AGI - Che fine ha fatto la mezza età?, si chiede il Guardian. La domanda non è peregrina, perché la mezza età, di fatto, non è più quella di una volta. Dipende a chi la si applica, a quali categorie di persone. Quando si tratta di personaggi dello star system, ad esempio, c’è davvero da mettersi d’accordo su cosa s’intenda.
In passato, i 40 anni erano il segno della mezza età, “ma ora trovare consenso su quando inizi e cosa rappresenti non è facile”, scrive il quotidiano londinese, che fa notare come il Dizionario inglese Collins la definisca come “il periodo della tua vita in cui non sei più giovane ma non sei ancora diventato vecchio” mentre l’Enciclopedia Britannica fissa i suoi parametri così: “Tra i 40 e i 60 anni”. Nel frattempo, un sondaggio YouGov del 2018 riferisce che la maggior parte dei britannici di età compresa tra i 40 e i 64 anni “si considera di mezza età”, ma anche il 44% delle persone di età compresa tra i 65 e i 69 anni sostiene lo stesso.
A cercare di fare un po’ di chiarezza è il professor Les Mayhew, capo della ricerca globale presso l'International Longevity Centre, secondo cui "non ha senso cercare di imporre l'età cronologica" perché oggi “con le persone che vivono più a lungo, i 30 anni non sono più mezza età, soglia che si è alzata”, tant’è che “in alcuni casi, a 50 anni si potrebbe pensare ad una seconda o addirittura terza vita, ma per altri versi invece si potrebbero avere seri problemi di salute e non essere in grado nemmeno di lavorare”. E il professore poi aggiunge: “I governi cercano sempre di imporre queste etichette di convenienza amministrativa per cose che dovrebbero accadere a una certa età, ad esempio, l’essere presumibilmente un adulto a 18 anni e non abbastanza grande invece per ricevere una pensione statale fino a quando non se ne hanno 66. Ed è totalmente arbitrario”, dice Mayhev.
Nel frattempo, i medici di base vogliono che si prenoti un "check di mezza età, ottimo concetto jazz per uscire da ciò che dovrebbe essere un normale controllo sanitario annuale”, chiosa. Annota il giornale che la mezza età “una volta aveva una sorta di scopo, un tempo che offriva la stabilità e la continuità che venivano dall'avere un lavoro per tutta la vita” mentre ora “non dipende solo dall’impiego che potrebbe esser precario o dalla stessa funzione lavorativa”, ma una ricerca dell’Istituto per il Futuro riferisce che “l'85% dei posti di lavoro che esisteranno entro il 2030 non esistono ancora”.
Secondo la terapeuta Julia Bueno, la mezza età è la “capacità di riqualificarsi” e “riflette il fatto che ci sia ancora vita in un corpo o se questo si stia avviando verso il declino”. E approfondisce: “Sono anche consapevole che alcune persone si sentono spinte a reinventarsi, ad apparire fantastiche, a non rallentare o a invecchiare con grazia. C'è la pressione di mettere la crema rigenerante sul viso o cancellare le tracce di grigio sui capelli. Non è permesso essere solo grigi si deve essere anche glamour”. Secondo il Guardian, però, è vero il fatto che, “in passato la mezza età era associata a un particolare insieme di circostanze della vita: l’avere un mutuo, un coniuge, figli, un tosaerba per il giardino. Per molti, queste fasi della vita stanno arrivando molto tardi e a volte non arrivano persino mai. Dev’esser più difficile sentirsi nella fase d’una vita tutta pipa e pantofole quando, a 40 anni, si vive ancora in un appartamento condiviso e non si possiede un divano, figuriamoci neppure una casa…”.
Ma allora, qual è l’età della vecchiaia? “Non sono sicuro che esista un'età del genere. Riguarda più se si può vivere in modo indipendente. Ad esempio, entrambi i miei genitori hanno circa 70 anni e viaggiano ancora con la loro roulotte. Non li considero affatto vecchi”, risponde Dalia Hawley, 41 anni, che vive a Wakefield con il suo compagno, tre galline e gestisce part-time un'attività di cura della pelle.
Insomma, che sia mezza o intera, l’età sembrerebbe più un fatto psicologico. Che comunque ha a che fare col tempo che passa e con i tempi che corrono…