Roma - Il premier Paolo Gentiloni si è riunito, insieme al ministro dell'Interno Marco Minniti, con la commissione di studio sul radicalismo jihadista. Ecco i punti chiave del suo intervento nella conferenza stampa a Palazzo Chigi seguita all'incontro.
- "Uno dei risultati più importanti" del lavoro della commissione sulla radicalizzazione è aver appurato che "i percorsi di radicalizzazione si sviluppano soprattutto in alcuni luoghi, nelle carceri e nel web, più che in altri luoghi che abbiamo magari molto seguito negli scorsi anni o decenni. Non c’è un idealtipo uguale per ciascuno dei soggetti che si radicalizzano, sono situazioni molto diverse. Ma bisogna lavorare sulle carceri e sul web per la prevenzione".
- "C'è una specificità del nostro Paese per certi versi più rassicurante, tra virgolette", quando si considera l'incidenza del fenomeno del radicalismo jihadista in Italia. Per le "dimensioni numeriche" della presenza di migranti nel lungo periodo e le loro condizioni di vita e integrazione.
- La necessità di vigilare sulla potenzialità che i fenomeni migratori che interessano anche il nostro Paese alimentino la minaccia del terrorismo "non autorizza a equazioni improprie tra femoneni migratori e minaccia terroristica".
- "Insieme alla vigilanza massima e alla prevenzione per il rischio che la minaccia si riproponga" il governo è impegnato su "politiche migratorie sempre più efficaci, che devono coniugare la grandissima attitudine umanitaria e di accoglienza che ci caratterizza e che ci caratterizzerà", il tutto insieme a "politiche di rigore ed efficacia nei rimpatri".
- La Commissione incontrata oggi ha offerto "un quadro da cui emergono le caratteristiche italiane ed è molto importante non confondere la lettura di questi percorsi come se fosse identica in tutti i Paesi occidentali"
- "La Commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadistaha ha lavorato negli ultimi 4-5 mesi sulle forme di radicalizzazione nelle minoranze fondamentaliste islamiche. È un lavoro che proseguirà, perché quello che ho sottolineato nell’incontro con gli esperti che fanno parte di questo gruppo, è che l’esigenza del governo di comprendere sempre meglio le modalità e i percorsi della radicalizzazione per potersi meglio attivare per contrastarla, non si esaurisce oggi ma certamente ha bisogno di continuare. Mi fa molto piacere che gli esperti abbiano convenuto".
Quindi ha preso la parola il ministro Minniti. Ecco il suo discorso in pillole.
- "Il fenomeno della radicalizzazione è per sua natura in evoluzione, non può essere 'fotografato' perché le sue forme cambiano in modo molto significativo e in tempi molto rapidi"
- "La nostra idea è quella di rendere effettivi i respingimenti forzati" degli stranieri irregolari, quelli che si sono visti respingere la domanda di asilo. "E' quello che prevede la legge, e troverei singolare il mancato rispetto della legge da parte mia, come ministro dell'Interno e come cittadino". "Se c'è qualcuno che non ha i titoli per restare regolarmente in Italia, va rimpatriato - ha spiegato - ma c'è il problema di come e dove farlo. Io non farò mai polemiche con nessuno (in risposta ad un cronista che gli aveva chiesto degli attacchi arrivati anche dal M5S sui Cie, ndr), ma è evidente che non si può procedere al respingimento immediato di una persona, bisogna avere rapporti con il Paese che deve riprenderla, serve tempo per l'identificazione e per il completamento delle procedure.
- I nuovi Cie "non avranno nulla a che fare con quelli del passato: non c'entrano nulla con l'accoglienza dei richiedenti asilo, ospiteranno soltanto gli 'irregolari' arrivati alla fine del percorso di respingimento. La nostra idea è quella di piccoli numeri, per non sovraccaricare il territorio con strutture troppo grandi. Parliamo di 1.500/1.600 posti in tutto, in un Paese con 60 milioni di abitanti. Naturalmente pensiamo ad una governance il più possibile trasparente, con un potere esterno in grado di valutare che all'interno sia garantita la dignità delle singole persone". I Cie, in ogni caso, "rappresentano solo un pezzo della nostra proposta complessiva"
- "Dobbiamo costruire una rete di protezione contro il 'malware del terrore'. Questa rete naturalmente non può essere di competenza dei singoli governi e dei singoli Paesi, serve una collaborazione internazionale molto forte tra i governi e i grandi colossi del web. Tra l'altro, nel momento in cui l'Isis appare sulla difensiva dal punto di vista militare, cresce l'eventualità di azioni 'asimmetriche': e il monitoraggio della rete diventa allora ancora piu' importante".
- "Io credo che la severità nei confronti degli 'irregolari' consenta di essere più forti sul terreno dell'integrazione. E' un punto chiave, che ha il suo impatto non solo sotto il profilo dell'ordine pubblico ma sugli equilibri delle nostre democrazie".
- "Il tema dell'immigrazione va affrontato con una visione complessiva, non per pezzi separati: presenterò una proposta organica e complessiva al Parlamento, come è giusto che faccia il ministro dell'Interno, lasciando al Parlamento e all'opinione pubblica la responsabilità di valutarla e di giudicare. Subito dopo il mio insediamento ho sottoscritto con l'Anci il piano che prevede un'accoglienza diffusa per i richiedenti asilo. I sindaci saranno i miei interlocutori privilegiati, sia in tema di sicurezza sia sul fronte dell'immigrazione perche' non esiste un modello di sicurezza nazionale che non tenga conto delle specificità del territorio. E sono proprio i sindaci quelli che il territorio lo conoscono meglio".
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