"Siamo chiusi nella scuola e siamo bloccati in attesa che ci dicano di andare a casa": è la denuncia che arriva da Federico Palazzotto, segretario del seggio di una scuola della zona Turro a Milano, dove si è usato il voto elettronico per il referendum sull'autonomia. Ma sembra che questo problema ci sia anche in altre scuole. "Dopo la fine di tutte le operazioni - spiega - dobbiamo attendere di ricevere la conferma che la lettura delle penne usb, che contengono i dati del voto dei singoli tablet, sia andata a buon fine. Può essere che un tablet che dovrebbe snellire i processi invece li ha evidentemente appesantiti?". "Noi - conclude - siamo qui da molte ore, domani lavoriamo e ci troviamo all'interno della scuola dove ovviamente al momento i riscaldamenti non sono funzionanti. A due ore e mezza dalla chiusura dei seggi, siamo chiusi qui e si prospetta un'attesa almeno fino alle quattro, è assurdo".
Criticità nel sistema
Si annuncia una giornata di roventi polemiche per il governatore della Lombardia Roberto Maroni. Il dato di affluenza al referendum per l'autonomia è ancora inchiodato sotto il 40% (con Milano che ha deluso le aspettative degli organizzatori), ma soprattutto è il voto elettronico ad essersi inceppato. La comunicazione dei dati definitivi è stata infatti rinviata a stamattina per criticità nel sistema di voto. La conferenza stampa del presidente a commento della giornata di ieri, prevista per le 11, è stata spostata prima alle 13, poi alle 16.30. Poi di nuovo alle 13.30. "Si sono registrate alcune criticità tecniche nella fase di riversamento dei dati delle rimanenti voting machine", si legge nell'avviso diffuso alle 3 del mattino, dopo che lo spoglio si è fermato al 95% delle sezioni, registrando un'affluenza del 37,07 per cento. "Pertanto i risultati completi potranno essere resi noti nella giornata di lunedì a operazioni concluse", si legge ancora. Secondo le previsioni della società che ha gestito il voto elettronico - prima sperimentazione in Italia - lo spoglio avrebbe dovuto concludersi a due ore dalla chiusura dei seggi (quindi all'una). L'investimento della regione per consentire il voto elettronico per mezzo di tablet è stato di 25 milioni.
"Invece - spiega Francesca Giardina, presidente del seggio 373 al Corriere della sera - tutto si è bloccato perché l’ufficio elettorale della Regione Lombardia ci ha imposto di estrarre le chiavette Ubs e di consegnarle alla polizia locale affinché venissero svolte le verifiche del voto effettuato. Risultato? Sono già tre ore che attendiamo nei nostri seggi e non arriva nessuna notizia. Anzi, pare che qualche chiavetta risulti anche vuota, ovvero non ha registrato alcun dato. E noi cosa facciamo? restiamo qui tutta la notte?". Roberto Trovati è uno delle decine di scrutatori inviperiti: "Questa è la dimostrazione che tutto il nuovo processo di voto, annunciato in pompa magna, è miseramente fallito. Noi siamo bloccati qui e stiamo cercando di capire anche fino a quando durerà questa situazione visto che le sezioni a Milano sono 1200 e ogni sezione ha 2-3 chiavette che una volta arrivate al centro servizi del Comune, in via Vico, devono essere lette. E non sembra una operazione semplice".
Scrutatori e presidenti di seggio bloccati ai seggi
Il Corriere li ha definiti i i 'prigionieri del voto elettronico', che " pensano al lunedì lavorativo, a come faranno a presentarsi regolarmente e pensano anche ( perché no) alle ore di straordinario che nessuno pagherà loro. Presidenti di seggio (pagati 130 euro netti) e scrutatori (pagati 100 euro netti) sono stati impegnati 4 ore sabato (dalle 16 alle 20) e dalle 6 del mattino di domenica ad oltranza. Ci sono poi i tecnici informatici di manpower anche loro impegnati a fondo in questa tornata elettorale. E nessuno può andarsene dal seggio pena la segnalazione per interruzione di pubblico servizio». Ma i presidenti di seggio contestano anche la procedura seguita, della quale nessuna pare fosse informato: "La cosa grave è che nessuno ci aveva parlato di queste chiavette da consegnare e dell’attesa per la verifica. Per noi il lavoro doveva concludersi alle 23 con l’ultima firma al verbale".
Gli scrutatori dei seggi lombardi sono rimasti bloccati nelle circoscrizioni in attesa che i dati da loro forniti venissero portati e registrati all’ufficio elettorale. L’impiego dei tablet e del voto elettronico per il referendum in Lombardia, , prima volta in Italia, ha sollevato molte polemiche. A far storcere il naso soprattutto il fatto che il software utilizzato, così come la macchina stessa, sono sistemi chiusi ed è richiesta una profonda fiducia nei confronti della società che li ha prodotti.
La procedura che andava seguita
A bloccare gli operatori delle sezioni è stato il fatto che hanno dovuto aspettare per ore che venisse confermato il trasferimento dei voti dalle memorie Usb delle ‘Virtual Machine’ ai sistemi dell’ufficio elettorale. Grazie a delle fonti è stato possibile ricostruire le istruzioni impartite ai seggi per la chiusura degli stessi:
Alla chiusura della sessione di voto, avvenuta alle ore 23.00, il Presidente:
- Chiude le operazioni di voto inserendo il PIN del Presidente nella Virtual Machine e stampa il report di chiusura;
- Spegne la Virtual Machine e scollega tutti i cavi collegati;
- Rimuove i sigilli ed estrae la memoria Usb, per riporla nell’apposita busta;
- Ripone la Virtual Machine nell’imballo originale;
- Firma in doppia copia il Verbale di disinstallazione Virtual Machine
- Chiude e sigilla gli imballi, completi di tutti i componenti, con l’apposito adesivo in dotazione e li consegna al comune secondo le indicazioni fornite dalla medesima Amministrazione comunale