AGI - Per la prima volta nella sua storia, in 127 anni, l’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia avrà come curatrice un’esperta africana nella persona di Koyo Kouoh, nominata al prestigioso incarico per la sessantunesima edizione, che si terrà nel 2026. Diventa così il secondo direttore artistico nella storia della Biennale d'Arte Contemporanea di Venezia proveniente dal continente africano. Il nigeriano-americano Okwui Enwezor, scomparso nel 2019, è l’unico ad averla preceduta quando diresse la 56esima edizione nel 2015.
“È un onore e un privilegio unici seguire le orme di illustri predecessori nel ruolo di Direttore Artistico e creare una mostra che spero possa essere significativa per il mondo in cui viviamo adesso e, cosa ancora più importante, per il mondo che vogliamo costruire”, ha dichiarato Koyo Kouoh dopo l’annuncio ufficiale.
La nomina di Kouoh è stata accolta con entusiasmo dal mondo dell’arte. Il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, ha sottolineato come la visione ampia e innovativa di Kouoh – di cui ha proposto lui stesso il nome - sia in linea con la missione della Biennale di essere “la casa del futuro”.
In effetti Kouoh è a tutti gli effetti una paladina del panafricanismo e del pan-diasporismo. In più occasioni ha parlato del suo attaccamento a quelle che lei chiama "geografie nere", vedendo le "innegabili" influenze in tutto il mondo della "cultura nera", dagli Stati Uniti al Brasile, da cui il suo predecessore Adriano Pedrosa, a capo della Biennale 2024, è arrivata.
“La storia del continente è stata in gran parte definita da altri e questo è ancora vero”, ha detto Kouoh parlando dai silos di grano del porto di Città del Capo, trasformati in un museo essenziale del continente che dirige dal 2019.
Chi è Koyo Kouoh?
Classe 1967, è nata in Camerun, a Douala, ma è cresciuta in Svizzera dove ha studiato amministrazione aziendale e gestione culturale Alle spalle ha un’importante esperienza internazionale. La sua carriera artistica è iniziata a Dakar, Senegal, dove ha fondato la RAW Material Company, un centro dedicato all’arte, alla conoscenza e alla società. Dal 2019, è Direttrice Esecutiva e Chief Curator del Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, Sudafrica. Sotto la sua guida, il museo ha ampliato il gruppo curatoriale e ha lanciato programmi di residenza per artisti, diventando un importante punto di riferimento per l’arte contemporanea africana. La sua carriera include anche collaborazioni con eventi artistici di rilievo del calibro di Documenta 12 e 13 e ha, inoltre, contribuito alla riforma della Biennale di Dakar e curato il programma educativo della 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra.
Dal 2014 al 2022, è stata inclusa annualmente nella lista delle 100 persone più influenti nel mondo dell’arte contemporanea da ArtReview, raggiungendo il 32° posto nel 2020. Nel 2020, ha ricevuto il prestigioso Grand Prix Meret Oppenheim per il suo eccellente lavoro nei campi dell’arte, dell’architettura, della critica e curatela.
Un approccio curatoriale che porterà un vento di innovazione in laguna
Kouoh è nota per il suo approccio curatoriale che intreccia arte, conoscenza e società: il suo lavoro si contraddistingue per la capacità di stimolare riflessioni profonde sulla società contemporanea attraverso l’arte. Ma la sua nomina come curatrice della Biennale di Venezia 2026 rappresenta anche una promozione dell’arte africana e della diaspora, arricchirà il panorama artistico e incoraggerà anche un dialogo globale sulle questioni di razza e identità. Infatti, la sua nomina arriva in un momento di cambiamenti politici e culturali significativi, sia in Italia che nel mondo dell’arte. La sua Biennale potrebbe influenzare positivamente la discussione sull’inclusività e l’innovazione, dimostrando finalmente come l’arte possa essere anche un potente strumento di cambiamento sociale.
Con Koyo Kouoh, quindi, alla guida della Biennale assisteremo sicuramente alla nascita di una nuova era di dialogo e innovazione tra arte e società. La sua nomina non solo arricchisce la manifestazione con una prospettiva nuova e unica, ma irrobustisce anche il ruolo della stessa Biennale come polo dell’arte contemporanea a livello globale.
L’Africa a Venezia
La Biennale, un tempo vista come la più importante del mondo occidentale e focalizzata solo sull’Occidente, oggi si conferma sempre più aperta al panorama globale, riflettendo innovazioni da tutto il mondo. Del resto, la 60ma edizione del 2024 è stata quella che ha registrato la più alta partecipazione di sempre di Stati africani. Se nel 2022 erano nove i Paesi presenti, nel 2024 il numero è salito a 25. Nonostante la defezione dell’ultimo minuto del Marocco, sono state davvero arricchenti le partecipazioni di Benin, Tanzania ed Etiopia.