Arginare, controllare, contenere i possibili danni da rivelazione di notizie è una delle tentazioni più vecchie del potere. Le dittature risolvono alla radice con censura e 'ministeri' dedicati (vedi alla voce Minculpop). In democrazia le cose sono più difficili e le rivelazioni, più o meno fondate, meno controllabili. Un esempio su tutti, il caso Watergate che costò la presidenza a Richard Nixon. In casa nostra, fra i casi più clamorosi la pubblicazione su Il Tempo di una chiacchierata fra i 'colonnelli' di An con oggetto il segretario Gianfranco Fini. Ne nacque una bufera con azzeramento dei vertici del partito. Non contro il giornale.
La lista Di Maio
In Italia, l'ultimo tentativo, in ordine cronologico, è quello dell'onorevole 5 stelle Luigi Di Maio, con una lista che ha consegnato al presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Jacopino. Non senza pubblicarla su Facebook.
La risposta dell'Ordine dei giornalisti
Il presidente dell'Ordine Enzo Jacopino ha "chiesto all'onorevole Di Maio di desistere dall'intenzione di presentare querele o di avviare azioni civili nei confronti dei giornalisti, invitandolo a riflettere sul fatto che quella strada trasmette la sgradevole sensazione di un tentativo di intimidazione, con l'obiettivo di condizionare i colleghi che hanno il dovere di raccontare i fatti che accadono".
Il presidente scrive ancora: "In occasione dell'incontro l'ho invitato a far sì che gli esponenti del M5S non proseguano in una azione di demonizzazione generalizzata dei giornalisti, manifestandogli il timore che questo clima possa determinare conseguenze dolorose che questo nostro Paese ha già subito in anni non lontani. Ci sono già segnali, in tal senso, al punto che l'Odg nazionale ha assunto una iniziativa legale in relazione a quanto accaduto a Palermo durante una manifestazione del M5S. Coltivo la speranza, incoraggiato dal lungo tempo intercorso tra il nostro incontro e la pubblicazione della lettera, che ci sia stata una consultazione e che siano state accolte le sollecitazioni ad un diverso atteggiamento".
Jacopino si dispiace "per il fatto che nella pubblicazione della lettera (il cui contenuto sarà valutato dagli organismi competenti) non siano stati omessi i nomi dei colleghi che il M5S accusa di comportamenti non corretti. In tale modo sembra una lista di proscrizione con un messa all'indice - che nulla ha a che vedere con diritti che si lamenta siano stati lesi - che rischia di vanificare le buone intenzioni di seguire le procedure previste dalle norme interne all'Odg".
Ma non è la prima volta che succede in Italia
Sono parecchi e si va dall'"editto bulgaro" dell'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ai tentativi di selezione dei partecipanti alle conferenze stampa fatti da Francesco Rutelli, quando era ministro. E oltre ai singoli, almeno due volte si è mosso il Parlamento con le cosiddette "leggi bavaglio".
L'editto bulgaro di Berlusconi
E' il caso forse più famoso: una dichiarazione del presidente Berlusconi durante un viaggio a Sofia, da cui il nome di "editto bulgaro"
Rutelli sceglie i giornalisti
Rapporti con la stampa tribolati anche per Francesco Rutelli. Nel 2007 rifiutò l'accesso alla conferenza stampa di alcuni giornalisti. L'anno dopo scelse un solo cronista con cui parlare, lasciando gli altri a taccuino bianco. Episodi qui ricostruiti da Il Giornale
"Chiudete Annozero"
Nel 2010, nuova tempesta, questa volta intercettazioni sulla richiesta di Silvio Berlusconi di fermare la trasmissione Annozero di Michele Santoro.
La prima legge-bavaglio
La legge, proposta dal quarto governo Berlusconi, fu presentata dal ministro della Giustizia italiano Angelino Alfano, nel corso del 2008, passata alla Camera nel 2009 e successivamente modificata dal Senato della Repubblica. Silvio Berlusconi dichiarò nel 2010 che la legislazione era necessaria per tutelare la privacy dei cittadini italiani.
La seconda legge-bavaglio
Naufragata nel 2015, la seconda "legge-bavaglio" che doveva sempre definire i limiti dell'uso delle intercettazioni. Quella volta, a combattere contro una legge "contro la libertà di stampa" era sceso in campo nientemeno che il blog di Beppe Grillo. Oggi M5s propone liste di giornalisti "scorretti".