AGI - Si è tenuto a Roma il 14° Congresso Internazionale dei Ministri della Giustizia, un evento organizzato sul tema dell'abolizione della pena capitale dalla Comunità di Sant'Egidio, con il sostegno dei governi della Svizzera, del Principato di Monaco e dell'Unione Europea. Alla conferenza hanno partecipato alcuni ministri della Giustizia africani (Sudafrica, Zambia, Malawi, Guinea e Zimbabwe), i loro omologhi di Mongolia e Timor Est e il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto dopo l'approvazione (da parte del Comitato permanente), pochi giorni fa, della risoluzione Onu che chiede una moratoria sulla pena di morte.
Il 18 novembre, la Terza Commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato il documento con 131 voti a favore (36 contrari, 21 astenuti e 5 assenti) superando per la prima volta la barriera simbolica dei due terzi dei votanti. Un risultato incoraggiante in vista del voto finale prima della sessione plenaria dell'Assemblea Generale, prevista per dicembre.
Nella votazione del 18 novembre - una prima assoluta da quando si è tenuta la prima votazione nel 2007 - Zambia, Kenya e Zimbabwe hanno votato a favore dell'abolizione. “Siamo orgogliosi di essere riusciti a far approvare il documento sulla proposta ONU di moratoria della pena di morte”, ha dichiarato Tajani, auspicando che l'Africa possa diventare il secondo continente dopo l'Europa a non avere la pena di morte.
“Nessuno ha il diritto di togliere la vita a un'altra persona”, ha detto il vicepremier, aggiungendo che questa posizione ‘non significa essere lassisti o non voler punire chi ha commesso crimini molto gravi’. Per il Ministro, “togliere la vita a qualcuno rappresenta un errore, un freno al potenziale pentimento di quella persona”, un'opzione che può essere presa in considerazione anche nei casi più impensabili, ha aggiunto. Il tema del convegno scelto dalla Comunità di Sant'Egidio, “Non c'è giustizia senza vita”, si concentra proprio su questo punto. “Non c'è giustizia senza diritto alla vita”, ha ribadito Tajani, per il quale l'obiettivo ‘deve essere sempre quello di riscattare la persona’.
Numerosi sono stati gli interventi in tal senso. Anche Mario Marazziti, coordinatore della campagna della Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte e di un'analoga iniziativa internazionale, ha espresso l'auspicio che l'Africa diventi il secondo continente, dopo l'Europa, ad abbandonare la pena capitale, definita “una scorciatoia militare ai problemi sociali”.
Per l'ex presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, “l'unica autorità morale dell'UE è oggi quella di costruire insieme una controcultura” alla pena capitale, nella consapevolezza che “nessuna guerra ha lasciato il mondo in un posto migliore”. Per Mazzariti, le posizioni espresse all'ONU offrono “uno spiraglio di luce”: l'anno scorso, “dei 54 Paesi membri dell'Unione Africana, solo la Somalia e l'Egitto hanno imposto la pena di morte”, ha aggiunto, anche se altri - come Burundi e Burkina Faso - intendono tornare sui loro passi e ripristinarla. “È importante che il mondo si liberi della pena di morte e che lo faccia rapidamente, come è successo in passato con la schiavitù”, ha insistito l'imprenditore e giornalista.
Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, ha commentato positivamente l'azione del governo italiano all'ONU, segno di “grande intelligenza” che ha contribuito a produrre “risultati incoraggianti”. Impagliazzo ha anche evidenziato il sovraffollamento delle carceri nel mondo occidentale, un tema purtroppo “relegato ai margini dell'opinione pubblica e dell'azione istituzionale”. “Il diritto alla vita è il fondamento di tutti gli altri diritti”, ha dichiarato, esprimendo la convinzione che oggi in particolare ‘la vita vale sempre di più’. Dello stesso parere l'ambasciatore del Principato di Monaco, Anne Eastwood, che ha sottolineato come la battaglia per l'abolizione della pena capitale “incarni un obiettivo universale” e che “ogni Paese che rinuncia alla pena di morte rappresenta una vittoria per l'intera umanità”.
Infine, mentre per il Segretario di Stato per l'Istruzione e la Cultura della Repubblica di San Marino, Teodoro Lonfernini, “spezzare la catena è un obbligo morale oltre che un atto di profonda umanità” - richiamando il pensiero di Cesare Beccaria, per il quale una pena irreversibile non dovrebbe avere posto nella società - dal capo del Dipartimento federale degli Affari Esteri svizzero, Ignazio Cassis, arriva l'invito a “comprendere le ragioni di chi è contrario” alla sua abolizione, con l'obiettivo di aumentare il voto a favore. San Marino è considerato il primo Paese ancora esistente - c'era anche il Granducato di Toscana nel 1786 - ad aver abolito la pena capitale: lo fece nel 1848 per i reati ordinari, e definitivamente nel 1865. Secondo le fonti storiche, l'ultima pena applicata risale al 1468.