Sugli scenari che si aprono ora in Italia dopo l'affossamento, ieri alla Camera, della nuova legge elettorale (detta Germanellum) le idee stamattina sembra molto diverse. C'è che sostiene che il voto anticipato si allontana definitivamente, che la scadenza naturale della legislatura nel 2018 non è più in discussione. Altri raccontano invece di un Matteo Renzi determinato a non aspettare, convinto che restare sulla graticola troppi mesi potrebbe costargli caro alle urne, e che forse con un ritocco alla legge elettorale esistente...
Su Repubblica di oggi il racconto è quello di un segretario Pd arresosi all'idea di elezioni a primavera 2018. Definitivo in questo senso anche il commento del direttore Mario Calabresi: "Ora è chiaro a tutti ciò che ripetiamo dal primo giorno: una riforma voluta per soddisfare le convergenti convenienze di quattro leader politici, che prevedeva già la data del voto, senza una minima preoccupazione per il Paese, non garantisce nessun futuro e non poteva avere respiro". Leggi qui l'editoriale completo. Fonti dell'Agi parlano invece di un Renzi che rimane determinato a votare in autunno con il 'Consultellum', ovvero la vecchia legge elettorale modificata dalla Consulta, che aveva ravvisato profili di incostituzionalità nel cosiddetto 'Porcellum'. Il segretario del Nazareno avrebbe detto ai suoi "che si capirà presto che non c'è più una maggioranza e che questo Parlamento ha esaurito la spinta delle riforme". Non solo, tra i renziani, "non si esclude la possibilità di un incidente parlamentare" per forzare la fine della legislatura.
L'ipotesi (smentita) di un decreto
Meno perentoria sull'esito del fallimento della nuova elettorale sulla Stampa, dove lo scenario viene definito un rebus. Ma dove si racconta comunque di un Renzi deciso a chiudere prima questa legislatura. "A Berlusconi che lo consiglia di procedere con cautela, di provare ad insistere sullo stesso schema di riforma, Renzi replica che, a suo avviso, la via maestra sia quella del voto anticipato, da raggiungere con tutti i mezzi possibili: «Bisogna spiegare al Paese che questo Parlamento non è in grado di fare più nulla» e dunque è ora di scioglierlo. E la legge elettorale? Farla con decreto-legge è la suggestione accarezzata per tutto il giorno da Renzi, che ne ha parlato anche col presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Non ancora, pare, con Mattarella". Nelle dichiarazioni ufficiali, il segretario del Pd ha nondimeno assicurato il "pieno sostegno al governo" e ha escluso categoricamente l'ipotesi di un decreto. Leggi qui l'articolo completo.
Berlusconi costretto a riconciliarsi con Salvini
Sul Corriere Francesco Verderami dedica invece un retroscena alla telefonata avvenuta, dopo il naufragio del 'Germanellum', tra Renzi e un Berlusconi che puntava in maniera esplicita all'accordo con il Pd ed è invece costretto ora a trattare con la componente "sovranista" del centro-destra, ovvero Lega Nord e Fdi. "Con il proporzionale aveva avviato il processo di distacco da Salvini. Con il maggioritario dovrà scegliere se assoggettarsi a una lista unica con il Carroccio — sapendo che il leader della Lega gli imporrebbe la sua forza al Nord — oppure acconciarsi a un’operazione solitaria, mettendo in conto l’addio di un pezzo del suo partito", si legge, "la scelta del 'tedesco' era una strada senza ritorno, e infatti a guardare indietro si vedono solo le macerie del centrodestra. Al punto che la Meloni, dopo aver mandato a farsi benedire Berlusconi, ora che non c’è più la soglia capestro del 5% ha detto ciò che pensava anche di Salvini e l’ha accusato di tradimento". Leggi qui l'articolo completo.