di Paolo Molinari
Roma - E' una Europa caratterizzata da "un frenetico immobilismo" quella in cui l'Italia si batte per affermare un diverso paradigma, dal punto di vista economico, politico, ma anche ideale. Matteo Renzi lo ha spiegato durante il suo intervento alla Camera dei Deputati per illustrare la linea dell'Italia al Consiglio Europeo in programma il prossimo 20-21 ottobre. Un tratto distintivo tanto più grave in quanto si pone in contrasto con i rapidi mutamenti del quadro internazionale, ha spiegato ancora Renzi: "Dopo una serie di appuntamenti preparatori, avevamo immaginato di arrivare a Bratislava con un significativo programma di riforme". E invece, sottolinea il presidente del Consiglio, nessuno immaginava che "questo frenetico immobilismo portasse a poco più che al niente, un documento banale, una somma di riassunti, un elenco di buone promesse assolutamente non all'altezza lanciata dalla Brexit". Per fronteggiare questo immobilismo, occorre quindi "immaginare un percorso inedito: l'unico punto positivo di questi mesi è aver fissato l'appuntamento del 25 marzo 2017 a Roma, 60 anni dopo la firma costitutiva i 27 paesi Ue si riuniranno nella città eterna e proveranno a immaginare il futuro. L'incontro può essere uno spartiacque rilevantissimo, cruciale e decisivo".
Di qui l'appello di Renzi al Parlamento perché si lavori insieme, "nelle forme e nelle autonomie" proprie dei Gruppi parlamentari, per preparare al meglio l'appuntamento. Nel frattempo, però, l'Italia non si sottrarrà al confronto interno all'Unione Europea, per cercare di affermare il principio che "ai vantaggi dell'appartenenza all'Unione devono seguire i doveri". E, fra questi, quello dell'impegno alle ricollocazioni dei migranti viene per primo. "L'Italia si farà promotrice di una posizione della massima durezza contro quei Paesi" della Unione Europea "che hanno ricevuto molti denari e fondi e che in questa fase si stanno smarcando dai propri impegni", ha assicurato Renzi, tra gli applausi dei deputati del Partito Democratico. "Su questo punto vorrei che il mandato fosse forte e ampio", ha chiesto il presidente del Consiglio, perché "gli aspetti positivi che derivano dall'appartenenza alla Ue vanno bilanciati con i doveri. Il bilancio dell'Unione Europea dovrà fare chiaramente riferimento a chi dice Sì o No alla ricollocazione" dei migranti. La soluzione alla crisi dei migranti, tuttavia, parte anche da un diverso approccio europeo all'Africa. Dopo il vertice di Bratislava, e le frizioni che ne sono seguite per la posizione critica dell'Italia, si e' ottenuto che l'Africa tornasse oggetto di una "attenzione non superficiale" da parte dei Paesi del Vecchio Continente. Prova ne sono le missioni diplomatiche che, da Bratislava ad oggi, si sono susseguite. L'Italia ha fatto di più, ha sottolineato Renzi, proponendo l'apertura di due nuove ambasciate in Mali e Niger. E' questo lo spirito che il governo vorrebbe riportare a Bruxelles, consapevole che "il rilancio dell'Unione Europea è minacciato da discussioni di piccolo cabotaggio" che "bisogna tornare a volare alti". Altrimenti si "rischia sul serio: l'Europa è a un bivio. Rischia sul serio di non apparire più come il luogo della speranza per le prossime generazioni".
Renzi a Brunetta, è giù di morale perché non ha vinto il Nobel. Bagarre in Aula
Un "discorso alto", per Renzi, al quale le opposizioni hanno replicato "non rimboccandosi le mani", come auspicato dal presidente del Consiglio, ma "scegliendo la guerra nel fango". Particolarmente severo nei confronti del governo è stato l'intervento del presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, per il quale con Renzi "del Parlamento è stata fatta carne di porco". Non solo: parlando di Europa e proponendo un lavoro unitario del Parlamento in vista di Roma 2017, per Brunetta, Renzi ha parlato del nulla. "Del nulla? No, onorevole Brunetta, non parlavo di lei...", ha ironizzato Renzi. La 'battuta' ha scatenato la bagarre in Aula, che ha raggiunto l'acme con la richiesta alla Presidenza della Camera, da parte del capogruppo della Lega, Massimo Fedriga, di intervenire nei confronti del presidente del Consiglio. (AGI)