Non più soluzioni a tempo, ma scelte durevoli sui migranti e maggiori investimenti per la loro integrazione. Lotta alla "retorica della paura" e all'intossicazione del web diffusa con le fake news, attraverso una scuola che sia guida dei giovani internauti. Sono i temi che la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha percorso nell'intervista all'AGI, dopo la lectio magistralis tenuta alla canadese McGill University di Montréal nel corso del suo viaggio nordamericano.
L'accordo del governo italiano con l'esecutivo libico di al-Serraj sui flussi migratori è un tampone che non la soddisfa. Ma ci sono altre risposte che lo soppiantino?
"Dal crollo del regime di Gheddafi, la Libia vive un periodo di frammentazione in cui il traffico e la tratta dei migranti sono fonte di reddito. È un Paese con una serie di questioni che devono essere risolte. Altrimenti si rischia che non riesca a diventare una controparte a tutti gli effetti. E in una situazione come questa è molto difficile riuscire anche a trattare la questione migratoria, perché sappiamo dai rapporti delle Nazioni Unite e dai racconti giornalistici delle terribili condizioni di questi migranti trattenuti nei capannoni dei centri di detenzione. La questione migratoria va affrontata in modo più articolato, non basta trattenere i migranti fuori dall'Europa per dare la risposta necessaria".
La risposta dove va individuata?
"La risposta si trova alla base del problema - perché la gente scappa? - cercando soluzioni ai conflitti e anche lavorando su modelli di sviluppo diversi. Dopodiché, all'interno dell'Europa bisogna avere modelli più efficaci di gestione dei flussi migratori, dei richiedenti asilo e dei rifugiati".
Per l'integrazione occorrono, lei ha detto, "volontà e visione": parole assenti o flebili nell'Unione europea, salvo alcune eccezioni.
"L'integrazione è un passaggio fondamentale nella politica migratoria. Ma bisogna fare investimenti".
Germania caso virtuoso con 20 miliardi destinati in cinque anni a quest'obiettivo.
"Sì, un caso virtuoso. Bisogna fare investimenti perché l'integrazione è un percorso a doppio senso, cioè tu ti impegni a fare certe cose e io Stato m'impegno a investire su questo percorso. Però è un investimento, non una spesa, perché poi ti ritorna come coesione sociale".
Contro le fake news e la retorica delle paure veicolata dalle bufale, lei ha appena annunciato un esperimento nelle scuole italiane.
"Bisogna dare ai giovani gli strumenti per interpretare il web. E farlo in maniera attiva. Se i giovani hanno gli strumenti per capire quel che è vero e quel che è falso, si difendono meglio nel web e lo usano in modo più appropriato. L'obiettivo di questo progetto è fare, di loro, soggetti capaci di difendersi dalle insidie del web. Con una battuta, potrei dire che diventano cacciatori di bufale, in grado di smascherare chi usa la menzogna o per arricchirsi o per infangare qualcun altro".
Questo progetto scuola ambisce a una lunga durata o è uno spot?
"Inizia il 31 ottobre, quando lo lanciamo a Roma con la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli. Ci saranno Facebook, Google, la Rai, Confindustria... Questo progetto oggi è considerato così interessante che il 'New York Times' ci ha dedicato la prima pagina. Non solo: ci chiamano da altri Paesi per replicare il nostro modello. Nell'era digitale bisogna sapersi districare nello spazio del web, che è bellissimo ma che le istituzioni hanno il dovere di proteggere. Quando lei vuol usare la macchina deve andare a scuola guida e prendere la patente, giusto? Per il web è la stessa cosa".
Lei, al di là della funzione istituzionale, quanto naviga in rete?
"Sto spesso sulla rete perché è la nuova frontiera dei diritti, della democrazia, del business. E' la nostra vita".
Lettrice cartacea o digitale?
"Cartacea. Un libro mi piace più di carta. Però il Kindle ce l'ho"...
Questa è la Settimana della lingua italiana. Cosa facciamo per promuoverla?
"La lingua italiana è uno dei nostri patrimoni più importanti, che non solo va conservata ma rilanciata, perché c'è tanta richiesta e noi dovremmo essere più capaci di investire, destinando maggiori risorse. Diffondere la lingua è diffondere la cultura e avere anche un peso a livello internazionale. L'italiano è sempre più apprezzato. Ce n'è richiesta, però spesso gli Istituti di Cultura non hanno le risorse necessarie e non riusciamo a sopperire alla domanda".
Più lingua italiana per più integrazione?
"Nei fenomeni migratori la lingua è essenziale per riuscire in un percorso di vita. Se non s'impara, si rimane sempre ai margini. La lingua ha più funzioni: vettore di cultura di un Paese, vettore di integrazione nei flussi migratori".