"Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma colui per il quale la distinzione tra realtà e finzione, tra vero e falso non esiste più". Nella Giornata della Memoria il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cita uno degli aforismi più celebri della filosofa e storica ebrea tedesca Hannah Arendt (da 'Le origini del totalitarismo') durante il suo discorso al Quirinale. Parole che suonano di attualità sconvolgente.
Agenzia Vista/Alexander Jakhnagiev - Agi
"La Giornata della memoria non ci impone soltanto di ricordare, doverosamente, le tante vittime innocenti di una stagione lugubre e nefasta. Ma impegna a contrastare, oggi, ogni seme e ogni accenno di derive che ne provochino l'oblio o addirittura ne facciano temere la ripetizione", il monito del Capo dello Stato che poi sottolinea come ancora oggi è necessario "il diritto-dovere di conoscere, indagare, studiare, riflettere e prevenire".
Perché, spiega Mattarella, è forte ancora oggi l'interrogativo: "come è possibile che, sotto forme diverse che vanno dal negazionismo alla xenofobia, all'antisionismo, a razzismi vecchi e nuovi, al suprematismo, al nazionalismo esasperato e al fanatismo religioso, ancora oggi si sparga e si propaghi il germe dell'intolleranza, della discriminazione, della violenza?".
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La Giornata della Memoria cade il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 i russi liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. "La memoria di Auschwitz e di tutto quello che Auschwitz rappresenta e contiene - dice ancora Mattarella - ci pone ogni volta di fronte al lato più oscuro dell'uomo, all'abisso del male, all'offuscamento delle coscienze e alla perdita totale del sentimento più elementare di pietà e di umanità".
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"Non cancellare le colpe di chi fu complice"
Nel suo discorso, Sergio Mattarella ribadisce anche i valori della Resistenza e di chi combattè e morì per liberare l'Italia dai nazifascisti: "Rammentare e onorare - come è bene fare - i tanti giusti, le tante azioni eroiche, come ci ha appena ricordato il professor Riccardi, non cancella, tuttavia, le colpe di chi, anche in Italia, si fece complice dei carnefici per paura, fanatismo o interesse".
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