l’inarrestabile potenza dello screenshot. E di subirne le conseguenze.
Gli errori (gravi) nel tweet di Romano
Se il messaggio pubblicato veicola poi una richiesta/accusa/giudizio su un’altra persona allora l’errore si ingigantisce ancora di più. Se quell’errore in realtà e duplice, anche la cassa di risonanza, fatta di battute e insulti, raddoppierà. E se, infine, è lo stesso “accusato” a farlo notare con un semplice “fenomeno” allora è difficile trovare qualcuno che empatizzi con chi ha commesso la leggerezza.
Paolo Romano, classe 1984, sul caso Ryanair ha attaccato il ministro Carlo Calenda sbagliando prima il ministero di sua competenza, dal MISE a quello dell’Economia e delle Finanze, che invece è ricoperto da Pier Carlo Padoan, e poi la provenienza dei contributi dati a Ryanair, che non vengono erogati dal Governo. Insomma, non piccolezze.
Chiariamo: gli errori si possono commettere. Nessuno ne è esente. Ma un minimo di accortezza in più, soprattutto in vista della nuova campagna elettorale, non guasterebbe. Soprattutto nella speranza che sia incentrata sui dati, sui fatti, sui numeri e sui programmi. E non sugli errori e sulle gaffe. Ci riusciremo?