La corsa alla segreteria appare sempre di più come una passeggiata per Matteo Renzi. L'ex segretario del Partito Democratico ha ormai staccato il diretto inseguitore, Andera Orlando. Gli ultimi dati diffusi dalla commissione congresso del partito parlano di un 69% a favore di Renzi contro il 26,9% di Andrea Orlando. Più dietro, con il 3,9, c'è Michele Emiliano. I dati in possesso del comitato Orlando, tuttavia, divergono di qualche punto: Renzi è dato al 65,8%, con Orlando al 30,3% ed Emiliano al 4.
Renzi favorito
Dati parziali, come fatto notare anche dal presidente della commissione, Roberto Montanari, ma che sollevano degli interrogativi fra le compagini avverse alla mozione Renzi-Martina e all'interno della squadra stessa dell'ex presidente del Consiglio. Che Renzi partisse favorito era noto a tutti. Ma che il consenso a suo favore fosse tanto ampio era difficile prevederlo, anche tra i più ottimisti dei suoi. La spiegazione che viene data nello stretto entourage parla di un'onda lunga della sconfitta referendaria.
La scelta vincente (finora) del ticket con Martina
Con il segretario in difficoltà ed esposto ai colpi provenienti dall'interno e dall'esterno del Partito democratico, gli elettori si sarebbero sentiti in dovere di stringersi attorno al leader. Ma c'è anche chi, più prosaicamente, sottolinea la mossa vincente - fino a questo momento - del ticket con Maurizio Martina, che avrebbe permesso a Renzi di non lasciare i temi cari all'elettorato più di sinistra nel partito ad Orlando ed Emiliano.
Da questo punto di vista ha certamente contribuito l'uscita dal partito degli esponenti di Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista. "Io credo sia comprensibile il fatto che una parte dei militanti del Pd abbia dato" nel voto del congresso "un segnale per reagire alla ferita della scissione", spiega Andrea Orlando, dicendosi fiducioso che al momento della primarie, il 30 aprile, le cose andranno diversamente.
"Renzi vince nei circoli perché "gli elettori sono cambiati, ormai il Pd è il partito del capo, è il Pdr, il Partito di Renzi. In questi anni è apparso un partito amico di Marchionne e lontano dagli operai. C'è stata una mutazione genetica e quella fotografia di Renzi che vince ovunque nei congressi dei circoli, dimostra questa tesi", sostiene invece Roberto Speranza, rispedendo al mittente l'idea di aver contribuito, con l'uscita dal partito, all'affermazione di Renzi nei circoli.
Dai numeri al dibattito tra gli schieramenti
La lettura dei numeri accende il dibattito (finora molto sottotono) tra i rappresentanti delle mozioni in campo. "Si possono stravincere i congressi e straperdere le elezioni, rendendosi conto che si è soli dal punto di vista delle relazioni politiche", spiega Orlando all'alba, davanti ai cancelli di Mirafiori dove ha incontrato gli operai Fiat del primo turno della mattina.
E' vero, concorda il portavoce della mozione Renzi, Matteo Richetti: "Vincere il congresso non comporta automatismi per le elezioni politiche, ma perderlo toglie ogni dubbio. Non credo sia un caso che nel 2014, a pochi mesi dalla vittoria congressuale di Renzi, il Pd abbia raccolto un risultato straordinario alle Europee", aggiunge.
La reazione degli orlandiani è immediata. Il portavoce della mozione Orlando, Marco Sarracino, invita Richetti e "i dirigenti che vogliono bene al partito" a fare "una analisi di verità: Vorrei non dover rammentare al portavoce della mozione Renzi i dati catastrofici delle ultime amministrative o la rottura con un pezzo del nostro popolo che ha deciso silenziosamente di abbandonarci".
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