Zagrebelsky, l'antisocial: "Meno selfie, più pensieri"

di Alessandro Frau
 zagrebelsky
 

  • Partiamo dalla prima parola chiave: democrazia. Se dovessimo oggi definire il suo stato di salute cosa diremmo?
  • Facciamo un passo indietro. Che cos’è allora la democrazia?
  • Il tema di questa quinta edizione della Biennale è “Uscite di emergenza”.
  • E la risposta?
  • Ma?
  • Proviamoci. “Ripartire” cosa significa?
  • Uno dei focus di questa Biennale è l’Europa, anche con la Lectio Magistralis inaugurale di Tito Boeri. Le celebrazioni dei trattati di Roma e la nuova firma possono essere considerati una ripartenza?
  • C’è un’uscita di emergenza in questo caso?
  • L’emergenza principale di oggi qual è?
  • Quest’edizione si caratterizza anche per le call che avete lanciato alla cittadinanza e alle associazioni culturali. Un terzo del programma è stato “costruito” dal basso.
  • Per la prima volta, Biennale Democrazia esce dal centro della città raggiungendo anche le periferie, coinvolgendo luoghi come la Fondazione Merz e la Scuola Holden. La rivalutazione delle periferie è uno dei punti chiave del programma dell’amministrazione di Chiara Appendino. Sui tagli alla cultura cosa pensa? Sono davvero inevitabili?
  • Biennale democrazia è stata colpita da questi tagli?
  • Cioè?
  • L’altro grande tema è quello della scuola. Negli ultimi mesi avete incontrato tanti ragazzi proponendo loro dei percorsi formativi sui temi della manifestazione. E i materiali sono stati messi online a disposizione delle scuole dei professori di tutta Italia.
  • Rimaniamo sul web. Secondo lei è davvero uno strumento democratico?
  • Ovvero?
  • Cioè?
  • C’è una frase nel suo ultimo libro, “Diritti per forza”, in cui lei dice che “non possiamo più permetterci di essere ciechi”. Anche pensando al web, su cosa dobbiamo sempre restare vigili?

La V Edizione di Biennale Democrazia



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